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Il Global Wealth Report 2021 del Credit Suisse ha esaminato l’impatto della pandemia di COVID-19 sulla ricchezza globale nel 2020. Il report, molto interessante, mostra una continua crescita nonostante i lock down e la crisi conclamata, il che ci porta sin dall’inizio a due conclusioni: la crisi era stata sovrastimata e i governi sono intervenuti in maniera tanto tempestiva quanto stranamente eccessiva.

In effetti anche questo ulteriore Report, che si aggiunge ai dati del Fmi e dell’Ocse, dimostra che la crisi pandemica non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella del 2008 ma che qui si è intervenuto talmente massicciamente, con incredibili iniezioni di liquidità, che la spinta alla ripresa è stata in pratica immediata, in particolare in Cina e Stati Uniti già dallo stesso 2020.

A livello aggregato, nell’anno della pandemia c’è stato un iniziale crollo tra gennaio e marzo del 4,4%, poi una continua corsa al rialzo che ha dato come risultato un + 7,4%. Aggiungiamo che nei mercati finanziari c’è stato un vero boom, la borsa di Milano è passata dai circa 16.000 punti di marzo 2020 agli oltre 26.00 di oggi, Wall Street da circa 18.000 punti agli otre 35.000 di oggi. Sulla stessa scia tutti i principali indici mondiali.

Le grandi aziende, in particolare quelle Hi-Tech, hanno dato risultati stellari. L’indice di riferimento di Facebook, Amazon, Apple e Google a cui si aggiunge Netflix, (Us Fang) è passato da marzo 2020 ad oggi da 2.500 a 7.500 punti. Queste aziende raggiungono oramai da sole una capitalizzazione di oltre sette trilioni di dollari.

Ma ad incrementare i guadagni, e quindi a far salire la ricchezza globale, ci sono anche Microsoft, Tencent, Alibaba e l’azienda automobilistica Tesla del miliardario Elon Musk. Un’azione Exor Spa (holding finanziaria controllata dalla famiglia Agnelli) è passata dai 35 euro di marzo 2020 ai 66 di dicembre 2020 e oggi è a quasi 80 euro.

Alla fine del 2020 la crescita complessiva della ricchezza globale segnava un incremento sull’anno precedente del 7,4%, cioè siamo arrivati globalmente a 418,3 trilioni di dollari.

Il Credit Suisse, bontà sua, ci informa che durante l’anno nero per la sanità mondiale sono stati dunque aggiunti 7,4 trilioni di dollari alla “ricchezza delle famiglie globali” e che “la ricchezza per adulto” è aumentata del 6,0% raggiungendo un nuovo record di 79.952 dollari. Potenza e miracolo delle medie aritmetiche.

La realtà è un po’ meno rosea ovviamente. Ed infatti non è così che l’aumento della ricchezza si distribuisce realmente nel mondo delle persone. Intanto varia di molto già la distribuzione regionale ed infatti, sempre nel 2020, la ricchezza totale è aumentata di 12,4 trilioni di dollari in Nord America e di 9,2 trilioni di dollari in Europa. Queste due regioni hanno rappresentato la maggior parte dei guadagni di ricchezza, con la Cina che ha aggiunto al piatto altri 4,2 trilioni mentre la regione Asia-Pacifico (escluse Cina e India) altri 4,7 trilioni.

La ricchezza totale è invece diminuita in India di 594 miliardi, ovvero del 4,4%, mentre in America Latina si è avuta la prestazione peggiore, con un calo della ricchezza totale di 1,2 trilioni, ovvero dell’11,4%.

A questo è doveroso aggiungere che gli individui che posseggono più di 1 milione di dollari (secondo i criteri di disponibilità che usa Credit Suisse) costituiscono solo l’1,1% della popolazione mondiale e detengono il 45,8% della ricchezza globale, cioè 191,6 trilioni di dollari. Il 55% della popolazione possiede, al polo opposto, solo l’1,3% della ricchezza globale, cioè 5,5 trilioni di dollari.

Credit Suisse prevede che nel 2021 la ricchezza globale continuerà a crescere, quella dei PIL nazionali che aveva visto un calo nel 2020, e secondo il Fondo Monetario Internazionale, raggiungerà i 93 trilioni nel 2021 superando i 100 trilioni nel 2022.

Come sempre possiamo continuare a sperare nel Trickle Down, cioè in quel sistema economico iniziato negli Stati Uniti da Reagan (e continuato da Bush padre, Clinton, Bush figlio, Obama e Trump) che prevede che l’unico modo per far arrivare qualche goccia di benessere ai poveri sia quello di riempire i bicchieri dei ricchi, fino all’orlo.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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