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Living: vivere alla ricerca del tempo perduto

Un uomo londinese degli anni Cinquanta, un lavoro monotono e di routine in un ombroso ufficio municipale, una malattia in fase terminale che richiama alla vita e ai suoi valori.

Candidato a due Premi Oscar 2023 – miglior attore e migliore sceneggiatura originale -, Living, diretto dal sudafricano Oliver Hermanus e sceneggiato dal premio Nobel per la letteratura Kazuo Ishiguro, è un riuscito remake del capolavoro di Akira Kurosawa del 1952, Ikuru (Vivere), che si trova nella classifica dei 100 più grandi film secondo il Time.

L’impiegato comunale Kanji Watanabe, vedovo, rimane nella storia del cinema come una sintesi del pessimismo del Maestro giapponese che si traduce in un ottimismo della volontà. Hermanus si è assunto il difficile compito di rileggerlo, con un’azione che, temporalmente, resta negli anni Cinquanta ma che, spazialmente, si trasferisce da Tokyo a Londra. Una città ancora intenta a fare i conti con le macerie materiali e morali della Seconda Guerra Mondiale.

Sono le vicende di Mr Williams (Bill Nighy), responsabile di un ufficio londinese preposto a concedere o rifiutare autorizzazioni di utilizzo di luogo pubblico. Distaccato, freddo, poco comunicativo e impassibile, questo burocrate incallito pospone ogni pratica complessa, che finisce nella pila interminabile di casi lasciati dormienti. Scartoffie, montagne. È talmente apatico che la giovane collaboratrice Mrs Margaret Harris (Aimee Lou Wood) lo ha soprannominato “zombie” (glielo confesserà in un momento inaspettato di tenera amicizia). Uno zombie che per anni ha camminato senza una meta in grado di afferrare la bellezza della vita solamente a un passo dalla sua fine. Meglio tardi che mai.

Attraverso gli occhi del neoassunto, e giovane idealista, Peter Wakeling (Alex Sharp) lo spettatore assiste alla metamorfosi: si presenta una pratica complessa, la medesima viene posposta ma arriva un gruppo di mamme a chiedere che quello che era un parco giochi per bambini venga sottratto al degrado e restituito ai suoi piccoli utenti. Avendo scoperto di essere un malato terminale, senza rivelarlo alla famiglia, Mr Williams inizia a occuparsi della pratica, con incredibile tenacia e assiduità che sorprende tutti.

Dall’aplomb british d’antan scaturisce una sensibilità inattesa. La prospettiva, inevitabilmente, cambia, la vita cerca il suo spazio perduto.

Grande recitazione, una potente fotografia fatta di contasti di Jamie Ramsay, un pathos crescente. Film toccante, altamente consigliato.

 

Living, di Oliver Hermanus, con Bill Nighy, Aimee Lou Wood, Alex Sharp, Tom Burke, Gran Bretagna 2022, 102 mn.

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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