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Parole e figure / Questi che mangiano Quelli

Quando le regole del gioco cambiano. Ce lo racconta “Questi che mangiano quelli”, di Arianna Papini, con Kite edizioni, appena uscito in libreria

Oggi presentiamo un albo illustrato che insegna che non dobbiamo essere sempre di questi o di quelli. Ci sono i cambiamenti, le regole del gioco sovvertite, per un motivo o per l’altro, i ruoli che si modificano. Tutto evolve, Panta Rei avrebbe detto Eraclito.

Si sa, da sempre, Questi mangiavamo Quelli. Da sempre Quelli erano mangiati da Questi.

C’erano vincitori o soccombenti, il mondo diviso in due categorie, chi mangia è determinato a farlo, chi è mangiato accetta la sua sorte ma nel frattempo si gode la vita.

Questi stavano in alto per tenere sotto controllo Quelli che stavano in basso e prima o poi mangiarli. In basso si viveva alla giornata in attesa di essere mangiati. C’est le vie, pensavano ma erano felici. Felici nonostante un destino inesorabilmente segnato, un disegno cui non si poteva scampare.

Essere il cibo di qualcuno non è semplice. Tutti un poco lo siamo. Non ci si può davvero fare nulla? Godersi la vita fin che si può? Ma chi lo dice che non ci si può fare nulla? Non penso sia davvero inevitabile essere cibo di altri.

In fondo, ci si può incontrare e non avere paura, aver voglia di conoscersi e giocare, pur essendo doversi, e pur essendo, per definizione, prede e predatori. Perché non ignorare i ruoli e magari invertirli se non annullarli per sempre?

Così un giorno succede che il piccolo di Quelli vede il piccolo di Questi e ha voglia di giocare, non ha paura. Anche il piccolo di Questi vede il piccolo di Quelli e vuole giocare, non ha fame. Mentre i grandi fanno strategie e corrono prima di essere mangiati.

I due piccoli allegri si avvicinano, sono curiosi, così come i piccoli sanno esserlo. I piedini sorridono, il cuore batte forte forte, le gote prendono colore e si accalorano. Che brivido l’amicizia! Se è amore, poi!

Si annusano e guardano insieme le nuvole che giocano, prendendo tante forme pannose e sconosciute. Quanto può essere bello il mondo! C’è poi tanto spazio per tutti.

Ci si incontra di nascosto, certi per tradizione che un giorno l’uno avrebbe fatto dell’altro un bel pranzetto. Ma loro avevano voglia solo di stare accanto, insieme, non avevano né paura né fame. Solo il grande desiderio di raccontare quell’incontro magico e speciale.

Così, un bel giorno, invitano a pranzo Questi e Quelli, tutti certi del proprio destino.

Quando invece …

E da quel giorno non ci sono più Questi né Quelli. Ci siamo Noi

Arianna PAPINI, nata e residente a Firenze, abbagliata da ragazzina dalla Venere del Botticelli agli Uffizi e innamorata della libertà, ha studiato arte e architettura, specializzandosi nel design del libro-gioco. Ha diretto per 25 anni la casa editrice Fatatrac come responsabile editoriale e artistico e insegnato presso la Facoltà di Architettura di Firenze e l’Isia di Urbino, oltre a collaborare con la Scuola Internazionale d’Illustrazione di Sàrmede. Arte terapeuta specializzata, conduce gruppi terapeutici e formativi nel suo studio a Firenze e in varie istituzioni italiane. Scrittrice, pittrice e illustratrice, ha pubblicato centosessanta libri con diverse case editrici, vincendo premi come il Premio Andersen e il Premio Compostela. Le sue opere sono state tradotte in diversi paesi. È attiva nel volontariato presso reparti pediatrici, dove alcuni suoi testi sono stati messi in scena.

Sito web

Arianna Papini, Questi che mangiano quelli, Kite edizioni, Padova, 2025, 32 pp.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’, Roma Film Corto Festival), è vicepresidente di Ferrara Film Commission e segue la comunicazione del Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’. Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Congo, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)