«I figli delle Muse Inquietanti»:
50 artisti ferraresi raccontati da Gabriele Turola
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«I figli delle Muse Inquietanti»: 50 artisti ferraresi raccontati da Gabriele Turola.
Mette in luce un aspetto meno noto dall’artista ferrarese Gabriele Turola l’ultimo libro dedicato a lui dal critico d’arte Lucio Scardino e dallo studioso e ricercatore di storia locale Corrado Pocaterra.
Perché il volume “I figli delle Muse Inquietanti” – presentato il 27 febbraio 2025 nella sala di Giunta della Camera di commercio di Ferrara – è una raccolta di testi dove l’artista stesso tratteggia i profili di 50 artisti ferraresi tra il Novecento e il Duemila. Martedì 1 aprile 2025 alle 16 il libro I figli delle Muse Inquietanti” verrà presentato nella sala dell’Arengo del Comune di Ferrara, piazza Municipio 2, Ferrara.
Un’occasione per ricordare e conoscere meglio Gabriele Turola, disegnatore e pittore originale e un po’ a sé stante del panorama artistico ferrarese. Nato a Ferrara nel 1945 dove è morto nel 2019, dipingeva opere figurative surreali e molto colorate, piene zeppe di rimandi e allegorie, a metà tra il giocoso, il surrealista e l’esoterico. Chi lo ha conosciuto di persona lo ricorda per il suo modo di porsi schivo e controcorrente. Autonomo rispetto ai grandi movimenti artistici prestabiliti, ha sempre portato avanti una visione personale, curiosa, ironica e molto colta. Le sue opere sono state esposte a Ferrara, ma anche a Tel Aviv, Barcellona, Tokyo, Parigi, Berlino, Bruxelles, oltre che a Milano, Torino, Vicenza e in diverse gallerie internazionali.
Cresciuto con l’arte come riferimento familiare – era figlio naturale del gallerista Bruno Vignali – ebbe l’opportunità di avvicinare e conoscere grandi esponenti del Novecento dell’arte, in una città dove il direttore delle civiche gallerie Franco Farina organizzava mostre di grandi artisti come de Chirico, Morandi, Annigoni, Guidi, Saetti, Carlo Levi.
Di indole schiva, appassionato e curioso, Turola è stato inevitabilmente anche un grande osservatore. Assorbiva quanto il mondo gli mostrava per ridargli una forma tutta sua in versione disegnata e dipinta, ma – come ricorda questo nuovo volume – anche attraverso la scrittura. A intercettare e valorizzare questo suo talento descrittivo, da artista che osserva le opere di altri artisti, è stato Gian Pietro Testa, giornalista d’inchiesta, ma anche poeta e narratore. Quando Testa decide, soprattutto per motivi familiari, di lasciare il suo posto di redattore e inviato giornalistico del quotidiano “Il Giorno”, rientra da Milano a Ferrara, dove gli viene affidato l’incarico di capo redattore dell’Ufficio Stampa del Comune. È così che diventa direttore della rivista “Ferrara”, dove dal 1983 al 1990 raccoglie gli interventi di intellettuali, scrittori ed esperti di svariate discipline. I tanti aspetti della città vengono così raccontati e descritti attraverso le pagine di questo periodico stampato in diverse migliaia di copie, distribuito nelle circoscrizioni, ma anche nelle edicole e in luoghi di riferimento della comunità.
“Gian Pietro Testa – ha raccontato Lucio Scardino alla presentazione – ha conosciuto Gabriele a una mostra che io avevo dedicato a 20 artisti ferraresi ed è rimasto subito colpito dalla sua originalità e brillantezza di pensiero. Si rese conto che aveva una marcia in più, perché aveva la cultura nelle mani, ma anche nella testa. Perciò gli affidò per primo il compito di curare una rubrica dedicata a profili di artisti ferraresi sulla rivista ‘Ferrara’. A questo spazio diede il titolo di ‘Figli delle Muse Inquietanti’. Come se idealmente queste rappresentanti della cultura e delle arti uscissero dal celebre quadro di Giorgio De Chirico ambientato sullo sfondo del Castello Estense per contagiare i talenti che operavano a Ferrara”.
“Sfogliando questo volume sono incappato subito nella figura di Giovanni Boldini – ha fatto notare il vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna, Paolo Govoni – ma anche di tanti altri artisti meno conosciuti del nostro territorio. Il libro ripropone il ruolo strategico dell’arte e della cultura ferrarese. Ed è un contributo da valorizzare, perché ritengo che la cultura sia un elemento fondamentale quando parliamo di sviluppo, che da questo aspetto non può prescindere”.
Corrado Pocaterra ha quindi raccontato come il filone aperto dalla rivista comunale sia confluito poi sul periodico “La Pianura” della Camera di Commercio di Ferrara, “di cui mi sono occupato nel periodo segnato dalle presidenze di Alberto Roncarati e Paolo Govoni, dal 1999 al 2016”. Così le pagine della rivista hanno dato spazio ai ritratti che nel frattempo Gabriele Turola ha potuto continuare a scrivere. Dalla ricerca sono stati selezionati i profili di “50 artisti su cui era andato l’occhio di Gabriele e che riscontravano il suo gusto”.
Un’occasione per ripercorrere un secolo di produzione di pittori, disegnatori e illustratori estensi. Da Boldini e De Pisis fino a Zanni. Ed è bello farlo attraverso la penna e lo sguardo di un artista che si avvicinava con curioso interesse a quegli stili, quelle tecniche e quel sapere culturale e visivo. E che ripercorreva con la sua cifra stilistica le strade di chi lo ha preceduto, affiancato, contaminato.
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