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E’ partito il 3 dicembre il crowdfunding per sostenere “Tutto da rifare” il nuovo album degli Strike, storico gruppo musicale ferrarese, divenuto celebre in Italia e all’estero.
Nati nel 1986 come ska band, gli Strike hanno attraversato diverse mutazioni musicali, che oggi hanno dato vita ad una miscela meticcia incrocio di infinite culture, sonorità e ritmi.
Il loro ultimo – doppio – album “Havana- Kingston-Ferrara-NewYork” risale al 2015, ed è stato finanziato attraverso “MusicRiser” la stessa piattaforma di raccolta fondi on line che ospita l’attuale sottoscrizione.
Il percorso che ha portato qui gli Strike, ha origini in quella che ormai è un’altra epoca, gli anni ’80. Dopo un primo e primitivo 45 giri (1987) sono seguiti i due ep “Scacco al re” (1988) e “Croci&Cuori” (1990) che, con l’album “La Grande Anima” (1992), fanno del combo ferrarese una delle realtà di riferimento della scena alternativa nazionale ed oltre. Hanno condiviso il palco con un’enciclopedia vivente della musica contemporanea tra cui Wailers, Elmer Food Beat, Babylon Fighters, Les Casse Pieds, Vinicio Capossela, Mau Mau, Africa Unite, Sergio Messina e 99 Posse, Aereoplani Italiani, Fratelli di Soledad , Persiana Jones, Ritmo Tribale, Isola Posse, Vallanzaska, Giuliano Palma, Ustmamò, Statuto, Afterhours, Modena City Ramblers, Roy Paci, ai tempi dirompente tromba dei Persiana Jones, per arrivare a Manu Chao e tutta la Mano Negra.

Oggi del gruppo originario sono rimasti Antonio Dondi, voce, Marci “Lee Valdez”, chitarre, e Roby Renesto, tastiere, che si definiscono un collettivo aperto, che collabora con diversi musicisti e artisti. Abbiamo chiesto loro di cosa parla questo ultimo lavoro.
“La Vita, l’Arte, l’Amore. Si affronta la complessità dell’attuale crisi sociale e culturale. L’amicizia e i sogni di persone ‘felici tristi’, a tratti smarrite, sembrano essere l’antidoto in un momento complicato dell’esistenza dove la consapevolezza della propria inadeguatezza porta con sé la gioia di ogni nuovo giorno. Dieci tracce mentalmente libere dove i testi, intimi e visionari, si abbracciano con tenui sfumature anni ’80, atmosfere ‘spy-story’ stile 007, lontani echi tra l’Havana e New York, accenti ska, jazz, soul e disco-funky, sempre nel segno della influente tradizione della musica d’autore italiana”.

Come mai la scelta del finanziamento partecipato?
Crediamo che l’inossidabile amore che le persone continuano a dimostrarci, renderà possibile la realizzazione del nuovo album. Il disco non sarà distribuito nei negozi, non sarà disponibile in alcun punto vendita: sarà possibile averlo solo partecipando al crowdfunding e lo riceveranno a casa, come ricompensa, soltanto quanti parteciperanno alla produzione del progetto con le loro donazioni. La raccolta si concluderà il 3 febbraio 2019: abbiamo 60 giorni per raggiungere l’obiettivo. Chi sosterrà i costi di produzione dell’intero progetto, condividerà con noi un’avventura davvero indipendente che consente a chi ama la musica di parteciparvi: un importante fenomeno sociale oltre che musicale. Un ‘Mantra Pop’ che ci aiuti a farvi arrivare la nostra infinita riconoscenza per essere vivi, qui ed ora, realizzando insieme questo nuovo progetto discografico, che dedichiamo a Simone Andreani e Stefano ‘Massa’ Massarenti.

La stagione dei concerti di “Tutto da rifare” partirà dal New Ideal di Magenta, Milano, a marzo 2019, ed altre date sono in arrivo.
“Il tour – racconta Antonio Dondi – vedrà il classico live elettrico completamente rinnovato in funzione del nuovo album e gli innesti in formazione di Iarin Munari alla batteria e Andrea Marke al basso, ma anche due set semi acustici con reading e vinyl set di cui uno dedicato all’anniversario di “Scacco al re” ed al suo contesto poetico anni ottanta”.

Per un album che deve nascere, ce n’è infatti uno che compie 30 anni, “Scacco al re” del 1988 sta per tornare in un’edizione speciale in vinile e cd, in collaborazione con “Anfibio records” con la copertina a colori e la versione integrale dei brani.

Lunga vita agli Strike.

Questo il video di lancio del crowdfunding

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Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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