Skip to main content

Due le curiosità che mi hanno attirato verso questo film: la regista, Elisa Fuksas (anche lei architetto) e la sua parentela con il grande architetto della Nuvola, Massimiliano, e lo sfondo, il quartiere dell’EUR a Roma, che attraverso ogni giorno per lavoro. E poi anche una terza, che stavo dimenticando, la presenza di uno dei miei attori preferiti, Luca Marinelli.

Siamo in una Roma estiva, calda, afosa e assolata, non forse così deserta come negli anni passati, ma ci troviamo in una città, qui rappresentata dalle architetture squadrate e monumentali dell’Eur, che la protagonista, Nina (Diane Fleri), scanzonata e libera, percorre a bordo di una Vespa. Ovviamente il ricordo va subito all’affezionata sella di ‘Caro Diario’, di Nanni Moretti, ma qui a dominare è soprattutto la luce, un bianco che abbaglia che sembra spesso trasformare la realtà in un miraggio. Nina è una ragazza trentenne senza certezze, avvolta da una precarietà esistenziale rappresentata da un’irrequietezza fatta di girovagare, senza punti fermi, nell’impossibilità di pensare al futuro o anche solo di immaginarlo. Come la regista, questa bella e seducente protagonista dai capelli corti e sbarazzini, solitaria e indipendente, ama i dolci, Mozart, gli origami, le fiabe, gli incontri impossibili. Nina, innamorata della Cina, insegnante di canto, è una giovane donna che si riempie la vita di cose da fare, tra sogno e realtà: una di queste, l’inizio del film, fare da balia a degli animali rimasti in città perché i padroni sono in vacanza, in modo particolare al cane Omero, depresso, che non può stare da solo. Come racconta la stessa regista, questa pellicola è nata dal desiderio di narrare la storia di una donna che sopravvive alle meglio in un “equilibrio stabile”, incapace di scegliere, di decidere il proprio presente e il proprio futuro, di prendersi ogni responsabilità, di cambiare le cose, una ragazza immobile che preferisce guardare la realtà trattenendo il fiato, come un pesce in un acquario. Nonostante questo ci sono tanti begli incontri: il professor De Luca (Ernesto Mahieux), sinologo napoletano, Ettore (Luigi Catani), undicenne molto maturo, custode del palazzo; il cane Omero; Fabrizio (Luca Marinelli), un violoncellista incontrato per caso e poi cercato volutamente. Si percepiscono attesa, incompletezza, momenti di passaggio. Le immagini sono monumentali, come l’architettura dell’Eur che quasi parla da sé, sembra di vedere Fellini aggirarsi per quelle scale. Mentre si attende e basta: un amore, un lavoro, una vita nuova.

Nina, di Elisa Fuksas, con Diane Fleri, Luca Marinelli, Ernesto Mahieux, Andrea Bosca, Luigi Catani, Italia, 2013, 80 mn.

tag:

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it