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Illustrazioni dentro le quali ti affacci e trovi un mondo. Ed è più che mai ferrarese questo universo di gente affaccendata a mangiare, bere, lavorare, amoreggiare, dipingere, lavarsi, stendere panni e – persino – a tentare di volare. Perché sono ambientati quasi sempre dentro e fuori dagli edifici più importanti e riconoscibili di Ferrara i disegni, i poster e le invenzioni grafiche di Claudio Gualandi come pure di Linda Mazzoni, sua compagna di lavoro e di vita.

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Claudio Gualandi mostra un’illustrazioni ai visitatori, tra i quali il sindaco Tagliani (foto Luca Pasqualini)

Alla Galleria del Carbone, nel cuore medievale della città, è un’occasione – come spiega il curatore Paolo Volta – per ritrovare immagini che si sono viste tante volte, ma delle quali non sempre si conosce la paternità. Ecco, allora, le locandine del Buskers festival, con il personaggio ispirato alla volumetrica e coloratissima ballerina di Fortunato Depero, che anno dopo anno è comparso con uno strumento musicale diverso sullo sfondo di monumenti ferraresi: Il duomo ricondotto alla sua essenzialità geometrica, il castello che sembra uscito da un quadro di Giorgio De Chirico, il palazzo dei Diamanti, la piazza municipale.

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Poster del Buskers festival di Ferrara di Claudio Gualandi e Linda Mazzoni

Oppure la mappa con il territorio ferrarese e delle Delizie che hanno ottenuto il riconoscimento Unesco, che diventa una cartina geografica piena di colori e di vita, di campagna e di mare. O anche la scatola con il Gioca-e-gira, edizione tutta nostrana del gioco dell’oca, dove ogni concorrente può cercare di raggiungere il traguardo attraversando la città e i suoi luoghi più significativi in sella a una più che mai significativa bicicletta.
Le opere più recenti sono le illustrazioni in bianco e nero che vanno a popolare di vita e personaggi i luoghi-simbolo della città. Già si era visto il teatro comunale affollato di spettatori in ogni ordine di posti. Ora ci si può addentrare nel castello estense, visto in sezione per catturare le attività di una folla di nobili rinascimentali che dormono, mangiano e si sollazzano, ma anche di popolani, artisti, boia, prigionieri, inventori, fantasmi, guardoni e navigatori d’acqua dolce. Come osserva un visitatore, il tratto e il gusto per la ridondanza di particolari ricorda il genio di Jacovitti, il fumettista che sul Corriere dei Piccoli ha dato vita a Cocco Bill. Il Rinascimento tratteggiato da Gualandi rimanda un po’ al buffo e flemmatico entourage di quel Far West immaginario, dove potevi stare lì ore a osservare una tavola scoprendo sempre nuovi particolari, gente che era rimasta tramortita dietro all’apertura improvvisa della porta del saloon o cappelli sezionati in quattro pezzi da un’improvvisa raffica di pistola.

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Invito della Galleria del Carbone con Claudio Gualandi

Sabato 22 marzo alle 12.30 in biblioteca Ariostea Claudio Gualandi racconterà la sua ultima illustrazione, che è quella dedicata proprio al Palazzo Paradiso, dentro il quale ha sede la biblioteca. L’occasione è quella della Giornata mondiale della poesia durante la quale è in programma una maratona incessante di letture, conferenze, laboratori, interviste, proiezione di filmati. Per continuare a leggere il mondo con curiosità, passione, talento.
Disegnoinsegno” è il titolo della mostra di disegni, manifesti e illustrazioni di Linda e Claudio Gualandi fino al 30 marzo alla Galleria del Carbone, via del Carbone 18/a a Ferrara. Sempre aperta dalle 17 alle 20, sabato e festivi anche dalle 11 alle 12.30, chiusa il martedì.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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