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“Se un luogo può definirsi identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi tale definirà un nonluogo“, scriveva Marc Augé. Mi è tornato in mente cercando di definire la chiusura del Complesso Boldini, i lavori cominciati e subito interrotti, la riapertura oggi neppure ipotizzabile,  le promesse non mantenute e l’ignavia di questa amministrazione comunale. Cos’è oggi lo storico e amato Boldini? Ha ragione Marc Augé: un nonluogo.  

Tra i tanti cantieri incompiuti in giro per Ferrara, dove troppo spesso non solo non si conoscono i tempi di conclusione lavori ma nemmeno gli artefici  delle opere in corso, spicca il caso del “complesso Boldini“, in Via Previati 18, composto dalla sala cinematografica (con sistema dolby stereo surround, 375 posti,  proiezioni in  digitale (4k), 35 mm, Blue ray e dvd); la video-biblioteca Vigor (dotata di un patrimonio di oltre 4000 dvd, 1200 VHS, centinaia di filmati digitalizzati, oltre 5000 volumi sul cinema e i suoi protagonisti, centinaia di riviste italiane e straniere in gran parte catalogate su OPAC).

Tutto questo materiale, secondo il geometra-assessore alla cultura Gulinelli, rispondeva così nel 2021 ad una interpellanza (P.G. n. 61250/21) della consigliera PD Baraldi, “è al sicuro e ben custodito in un capannone in Via Marconi e costantemente monitorato per evitarne l’usura“.
In questi anni non sono mai stati forniti dei report sullo stato, le condizioni di salute di questo prezioso materiale. Nel complesso ci sono inoltre – tutti ovviamente chiusi e inagibili – lo storico Ufficio Cinema e Le Grotte del Boldini , un grande spazio che negli anni hanno ospitato decine di mercatini di associazioni di volontariato, incontri sul cinema, seminari e attività dedicati agli insegnanti delle scuole d’infanzia, laboratori per i bambini, mostre, eccetera.

Dopo essere stato chiuso nel marzo 2021, al Complesso Boldini sono iniziati i lavori.
I numerosi sopralluoghi fatti facevano ben sperare. Progetti di allargamento dei locali sia al piano terra che al primo piano ci facevano intravedere la possibilità di una futura emeroteca cinematografica che ospitasse delle tante rarità di proprietà comunale.
Il cortile di Via Previati ha incominciato a riempirsi di montagne di calcinacci, pietre, un paio di bobcat, furgoni che portavano via le poltroncine del cinema,,,.

Ad un certo punto, lo vedo con i miei occhi, capisco che la cosa non procede. Da un po’ di tempo nessuno lavora più nel cantiere e, addirittura, i cancelli vengono “oscurati” con cartoni per evitare che dalla strada si potesse…ammirare il non-avanzamento dei lavori!

Con un po’ di fatica, riesco a sapere che l’impresa aggiudicataria dell’appalto (con un ribasso del 28%!!!), non era più in grado di proseguire i lavori per l’aumento dei costi dei materiali, e giudicando insufficiente l’intervento con il decreto “Aiuti”.
E’ evidente, la Giunta di Alan Fabbri aveva ben altro di cui occuparsi. Vogliamo mettere cosa può contare un cinema d’essai con biglietti a prezzi calmierati e una videoteca che forniva materiale cinematografico e cartaceo spesso introvabile altrove, a fronte della mega-programmazione musicale in Piazza Trento Trieste,  della cultura  mordi e fuggi, dell’effimero di una sera e poi… avanti coi carri!

Trovo imbarazzante (direi scandalosa) la chiusura fino a data da destinarsi del Complesso Boldini. In una città come Ferrara che si vanta di essere la patria di Michelangelo Antonioni, Florestano Vancini, Folco Quilici, che organizza (poche settimane fa) un Festival del Cinema di caratura nazionale, che da anni è sede di un Festival del Corto di grande interesse, che ospita una quotata Scuola d’Arte Cinematografica intitolata a Florestano Vancini, che ha già sfornato alcuni giovani talenti… 
In una Ferrara che il Sindaco e il citato Assessore-geometra celebrano come
Città del Cinema”, il Boldini (familiarmente, “Il Boldo” com’è chiamato in particolare tra i giovani e gli studenti.), il tempio del cinema per tutti i ferraresi, è chiuso da tre anni, in stato di completo abbandono, e non si vede nessun concreto impegno da parte dei sopra citati amministratori. Nonostante non si perda occasione per dire che Ferrara è una città dedicata al cinema … solo chiacchiere e distintivo!

Anche l’assessore liberal/liberista Andrea Maggi, come lui stesso si ama auto-definirsi,  ha assicurato più volte che i lavori saranno ripresi e ultimati presto… Il tempo di assegnare alla seconda impresa i lavori e voilà il gioco è fatto!  Alcune domande: a) se la prima impresa, nonostante il cospicuo ribasso iniziale e la incapacità di ultimazione dei lavori per il lievitamento dei costi dei materiali e per altre difficoltà incontrate in itinere e a noi sconosciute, con quale budget economico e di risorse la nuova impresa appaltatrice potrà concludere i lavori? b) stante la decisione presa a suo tempo dall’Amministrazione Fabbri di assegnare la gestione alla Coop. Le Pagine (ora inglobata da Cidas), quali saranno i tempi del ritorno di tutto il patrimonio accatastato in Via Marconi e quale organizzazione verrà proposta alla città?

La Sala Boldini e la Vigor sono stati per decenni luoghi – indispensabili e non sostituibili – della cultura e dell’incontro per tantissimi ferraresi, La loro assenza. il vuoto che hanno lasciato,  impoveriscono la nostra città. Qualsiasi passante, a vedere quel pietoso spettacolo, transenne, lucchetti, rottami permanenti [vedi le foto) , prova un senso di desolazione. Si sente offeso, personalmente.
Lo stesso sconcerto, la stessa indignazione, la proverebbero i nostri Uomini Illustri. Carlo Savonuzzi, il noto ingegnere che progettò e diresse i lavori dal 1935 al 1939 del Complesso Boldini,  Michelangelo Antonioni, titolare di una piazza invasa dai rottami. e il povero Giovanni Boldini , chiuso al pubblico sine die.

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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