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Ferrara stella del jazz. Sì, il Torrione di San Giovanni con il suo calendario di concerti buca la fascinosa nebbia che l’avvolge nel suo avamposto sulle mura estensi e finisce per brillare – forte e chiaro – nel panorama nazionale. “Ferrara incoronata capitale del jazz; e le grandi città stanno a guardare”, titola niente meno che l’Huffington Post, il quotidiano online che ripropone le principali novità provenienti dalle testate nazionali e locali. Il riconoscimento al jazz club cittadino arriva da “Jazz It”, la rivista di settore che ogni anno assegna i “Jazz It Awards” in base al voto dei lettori. E’ un po’ l’Oscar di questo genere musicale con i voti che quest’anno superano i 13mila. Come la statuetta fa per quello che riguarda il cinema, anche questo riconoscimento è modulato su vari aspetti: sala e locale, direttore artistico, musicisti e artisti.

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Torrione nella nebbia (foto Eleonora Sole Travagli)
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I Jazz It Awards per la programmazione 2014

E Ferrara, con il suo jazz club, si porta a casa una tripletta di premi. Si aggiudica quello del migliore jazz club italiano con ben 1.113 voti, che lo mettono in testa a concorrenti del calibro dei romani 28 DiVino Jazz e Alexanderplatz con uno stacco di quasi trecento voti già rispetto al secondo classificato. Si aggiudica il primato per il direttore artistico, nella persona di Francesco Bettini, che riesce a inerpicarsi fin sulla vetta sopra a nomi come quello di Paolo Fresu per il “Time in jazz”, Carlo Pagnotta che dirige addirittura “Umbria jazz”, Mario Ciampà del “Roma jazz festival” e Sergio Gimigliano di “Peperoncino jazz festival”. E si aggiudica il top alle tastiere con Alfonso Santimone, musicista nato a Ferrara, al pianoforte anche l’altra settimana a dare il suo contributo alla “splendida foresta di suoni” di Camera Lirica e pronto a chiudere la programmazione giovedì 30 aprile in occasione della Giornata internazionale Unesco del jazz con il concerto serale intitolato “Song Improvisations”.

Il Jazz club Ferrara fa man bassa di riconoscimenti con un calendario di serate musicali programmate anno dopo anno con costanza, cura, continuità, alternanza di nomi big e giovani di talento, suoni classici e innovazione. Il Jazz It Award premia il club cittadino per il quarto anno consecutivo. La novità di questa edizione è il podio assegnato a Francesco Bettini come direttore artistico, che in silenziosa iperattività lavora da tempo, sorridente e cinetico, discreto e immancabilmente presente. A lui, dunque, il compito di raccontare un po’ il segreto di tanto successo.

Francesco Bettini, iI Jazz club ferrarese è attivo da quanti anni? Come e da chi nasce l’idea di fare qui a Ferrara questo tipo di manifestazione?
“La storia del Jazz club Ferrara affonda le radici nella metà degli anni ’70 fino all’apertura del Torrione, poco più di quindici anni fa. La direzione artistica era di Alessandro Mistri che da entusiasta e competente appassionato, ha permesso alla città di essere sempre vivace sul piano della proposta jazzistica. Alessandro e i molti soci, che negli anni lo hanno affiancato, hanno prodotto festival e rassegne di prima eccellenza portando a Ferrara e Comacchio i più grandi nomi della storia del jazz. Il Torrione, grazie alle caratteristiche ibride – a metà strada tra un teatro di piccole dimensioni e un locale – ha imposto che l’attività associativa divenisse continuativa ed era pertanto necessario uno sforzo e un impiego di risorse superiore al passato. Così io mi resi disponibile come volontario ad aiutare Alessandro nello svolgere compiti più che altro logistici. Mi sono ritrovato a coprire praticamente tutti i ruoli della filiera, dapprima come fonico e segretario, poi addirittura come ufficio stampa, fino ad affiancarmi alla direzione artistica. Per i primi anni ho lavorato a quattro mani con Alessandro Mistri acquisendo sempre maggiore esperienza, fino a quando, progressivamente, ho finito per svolgere questo compito in autonomia, direi almeno da cinque anni”.

Classe 1975, una laurea in Conservazione dei beni culturali. Ma quale percorso e formazione fa diventare un direttore artistico da Jazz Award, Francesco?
“Nell’arco degli ultimi quindici anni ho fatto veramente tutte le esperienze connaturate alla produzione del jazz in Italia: dal segretario all’ufficio stampa, dal road manager al fonico, dal booking al direttore e consulente artistico. Tutto ciò mi ha permesso di sviluppare una visione a 360 gradi. Questo mi consente di avere a che fare con i musicisti e i colleghi di settore dialogandoci non solo dalla mia prospettiva, ma anche dalla loro. Quando diventi parte integrante di un sistema è naturale che la rete delle amicizie e delle collaborazioni si estenda con una sorta di crescita geometrica. Credo e spero di essere riuscito professionalmente e umanamente a interagire proficuamente su un terreno comune con tutti i singoli soggetti”.

Quali sono le linee guida che segue, Bettini, nel mettere insieme il cartellone? Gusto, istinto, strategia, mix calibrato di elementi diversi?
“Tendo a diversificare il più possibile, raramente agisco d’istinto e mi impegno a non influenzare eccessivamente con il mio gusto personale il quadro complessivo delle proposte. Ma, soprattutto, cerco di privilegiare la qualità e la sincerità della musica, che promuoviamo al di là delle barriere di genere”.

I grandi nomi sono diventati anche un po’ presenze amiche o il rapporto tra calendario e artisti passa soprattutto attraverso manager e prestigio acquisito?
“Non ho solamente condiviso i concerti e il lavoro con moltissimi musicisti italiani, europei e statunitensi. Talvolta giornate intere, tournée di più settimane, persino vacanze. Ho sempre voluto che i rapporti non si limitassero all’ambito professionale. Cerco di instaurare un sano e sacrosanto desiderio di divertirsi assieme. Ciò non significa che il rapporto con i management non sia fondamentale, spesso anche in condizioni di confidenza assoluta con i musicisti è giusto e necessario che sia il manager l’interlocutore migliore per definire gli aspetti correlati al business”.

Come commenta questo riconoscimento così gratificante per un direttore artistico, ma anche per il club?
“Trattandosi di una votazione libera dei lettori, pertanto operata soprattutto da appassionati e musicisti e solo in minima parte da critici, è possibile che la preferenza sia da addebitarsi prevalentemente a caratteristiche legate alla simpatia e alla condivisione della nostra attività e dei fini della stessa, piuttosto che all’aspetto più prettamente connesso con la competenza e le scelte artistiche. Credo inoltre che, pur essendo rivolto al sottoscritto, sia in realtà una preferenza determinata dal lavoro collettivo delle associazioni che si avvalgono della mia professionalità e che, oltretutto, si tratti di una somma delle capacità espresse sia dall’associazione culturale Jazz club Ferrara sia dal Bologna jazz festival”.

Ferrara in vetta anche rispetto a città come Roma, Torino, Palermo. Non male…
“Un dato sicuramente rilevante è che JazzIt ha un prevalente romano-centrico e nonostante ciò la scelta dei lettori si è orientata su attività che si svolgono in provincia, segno che la capacità di attrarre interesse e consenso è possibile anche in realtà più ‘periferiche’ e che si possa avere visibilità su scala nazionale se i contenuti che si esprimono sono di eccellenza.
Non dimentichiamoci che fare l’operatore culturale in piccoli centri è sicuramente un’operazione più snella, risultando più semplice creare sinergie con altri soggetti e interfacciandosi con meno filtri e maggiore facilità di comunicazione diretta anche con le istituzioni”.

Quanto sono importanti le istituzioni in tutto ciò?
“L’Emilia-Romagna e la città di Ferrara sono da sempre attente alle politiche culturali e, nella stragrande maggioranza dei casi, gli interlocutori che si sono avvicendati ai vertici delle istituzioni hanno dimostrato di comprendere il valore delle nostre proposte e si sono impegnati a sostenerle con grande entusiasmo. I contributi erogati dagli enti coprono il 25% del budget necessario per il raggiungimento del pareggio di bilancio. Quindi il quadro finanziario si regge in piedi prevalentemente grazie all’autofinanziamento. Sebbene oggi attrarre investitori privati sia difficilissimo, siamo sempre riusciti – fidelizzando il nostro pubblico e in sostanza educandolo a un ascolto vario e diversificato – a tenere alto e fortemente differenziato il livello delle proposte artistiche e a proporre concerti e seminari che molto raramente strizzano l’occhio all’aspetto commerciabile dando priorità all’originalità e all’attualità dei progetti”.

Il futuro, ora, come si prospetta?
“Speriamo di poter continuare in questa direzione che sembra premiare il nostro lavoro, la nostra competenza, la nostra passione e soprattutto, in senso più ampio: la musica!”.

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Francesco Bettini, direttore artistico del Jazz club Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
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Francesco Bettini, direttore artistico del Jazz club Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
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Francesco Bettini, direttore artistico del Jazz club Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
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Il programma nelle mani di Eleonora Sole Travagli, addetta stampa (foto Giorgia Mazzotti)
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Il Jazz club Ferrara, interno del Torrione di San Giovanni (foto Giorgia Mazzotti)
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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore del mantovano volante” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” dedicato all’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017).

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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