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Parole a capo
«Poesie per una strana estate»

Parole a capo <br> «Poesie per una strana estate»

E’ arrivato il caldo
lo sento sottopelle
i pensieri vanno
per non più ritornare
nel mistero dell’altrove
se c’era luce non ti nascondevi
non temevi quella voce
raccontavi il tempo
come un ricordo muto
per me erano gli anni del racconto
ora tu non ci sei
e non c’è nessun racconto
e io divento vecchia
(Rita Bonetti)

 

*

Colonizzatori o colonizzati
È un bimbo che respinge con la mano
verdura che non ama nel piattino
e sputa l’acqua perché ‘naturale’
chiedendo quella con le bollicine
È un bimbo anche colui che raschia il fondo
di un lurido tegame e della vita,
che cerca fra i proiettili e le bombe
un goccio d’acqua e un sacco di farina
Così è da tempo, ieri e ancora prima
Dipende sempre da dove si è nati,
fra i colonizzatori o fra i colonizzati
(Sara Ferraglia)
*
 

LUGLIO

 

Nell’estate matura
quando nei brevi luminosi cieli
notturni Sirio precede e annuncia
la maestà del sole,
luglio riempie i granai e regala
i frutti freschi e dolci che consolano
l’arsura.
Luglio è un padrone di casa vanesio
gli piace
stupire all’insegna dell’eccesso.
Troppe ore di luce troppo intensa
troppo caldi i giorni e troppo
puliti i cieli e nemmeno una nuvola
a contrastare il blu troppo sfacciato.

Luglio divide il tempo della vita.

Da complice
indulgente, sorride
alla giovinezza, la corteggia
e lei si lascia bruciare la pelle
e gode e vola insonne alla stagione
della gioia, al gioco seduttivo
alla scoperta degli amori. Luglio
irride crudele agli anni
che curvano le spalle e fanno incerto
il passo e le mani tremanti.

Un velo ondeggia
sugli occhi stanchi e i ricordi
fanno più male.
I corpi si abbandonano sfiniti
senza toccarsi, senza più carezze.

 

(Marta Casadei)

*

Estate


Le cicale cantano spietate
Dove tutto il resto tace
In questa estate
Di calde luci
Di fresche stelle
Bacio la tua pelle
Bianco nettare
Poi rubo fichi
Bevo vino
Seduta a piedi nudi
Nella vigna
Ma al tramonto
Ebbra
All’improvviso malinconica mi prende
E nulla sembra più bastare
Nulla sembra più
Restare


(Silvia Lanzoni)

*
*
Dove va il sole

Il sole appena andato via,

il riverbero a dondolarsi su foglie nella brezza 
a scivolare sui coppi vecchi in una specie di slalom
a scorrere sulle cortecce come in un’ultima carezza
i muri delle case in un tepore a svaporare da tutte le parti
il suo alito caldo a lambire le braccia 
e a cingere i fianchi dei passanti
Il sole appena andato via,
il cotto dei mattoni, polpa croccante di cocomero,
biancheggiare di margherite, semafori di fragole matte
per la circolazione di colonne di lumache.
Il sole appena andato via,
a spuntare sui dorsi dei bufali d’acqua
a svegliare risaie 
e i buffi monti a cono
che si vedono nelle cartoline.   
 
(Alida Stroili)
*
Estate
Giugno s’è disciolto
nel sole,
ed il tempo ha segnato
i campi:
particole spezzate,
                 rivoltate,
                 fumanti,
sognanti il pane quotidiano.
Pietra farinosa
stelle grillate
contentezza rigata d’aurora.
(Pier Luigi Guerrini)

“Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”.

Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 292° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)