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Parole e figure / Il Cuore e la bottiglia, di Oliver Jeffers

Isolarsi per un grande dolore non è mai la soluzione. Il Cuore e la bottiglia, di Oliver Jeffers, edito da Zoolibri, ci spiega il perché.

Il libro “Il cuore e la bottiglia” di Oliver Jeffers è una storia commovente e malinconica che affronta i temi dell’affetto e della perdita.

La protagonista è una bambina curiosa che si incanta davanti ad ogni nuova scoperta e pone mille domande sul mondo. Condivide allegramente le sue scoperte con una persona a lei molto cara, un adulto speciale. Dalla bellezza del mare ai colori dei disegni.

Un giorno, però, nel buio di una notte triste, trova la sedia di questa persona vuota e, persi ogni slancio e curiosità, il dolore la porta a isolare il suo cuore in una bottiglia per proteggersi. Meglio mettere il cuore in un posto sicuro, legandosi quella bottiglia al collo e non farlo più uscire. Almeno per un po’. Meglio smettere di prestare attenzione al mare e dimenticarsi del cielo e delle stelle.

Tuttavia, questa soluzione mostra presto i suoi limiti, poiché la bambina non riesce più a osservare il mondo con lo stesso stupore e meraviglia del passato. Nulla è più come prima. Fino a quando arriva qualcuno di più piccolo e ancora più curioso…

Il libro esplora, con delicatezza e dolcezza, il legame speciale che si instaura tra i bambini e certi adulti, e come la perdita di una persona cara possa influenzare profondamente la vita di un bambino che cresce.

Con delicatezza e tenerezza, Jeffers ci parla di come tornare a tirare fuori il nostro cuore, di come liberarlo e non isolarlo più per ritrovare la meraviglia per tutto ciò che, nella sua infinita bellezza, ci circonda. Semplicemente.

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)