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Mi lamento, dunque siamo

Mi lamento, dunque siamo

C’è un momento in cui il lamento – anche  il lamento sul… lamento -, se troppo a lungo coltivato, smette di essere resistenza e diventa posa. L’articolo di Franco Arminio su Robinson del 27 luglio, dedicato al Festival del Lamentoche si terrà in Calabria a Soveria Mannelli (CZ) dall’ 1 al 4 Agosto, è l’ennesima riproposizione di una poetica del Sud che si nutre di malinconia, di biografie dolenti, di paesi che si svuotano e cuori che si spezzano.

Ma il Sud non può essere sempre proposto o ridotto a un fondale per la poesia, uno stereotipato realismo magico, né un pretesto per la malinconia. Il Sud – e intendiamo i Sud, del mondo, tutti – è una questione politica, economica, culturale. E il lamento, se non si fa gesto collettivo e rivoluzionario, resta estetica dell’impotenza.

Non si tratta quindi di negare il valore antropologico del lamento. Le Lamentazioni di Geremia sono tra le pagine più alte della Bibbia, e in esse il dolore diventa canto, invocazione, resistenza spirituale. Ernesto De Martino, in Sud e magia, ha mostrato come il lamento funebre nelle culture contadine del Mezzogiorno fosse un rito di reintegrazione, un modo per dare forma al caos delle perdite, degli allontanamenti forzati, delle migrazioni.

E persino Philip Roth, con Il lamento di Portnoy, ha trasformato il lamento in una forma di autoanalisi ironica e spietata, capace di mettere a nudo le nevrosi di un’intera generazione.

Lamentarsi, in fondo, è un gesto profondamente umano. È ciò che facciamo quando ci sentiamo traditi (o traditori), abbandonati (o incuranti), impotenti (o spavaldi). È ciò che fanno i nostri genitori, i nostri amici, i nostri paesani. Quelli che restano e quelli che partono da… un’area interna.

E forse è proprio da lì che nasce la nostra prima ribellione: dal fastidio verso chi ci è più vicino, verso chi si lamenta troppo. Ma in quel fastidio c’è anche riconoscimento. Perché, in fondo, ci somigliamo. Perché siamo anche noi, a volte, quelli – io , Arminio, voi – che si lamentano.

Viviamo in un’epoca in cui il lamento è visto come un fallimento. Bisogna essere performanti, presenti, sorridenti. Bisogna mostrarsi vincenti, bon viveur, sempre in forma. Il dolore, la stanchezza, la fragilità non hanno più cittadinanza. E allora sì, forse, un festival del lamento potrebbe avere senso. Ma solo se saprà sottrarsi alla logica dello spettacolo. Solo se saprà restituire dignità a ciò che oggi viene nascosto, silenziato, deriso.

Il problema non è il lamento in sé, ma il suo uso. Quando diventa cifra stilistica, quando si riduce a diario personale, quando si fa narrazione individuale senza sbocco collettivo, allora smette di essere utile. I Sud non sono una somma di casi personali. Sono una storia comune, fatta di sfruttamento, abbandono, ma anche di resistenza, mutualismo, intelligenza diffusa.

Serve allora una critica incarnata, che parta dai corpi, dai territori, dalle lotte. Servono quei Sud che non si piangano addosso, ma che si pensino come soggetto politico. Che rifiutino la narrazione vittimistica e costruiscano alternative. I Sud della prima Università di Italia, quella di Arcavacata di Rende, o dei paesi dell’accoglienza come Riace, quelli della restanza descritti da Vito Teti.

I Sud dove meridionali si nasce e quelli dove si diventa come dice Sandro Abruzzese nel suo ultimo libro (Meridionali si diventa, Rogas Edizioni, 2025), quei Sud che non si accontentano di “entusiasmo e spirito critico”, ma pretendono giustizia, redistribuzione, dignità.

Il lamento, se vuole avere senso, deve diventare rivolta. Solo allora potremo dire, parafrasando Camus: mi lamento, dunque siamo.

Cover: immagine tratta da https://pixabay.com/it/images/search/free%20image/

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Giuseppe Ferrara

Giuseppe Ferrara – Nato a Napoli. Cresciuto a Potenza fino alla maturità Classica presso il Liceo-Ginnasio Q.O. Flacco. Laureato in Fisica all’Università di Salerno. Dal 1990 vive e lavora a Ferrara, dove collabora a CDS Cultura . Autore di cinque raccolte poetiche; è presente in diverse antologie. In rete è possibile trovare e leggere alcune sue poesie e commenti su altri poeti e autori. Tiene un blog “Il Post delle fragole”: https://thestrawberrypost.blogspot.com/

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