Il suo mestiere è osservare, capire con gli occhi e puntare l’obiettivo. Sugli uomini, sulla città, su un momento. Marcello Traseticcio è un fotografo che lavora in un quotidiano romano e racconta per immagini cosa sta accadendo nella Roma degli anni Settanta quando Giorgio Chinaglia è un calciatore della Lazio indomito e Tommaso Maestrelli un allenatore che lo ha preso come un altro dei suoi figli. Le canaglie, edizioni Sellerio, di Angelo Carotenuto è un libro sui legami forti, la dedizione al lavoro, l’amicizia e l’amore. Come quello fra Maestrelli e la moglie Lina, due persone che, quando si ritagliano un momento di serenità senza figli né squadra, sono l’esempio di cosa voglia dire insieme. E Marcello riesce a ritrarli in una foto, che regalerà loro molti anni dopo: “per una foto un uomo e una donna sono i soggetti più importanti, il loro è un amore a tempo, a rischio, breve, minacciato, fragile. I paesaggi al contrario sono eterni, io ho avuto sempre tanta fretta. Quella posa era come ‘na caraffa piena d’acqua che prima o poi si svuota. Siamo cecchini con un colpo solo e io lo avevo usato bene. Erano bellissimi”.
L’amore è anche quello tra Marcello e la moglie Maria a cui il mestiere di Marcello ha sottratto tempo e condivisione, una colpa che Marcello si porta addosso, ma che non cerca di espiare fintamente: “mi consegnavo a un esilio per non guardare in faccia il mio peccato, il castigo che da qualche cielo certo mi veniva”. Quando, però, la malattia gli sta strappando Maria, Marcello consegna alla moglie la sua più bella dichiarazione d’amore, quella di tutta una vita. Non sarà questo l’unico dolore per Marcello, che dovrà anche affrontare un mistero riguardo la figlia verso la quale non smetterà di dedicare il senso dei suoi giorni, “condannato a vivere”, nell’attesa e nel ricordo.
I giornalisti del quotidiano scrivono e Marcello completa con le foto le storie che sarebbero storie a metà se l’immagine non comunicasse lo stupore, l’ombra, le mani nei capelli di chi è di fronte a un morto ammazzato. Sono gli anni delle manifestazioni studentesche, degli scioperi per il rinnovo dei contratti, delle bombe, della criminalità, dei rapimenti e dell’omicidio Pasolini. Il fotografo Marcello Traseticcio c’è in questa Roma divisa dove i giocatori della Lazio sono uomini anche fragili, di cui il fotografo conosce gli azzardi e gli errori. E li osserva, fuori dall’obiettivo della Leica, con l’occhio di un uomo a cui è toccato in sorte di dedicarsi all’unica persona che per caso gli è toccato vivere, “la sola che di volta in volta ha posato il famoso dito sul pulsante per scattare le sue foto”.
Il giornalista Angelo Carotenuto presenterà Le canaglie al Microfestival delle storie mercoledì 24 marzo alle 18.30. Dialoga con l’autore Riccarda Dalbuoni.
Riccarda Dalbuoni
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
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