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Diario in pubblico. Canfora-Scurati. 2 alla volta

 Ancora una volta la “guerra ideologica” si svolge coinvolgendo i cosiddetti intellettuali che, come è stato e sarà, rimangono la cartina di tornasole necessaria a confrontarsi con la politica come e comunque spiri il vento. Stupisce però che l’alzo zero della destra al governo si rivolga a due popolarissimi e da tutti stimati pensatori che non rappresentano solo la posizione di una fantomatica sinistra che fino a questo momento sembra se non disorientata certamente cauta, troppo a mio parere, nel denunciare l’accaduto.
E ciò che mi stupisce che in una città coinvolta nelle imminenti elezioni non si sia presa una decisa e chiara presa di posizione in vista proprio delle imminenti elezioni. Un importante rappresentante della sinistra mi bofonchia che è molto meglio non usare troppo il termine “Pd” e scivolare sul pericoloso versante usando semmai solo il termine sinistra. Non so se in questa domenica (il natale di Roma….) in cui si svolgono importanti manifestazioni la “ sinistra” avrà il coraggio ( almeno così lo ritengo) di sollevare la questione, Oppure sarà più utile tacere? Ai posteri l’ardua sentenza.

Ancora una volta devo citare l’esortazione dell’amico Fiorenzo Baratelli che scrive oggi:

“Abbiamo letto il testo di Scurati, e comprendiamo l’ira di ‘questa’ destra sciagurata che non ne vuole sapere di riconoscere l’antifascismo come fondamento della nostra democrazia repubblicana, nata dalla Resistenza e dal sacrificio di tanti partigiani e dei loro dirigenti martiri: Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Piero Gobetti, i fratelli Rosselli, Antonio Gramsci, Leone Ginzburg, Eugenio Curiel.” Dunque, una destra “sciagurata” ma perché l’uso di questo aggettivo? Dove sta la sciagura? E qui non si tratta di un film dove un personaggio porta quel nome ma di un giudizio democraticamente espresso su un’azione politica. E allora?

Ma vediamo da vicino dove sta il “peccato” commesso dai due pensatori.

Di Luciano Canfora basta leggere il suo curriculum per capire l’importanza scientifica del suo pensiero. E anche l’aspetto fisico conferma questa sua qualità. L’ho conosciuto proprio qui a Ferrara nonostante che nessuno lo abbia per ora ricordato. E dove? al Meis quando il 21 settembre 2021 presentò la Festa del libro ebraico e tenne una fondamentale Lectio magistralis. Un dato curioso che serve almeno ad alleggerire la questione è nei nomi (Nomina sunt numina!) con cui Canfora si è confrontato e si confronta: Carlo Sisi, Carlo Greppi, Carlo Ginzburg, Carlo Maria Cipolla! La squadra dei Carli….

Antonio Scurati venne al Libraccio a presentare il suo libro che ottenne molto successo anche di vendite.

Ora resta da concludere come e perché la destra abbia così pesantemente agito in una ristrutturazione delle reti pubbliche che sembra abbiano rafforzato invece il sistema di un terzo polo. E i “nomi” che hanno affrettato il trapasso hanno reso più probabile la profonda trasformazione della informazione televisiva che presso i giovani diventa sempre più obsoleta.

Purtroppo, il traino è dato da altri sistemi che le giovani generazioni inseguono e frequentano. Però che si trascuri la conoscenza per la moda helas! fa soffrire chi scrive queste note.

Per leggere gli altri articoli di Diario in pubblico la rubrica di Gianni Venturi clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autore.

Appendice

Il testo di Scurati censurato

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.

Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.

Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

Cover: Antonio Scurati – foto da radiopopolare.it

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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