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La musica è un viaggio, e non è una metafora. Il Ferrara Buskers Festival on tour oggi porta musicisti organizzatori e giornalisti a Milano per l’anteprima della kermesse di artisti di strada che domani sarà a Comacchio, e sabato, finalmente, approderà a Ferrara. Il viaggio in pullman è l’occasione per una chiacchierata con gli storici organizzatori del Festival.

“Dopo Venezia nel 2013, e L’Aquila nel 2014, quest’anno per l’anteprima on tour non potevamo che scegliere Milano” spiega Roberta Galeotti, responsabile dei rapporti con i musicisti per il Fbf. “Non è solo per l’Expo – le fa eco Luigi Russo, direttore organizzativo del Fbf – ma anche perché Milano è la terza città al mondo tra quelle più friendly con gli artisti di strada, e per noi questo fa la differenza”.

Saranno 19 gli artisti dislocati tra il Castello Sforzesco e il Duomo che porteranno la magia del Festival nel centro del capoluogo lombardo. Anche se il fascino della cornice estense, più raccolta e metafisica, è ineguagliabile.

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Fotoservizio di Stefania Andreotti

Stefano Bottoni, ideatore e direttore artistico del Fbf, è seduto davanti nel pullman, in un silenzio assorto. Gli chiediamo se dopo 28 edizioni riesce ancora a emozionarsi.
“Certo che sono emozionato, mi emoziono ogni anno, sennò non lo farei! Quando cominciano ad arrivare tutti i musicisti sento le farfalle nello stomaco”.

E il Festival riesce ancora ad emozionare?
“Se ci pensi – risponde Bottoni – il segreto del Festival è quello che accade nel momento in cui una persona suona e un’altra si ferma ad ascoltarla”.
Ma anche la bravura e l’esperienza nel far succedere questo incontro.

“Lo spirito del Festival è lasciarsi andare davanti ad uno che non si conosce”.
Un benefico esercizio di fiducia nel prossimo, cosa tanto rara di questi tempi.
“Il primo a farlo fu il Comune, quando dal nulla proponemmo di realizzare questo evento, che non esisteva in nessun’altra città”.
Da allora la magia si ripete ogni anno.

Bottoni torna assorto. “Mi è tornato alla mente un ricordo, che forse è alla base dell’idea del Festival. Quando avevo 8 o 10 anni, veniva a Ferrara una banda di motociclisti acrobati. Mettevano il loro camion davanti al teatrino Nuovo, poi tendevano un cavo fino alla cima della torre della vittoria. Poi salivano con delle moto scarburate senza gomme lungo il cavo. Io stavo male pensando a quando sarebbero dovuti tornare indietro in retromarcia. Poi qualcuno passava a fare cappello. Quel ricordo deve aver silenziosamente lavorato nella mia testa! Chissà se qualcun altro ne ha memoria!”.

Ma ora è tempo di tornare al presente, il pullman è arrivato a Milano, una nuova edizione del Ferrara Buskers Festival sta per avere inizio.

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Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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