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Come si fa a prendere le misure nei rapporti? Lasciamo fare all’istinto? I lettori raccontano come le relazioni siano un modo per misurare e misurarsi.

Ridurre le distanze

Cara Riccarda,
mi capita tutti i giorni, e mi sorprendo sempre come sia più facile da farsi che da dirsi. E’ una questione di allenamento: sta tutto nel non aver paura di ridurre la distanza.
Elisabetta

Cara Elisabetta,
conoscevo una persona che per paura di accorciare le distanze congelava tutto in attesa dell’altro, che però faceva lo stesso gioco. E allora i due stavamo semi immobili, risparmiando sugli slanci e la spontaneità. E infatti si sono persi, ciascuno a galleggiare nei propri ghiacci polari.
Riccarda

La vacuità dei modelli

Cara Riccarda,
cercavo una persona, avevo in mente un tipo preciso, non ero disposta ad accontentarmi di niente e di diverso. Il tatto e la vista dovevano imporsi sul resto. Poi un giorno non so cosa sia successo, conosco una persona molto diversa rispetto al modello che avevo in mente, non ci bado neppure, eppure oggi mi accorgo che ha rimepito i miei pensieri. Lui è l’opposto di ciò che cercavo, ma è esattamente ciò che vorrei. Misurato giusto al millimetro sul mio essere, incastrato perfettamente con la mia anima. E la sua brilla.
Debora

Cara Debora,
benedetto questo disallineamento tra ciò che avevi in testa e ciò che la vita ti ha offerto. Se trovassimo esattamente ciò che cerchiamo, non esisterebbero più sorprese e incontri inattesi.
È che ci affezioniamo ai nostri desideri modello, li enfatizziamo soprattutto quando stanno perdendo smalto perchè spaventa affidarsi all’ignoto. Per fortuna succede di distrarci un attimo dalle nostre fissazioni e arriva il nuovo, tutto il bello da scoprire.
Riccarda

Nuovi stimoli

Cara Riccarda,
i ritmi di ogni giorno spesso mi catturano e quasi inconsapevolmente mi ritrovo seduta a guardare il tempo che scorre e a lasciare che la quotidianità nel suo ripetersi guidi le giornate.
In questi momenti, allo stesso tempo frenetici e apatici, a volte mi fermo a pensare che non semplicemente un rapporto, ma la vita stessa, chieda di risvegliarsi con nuovi stimoli, che partano da noi stessi e si misurino poi con l’insieme.
Poi i pensieri scorrono, uno dopo l’altro, e mi portano a pensare all’importanza del sentire insieme, al pathos come “forza vitale della nostra esistenza umana”, al condividere emotivamente per poi crescere misurando se stessi e l’altro.
Credo che in questo modo, certamente non semplice ma possibile, guardandosi dentro nella ricerca costante di nuovi stimoli, ciò che sta intorno a noi e che è sempre stato possa diventare più ricco l’incontro riprendere vita ogni giorno.
Anna

Cara Anna,
facciamo spesso l’errore di considerare immutabile sia il nostro mondo interno sia l’ambiente in cui viviamo. Ma siccome, nella realtà, non è così, sfuggono i cambiamenti che ci attraversano ogni giorno e cadiamo nella noia. Se, invece, davvero ci considerassimo immersi nello scorrere (spesso impetuoso) di un fiume, faremmo meno resistenza e vedremmo di più i fenomeni e la loro ricchezza.
Riccarda

L’autonomia dell’amore

Cara Riccarda,
leggendo le tue parole mi sono persa a pensare alla mia storia, alla storia della mia vita.
Quando abbiamo scelto di stare insieme, insieme per sempre, qualche amico ha commentato “sei mesi e poi vediamo..”. A me dispiaceva per loro. Il mio sarebbe stato l’amore più bello della storia. Niente a che vedere con le loro storie noiose dove la quotidianità rendeva tutto quasi inutile.
La fase dell’innamoramento è durata a lungo, altrochè sei mesi e poi, ma me ne accorgo adesso leggendo le tue righe, è arrivata la fase delle misure. Un po’ per gioco, qualche volta perché nella vita ci devi mettere impegno, qualche volta senza accorgercene, ci siamo misurati.
Non lo so perché ma con noi alla fine è prevalso il non prendersi le misure. Conoscersi nei particolari, stare insieme senza ansie, il non aspettarsi perché sappiamo dove trovarci è una cosa che ci ha uniti. Un equilibrio di piacere, di amicizia, di amore, di tempo da dedicarci.
V.

Cara V.,
mi ha colpito la non attesa l’uno dell’altra perchè sapete dove trovarvi. È una cosa bellissima che azzera ogni ansia di ricerca. È come se entrambi sapeste che qualsiasi distanza ciascuno potrà autonomamente percorrere, l’altro ci sarà sempre e non scapperà. Non credo sia solo una questione di fortuna, è l’impegno che avete messo trasformando quei sei mesi in una vita insieme.
Riccarda

Potete inviare le vostre lettere a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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