Parole a capo
Mirella Vercelli: alcune poesie da «La solitudine del passo»
Mirella Vercelli: alcune poesie da «La solitudine del passo»
Le poesie che vengono pubblicate in questo numero di Parole a capo sono tratte dal volume «La solitudine del passo» di Mirella Vercelli, peQuod (2023). Nell’intervista di Grazia Calanna su “L’Estroverso” (29/10/2024), Mirella Vercelli spiega come è stato “costruito” il suo libro. Una costruzione faticosa, dolorosa. “Le quattro sezioni del libro raccontano di circostanze forzatamente acquisite come sapienza di vita. Fra tutte la solitudine, duro dettato per la mia infrenabile tendenza alla condivisione, all’empatia ad ogni costo. Solitudine come soglia oltre la quale non è possibile accompagnare né essere accompagnati, per passi che ciascuno deve irrinunciabilmente compiere da solo.“
Dalla prima sezione Senza orme:
Per i cuori colmi non ho affinità.
Mi sono fratelli i granai vuoti
i letti disabitati
di case dove ogni cosa è ferma
nell’attesa
e l’ombra varia, variano stagioni
nell’aria densa, mentre un raggio affonda
sempre la stessa lama dalla finestra
sbieca.
Dalla seconda sezione Mater amabilis: questa sezione raccoglie testi dedicati alla madre. In particolare quelle contrassegnate da “Lidia” con numero progressivo da 1 a 22 sono state composte dopo la sua morte improvvisa.
Lidia 6
Si va serrando in fretta il buio
di un’altra sera. Di un altro giorno
ti allontani, mamma,
d’altri sospiri, d’altri nodi
in gola. Superi
l’ultimo squarcio della luce.
Io resto alle ombre.
*
Lidia 9
Cassetti, tutti i cassetti di casa
le mani dentro quel che resta
di te e non sa che sei passata.
Evapora nell’aria non più mossa
delle stanze la tua essenza, lenta
come di chi si volta
per un ultimo sguardo sulle scale.
*
Lidia 13
E ancora aspetto che tu venga a raccontarmi
dell’ultimo respiro, di quella rosa
fiorita sulla bocca, quasi sentisse maggio
il tuo stelo moribondo..
*
Lidia 16
Aprile ti fioriva negli occhi.
Di questo giorno
sempre più stancamente rinascevi
l’ultimo lo mancasti, per un soffio.
Dalla sezione Di spalle, nata dalla progressiva presa di coscienza della malattia del marito Paolo, dal tentativo impossibile e inutile di abituarsi all’idea del venir meno della sua presenza.
È già vuoto ritornarmi
dell’abbraccio che ti stringe.
Ma come si può alla morte
prendere le misure, portarsi avanti
sedere prima del tempo
alla mensa del dolore?
*
Pietà
Aprimi le braccia
raccoglimi sulle tue ginocchia
come fossero del figlio il corpo livido
queste povere ossa, o Dolorosa.
Ama i miti strumenti
del tuo umile giorno,
reggili con dolcezza
nel quotidiano impegno
fai tuo il destino
che non sai,
il passo imposto sia
il passo che sceglierai.
*
Giorno dopo giorno
l’alfabeto del dolore si
fa lingua madre.
*
La voce, imperiosa, reclama
Accudimento
e il tempo gira
attorno a quella fame antica.
Si nasce e si muore invocando
con medesimo pianto
la vita.
*
È collaboratrice in un ambulatorio medico, dove passa poca poesia ma tanta umanità, da consolare e da cui essere consolati. Ha pubblicato nel 2017: Racconti 1978-2016 per Aras Edizioni e nel 2020 Luce piena
per peQuod. Suoi racconti e versi sono compresi in diverse antologie e riviste, stampate e on line.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 280° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
E’ possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica.
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