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Le bollette di gas e luce arrivate in questi giorni, o in arrivo, sono come la Coca Cola egualitaria di Andy Warhol: “una Coca Cola è sempre una Coca Cola e non c’è quantità di denaro che possa farti comprare una Coca Cola più buona di quella che l’ultimo dei poveracci si sta bevendo sul marciapiede sotto casa tua” diceva il buon Andy. Una bolletta quintuplicata è sempre una bolletta quintuplicata: riduce al verde anche la cosiddetta classe media (genere in via di rapida estinzione). Tutti uguali, tutti in bolletta.

Finalmente anche l’homo consumptor, che ha sostituito negli ominidi l’homo sapiens, ha potuto sentire sulla propria carne il morso del libero profitto (degli altri). Questa volta la brutale natura del “mercato libero”, espressione che appare stampigliata sul frontespizio delle nostre bollette, ha fatto irruzione nelle case di tutti. In questi casi le persone si mettono a nudo, come quando non ci si vergogna più, nemmeno per gli altri, perchè si è oltre la vergogna.

Questa è la differenza tra il consumo effettivo in metri cubi di gas nella mia abitazione (sempre la stessa) tra il 2020 (in alto, conguaglio arrivato nel 2021) e il 2021(in basso, conguaglio arrivato nel 2022, adesso). 85 metri cubi in più. Il 9 per cento.

Nelle prossime due foto, ho sottolineato il prezzo massimo raggiunto a metro cubo nella prima parte del 2021 e il prezzo massimo raggiunto dopo la partenza della crisi energetica, quindi nella seconda parte del 2021.

Come si può vedere, tra il prezzo massimo a metro cubo raggiunto ante crisi dei prezzi e il prezzo massimo raggiunto post crisi c’è un rapporto di circa 1 a 6: cioè il prezzo massimo è aumentato di sei volte.

Finisco di annoiare con l’ultima foto, quella del confronto tra i due conguagli, quello dell’anno scorso e quello di quest’anno:

Per essere precisi, le cifre pagate per il puro consumo(senza guardare le tasse) pagate nell’anno 2020 (conguaglio 2021) sono state di 208,89 euro; nel 2021 (conguaglio 2022) di 1.144,26 euro. Cioè sei volte tanto. Quindi: aumento del consumo, 9 %. Aumento del costo, 600%. A fronte di questo, la riduzione dell’IVA (non di tutte le accise) al 5% invece che al 10% per gli ultimi 3 mesi ha fatto l’effetto di un pannicello caldo sulla fronte di una persona che sta morendo di ipotermia. Infatti l’aumento finale è cinque volte e mezzo, non sei. Una goduria.

In questo si è concretizzata, finora, l’azione del Governo di sostegno alle famiglie sul caro bollette.  Qualche nostra vecchia conoscenza, onnipresente in tv e sui social, affermava che il contributo di solidarietà non serviva a nulla e che abbassando l’IVA il “governo dei migliori” aveva stanziato ben più denaro di quello che serviva per smorzare l’aumento dei prezzi. Stranamente adesso non ne parla più. Sarà arrivata una bolletta anche a lui?

Mario Draghi nell’ultimo incontro con la stampa ha detto: “Una parte dell’intervento sarà di ‘sostegno’ per contenere l’emergenza. Una parte ‘strutturale’ per il potenziamento delle rinnovabili, della produzione di energia. C’è poi una parte di ‘fornitura’ per assicurare la fornitura dell’energia all’industria a prezzo basso, ‘calmierato’ e con certezza sullo stoccaggio. La priorità è assicurare al Paese una crescita sostenuta e sostenibile. Fondamentale è che la crescita non sia ‘strozzata’ dalla crescita dei costi dell’energia”. 

Caro Mario Draghi, per me sarà fondamentale ridurre, non crescere. Io non crescerò affatto, bensì diminuirò i consumi. Diminuirò tutto. Se tutti facessero come me andremmo presto in recessione, e francamente non me ne importa niente. Mi scalderò meno, starò al buio, leggerò al lume di candela i libri che ho già, non accenderò più la televisione. Finché l’acqua si potrà usare a prezzi accessibili, mi laverò e la berrò. Diversamente, ci penseremo. Già la pandemia mi ha portato a diradare la gente, diraderò anche tutto il resto. Rinunciare alle cose e alle persone superflue, la mia personale rivincita nei confronti della sua indifferenza. E al fatto che non le passa nemmeno per l’anticamera del cervello che, in una situazione simile, si potrebbero anche intaccare i profitti delle società che fatturano gas e luce.

“Rinunciare alle cose è meno difficile di quel che si crede: tutto sta a cominciare. Una volta che sei riuscito a prescindere da qualcosa che credevi essenziale, t’accorgi che puoi fare a meno anche di qualcos’altro, poi ancora di molte altre cose”. Questo invece lo diceva Italo Calvino, con tutto il rispetto molto più di un economista. Decrescita, questa è la mia via d’uscita. Che sia felice o infelice, non è rilevante. La felicità non c’entra nulla con l’economia. Ho semplicemente deciso che non creperò consumatore.

 

 

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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