Skip to main content

Mollare la presa, staccarsi e riconquistare autonomia. I lettori raccontano il modo e il momento in cui hanno lasciato andare amicizie e amori.

Solo un ricordo

Cara Riccarda,
sì, mi è successo quando ho smesso di sperare di incontrarlo e piano piano, col tempo, è diventato un ricordo come tanti altri, nulla di più.
A.

Cara A.,
evviva. Per fortuna anche i grandi amori, quando diventano a senso unico, finiscono. Rimangono in vita finchè gli diamo da mangiare, poi l’inedia arriva anche per loro se non c’è più nutrimento. Ognuno ha i suoi tempi di smaltimento, ma è inevitabile a un certo punto mettere via qualcosa che da solo non sta in piedi. Come siamo stati capaci di creare un mito esaltando qualità e sottostimando i difetti dell’altro, siamo anche in grado di sgonfiare tutto e andare avanti.
Riccarda

Liberarsi del passato

Cara Riccarda,
quando avevo poco più di vent’anni iniziai a frequentare Sara, che ai miei occhi ingenui appariva una buona amica, brillante e con tanta voglia di divertirsi.
Mi sbagliavo. Io per lei non ero che uno strumento e mi ha utilizzata per mesi chiedendomi spesso di essere complice di una sua storia d’amore parallela a quella col compagno ufficiale, o di consolarla nelle giornate buie, senza offrirmi in cambio una sincera amicizia.
Ho sofferto il giorno in cui, per un motivo talmente futile che per quanto mi sforzi non riesco più a ricordare, Sara ha deciso che non valeva nemmeno più la pena di rivolgermi la parola.
Ho smesso di soffrire quando, qualche mese dopo, con una telefonata inaspettata, ad un “ciao, come stai?” è seguita la frase “ho bisogno di un favore”. Ho risposto “ok” perché si trattava di una cosa da poco e la telefonata mi aveva colta impreparata. Ma da quel momento Sara mi è apparsa, e così la vedo ancora oggi, come una persona per la quale non vale la pena di provare nulla più che un po’ di compassione. Una persona che ogni tanto incontro per strada col suo sguardo sempre un po’ triste e l’atteggiamento nervoso e a volte imbarazzato, tipico di chi finge di non vederti.
Io invece mi sento libera, la saluto per prima, a volte accenno pure un sorriso, perché non provo più nulla di quello che avevo provato negli anni addietro.
Oggi per me Sara rappresenta uno dei tanti incontri del passato, dal quale ho imparato che quando allaccio una nuova amicizia è meglio partire un po’ coi piedi di piombo.
A.L.

Cara A.L.,
il tuo sguardo dritto contro i suoi occhi imbarazzati. Già questo ti dice, sulla lunga distanza, chi delle due sia libera. A vent’anni è facile credere che l’amicizia o l’amore siano per sempre. A volte succede, ma quando non è così, è una bella batosta soprattutto perchè a vent’anni l’amicizia e l’amore sono totali e non si concepisce nulla oltre.
I piedi di piombo con cui ora cammini sono l’accortezza che, maturando, si impara ad avere, il sesto senso che ci fa notare subito alcune dissonanze che, guarda caso, poi tornano sempre fuori.
Riccarda

Mente libera, liberamente

Buongiorno Riccarda,
quando qualcuno ha una forte presa sulla nostra mente, è praticamente presente in qualsiasi cosa facciamo, il suo pensiero ci segue anche quando siamo con gli altri, ci domandiamo cosa stia facendo, quando lo vedremo, se ha i nostri stessi pensieri, siamo sempre in trepidazione nella sua attesa. Nel mio caso, credo che il momento in cui ho abbandonato chi era sempre nella mia mente, è stato quando ho scoperto di non avere più quella trepidazione nella sua attesa. E, se non fremi nell’attesa di una persona alla quale sei legato, qualcosa sta scomparendo e qualcosa di altro si sta intromettendo: il distacco. In questa situazione, la sua presa non è più solida, molti interrogativi su cosa stia facendo o se ci sta pensando cominciano a svanire perché ci concentriamo più su di noi stessi e su cosa potremmo fare. Mi sono accorto di essere finalmente libero, quando vedendola, riuscivo a intravedere difetti ed egoismo che prima, con la mente completamente annebbiata dagli impulsi del cuore, non riuscivo a scorgere o accettavo inconsciamente. Con la mente libera, non c’è più la voglia di convivere con queste situazioni che prima si accettavano e nemmeno si tentava un compromesso, il distacco impedisce qualsiasi forma di comunicazione volta a un’intesa comune. Resta comunque una perdita per entrambi, un qualcosa che poteva essere e che non sarà più, ma è meglio così, se solo una delle parti è completamente presa, un rapporto non ha equilibrio ed è condannato a precipitare, lasciando i protagonisti in situazioni diverse. Chi esercitava la presa, è dispiaciuto per la ferita al suo ego, ritenendola una grossa sconfitta per le sue capacità di controllo sul partner. L’altra parte, si troverà in una situazione di indifferenza verso chi, sino a quel momento era tutto, scoprirà i pregi della mente libera e cercherà, facendo tesoro dell’accaduto, di non ripetere le stesse cose, o perlomeno di non farsi più annebbiare la mente. Ognuno di noi continua a modo suo, non bisogna dimenticare che le emozioni ci colgono sempre impreparati.
Gigi

Caro Gigi,
la mente libera, come dici tu, è illuminante rispetto a chi ci troviamo di fronte. Succedono circostanze, dettagli, intuizioni che ci liberano davvero da una presa troppo forte.
Mi è capitato, in amicizia, di ricordare a una persona che non era al centro del mondo. Non so spiegarmelo, ci sono soggetti che si sopravvalutano talmente tanto che trasferiscono in chi hanno di fronte lo stesso pensiero: anche tu mi devi stimare tanto come io stimo me stesso. Non è male, allora, allentare la presa e scansarsi un po’.
Riccarda

Potete mandare le vostre lettere a parliamone.rddv@gmail.com

tag:

Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it