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Continuano le sempre meno velate minacce alla stabilità economica dell’Italia in riferimento all’esito del referendum ma anche, come scrive qualcuno, semplicemente perché la speculazione agisce dove trova terreno fertile per aumentare i guadagni e quindi prescinde dal referendum stesso.

Probabilmente sono vere entrambe le visuali, ma a questo punto sarebbe interessante capire come funziona questa speculazione.

Il punto centrale sono i rendimenti dei BTP, rendimenti condizionati dalla variazione su acquisti o vendite degli stessi che conseguentemente determinano l’interesse. Importante è sapere che:
– i BTP offrono rendimenti a tasso fisso e questo rende possibili le considerazioni che faremo di seguito;
– sulla quota del debito pubblico italiano incidono per circa 1.600 miliardi e quindi è su questa somma che agisce la speculazione.

La speculazione si può fare sia se l’interesse sulle nuove emissioni aumenta sia se questa diminuisce perché in entrambi i casi esiste un mercato secondario sul quale questi titoli possono essere sempre messi in asta. Di conseguenza se il rendimento sui nuovi BTP si abbassa, quelli che ne hanno acquistati ad un tasso di interesse maggiormente remunerativo possono rivenderli complicando la vita a chi ne sta vendendo di nuovi. Se l’interesse proposto sui nuovi è più alto, chi ha acquistato a meno può rivendere abbassando il valore stesso del BTP in suo possesso in modo che per chi compra sia indifferente comprare il nuovo o il vecchio.

Per una spiegazione più approfondita ho trovato questo articolo a cui rimando, perché qui si cerca semplicemente di fare informazione corretta http://www.comeinvestiresoldi.it/bot-e-altri-titoli-di-stato/btp-valore-nominale/ oppure http://www.comeinvestiresoldi.it/bot-e-altri-titoli-di-stato/investire-in-btp/

Il governatore della BCE, Mario Draghi, come si sa sta acquistando Titoli di Stato italiani nella misura di circa 9 miliardi al mese che fanno circa 108 miliardi in un anno con l’operazione denominata Quantitative Easing e che è prevista fino al 2017 ma che sembra possa anche continuare (inizialmente, si precisa, il programma prevedeva una durata di 19 mesi e acquisti per 60 miliardi all’anno e la quota riservata all’Italia in totale era di 167 miliardi. Poi è variata la quantità mensile, portata a 80 miliardi, ed esteso il periodo lasciando incertezza sulla durata finale). Avverte però in questi giorni “pre – referendum”che tali acquisti sono finalizzati all’aumento dell’inflazione e quindi, seppur assicura che nel caso di vittoria del no saranno effettuati acquisti supplementari ciò avverrà solo per qualche settimana. Sarà il MES (ESM) a doversi occupare di eventuali altre e successive necessità.

Cosa vuol dire questo? C’è una bella differenza tra un acquisto effettuato da una Banca Centrale e un acquisto effettuato dal Fondo di aiuti per gli Stati dell’eurozona istituito con il MES.

Primo caso: una Banca Centrale può effettuare tutti gli acquisti di BTP che vuole perché è l’unico Ente che può andare in negativo senza conseguenze (dichiarazioni in tal senso chiarificatrici dello stesso Draghi che potrete trovare qui https://m.youtube.com/watch?v=mA2cK83SeQw ). Una Banca Centrale spende e non deve dar conto a nessuno se non allo Stato da cui dipende (e qui il primo problema: da chi dipende la BCE?). Nel suo “bilancio consolidato” gli acquisti di BTP effettuati sul mercato vengono semplicemente annullati e causano un abbassamento del debito pubblico, e qui spiego. Se io ho un debito con Tizio e a ricevuta di questo debito gli do un foglietto con su scritto “alla scadenza ti ridarò la cifra x”, quando estinguerò il mio debito lui mi ridarà quel foglietto. La mia obbligazione è estinta, prendo il foglietto e lo strappo, non esiste più.
Vedere per questo il bilancio della Gran Bretagna degli ultimi anni che si è ricomprato qualche centinaio di migliaia di sterline del suo debito e di conseguenza lo ha annullato dal suo bilancio (potete scaricare da qui un paper molto interessante sull’argomento www.monetazione.it/DocumentiScaricabiliCobraf/77_PDF.pdf oppure cercare qualche dichiarazione di Claudio Aquilini Borghi o altri, insomma affermazioni documentabili e dimostrabili).
La domanda è: perché il nostro debito continua a salire nonostante gli acquisti della BCE effettuati a mezzo Bankitalia da qualche anno? E perché Draghi ci rimanda al MES? di seguito.

Secondo caso: quando il MES acquista titoli pretende garanzie a supporto e prevede penalità. Della serie, abbiamo una Banca Centrale che può fare quello che dovrebbe fare per istituto ma non qialcuno decide diversamente. Perché? Perché la filosofia dell’euro, dei trattati europei e delle sue istituzione è che noi dobbiamo sempre agire sul mercato libero, tenere fuori gli Stati, ognuno deve fare per se e il debito non deve essere estinto (altrimenti di cosa vivrebbero i mercati?). Ai lettori il giudizio sulle convenienze di questo sistema!

Cerchiamo ora di collegare il tutto di nuovo alla proposta riforma costituzionale e al referendum del prossimo 4 dicembre. Il tutto, nell’ottica di comprendere bene i messaggi che vengono lanciati attraverso TV e giornali dai nostri rappresentanti politici, cioè alla ricerca del messaggio reale dietro le parole.

Per farlo bisognerebbe sempre stare negli spazi o tra le righe, facciamo un esempio semplice andando a pescare una dichiarazione di Renzi: “Il giorno dopo il referendum, se le cose andranno bene, chiederò al Parlamento di mettere il veto sul bilancio europeo se l’Unione non cambia atteggiamento sulla politica sui migranti. Sull’immigrazione bisogna voltare pagina”.

Che bisogno c’è di aspettare l’esito del referendum per fare un’operazione del genere? Se si è ravvisato la scorrettezza del bilancio europeo si contesta a prescindere e in virtù dell’interesse nazionale. Con questo atteggiamento invece il messaggio è chiaramente ai soli fini elettorali e di interessi personali: faccio se votate per me, altrimenti…

E dello stesso tenore il Ministro Gentiloni: “Il referendum domenica in Italia non riguarda soltanto alcuni aggiustamenti del funzionamento delle istituzioni del paese. Le poste in gioco sono molto più elevate e riguardano l’Europa intera. L’approvazione di queste riforme stabilizzerà il nostro paese e accelererà ulteriormente il cammino delle nostre riforme”.

Negli spazi o tra le righe c’è scritto anche qui altro. Che in realtà le nuove regole previste dalla riforma costituzionale non sono importanti per il nostro Paese ma per la sua integrazione nel sistema europeo, comprese le storture che abbiamo visto sopra e compresa la speculazione finanziaria. Quindi la stabilità significa che tutti questi meccanismi saranno ancora più automatici e grazie alle previsioni dei nuovi art. 55 e 70 e 117, grazie ai quali i Trattati Europei salgono a rango Costituzionale, sarà molto più complicato discostarsene.

Interessi dei cittadini e interessi portati avanti dai riformatori sono completamente agli antipodi. Di questo non se ne parla, ovviamente, ma si va avanti per spot e problemi marginali.

Ultima nota sullo spread, che comunica da solo in quanto tale e in forza semplicemente di un numero. In questi giorni sta salendo ed è arrivato a quota 190, ne ho già scritto su queste pagine poco tempo fa per cui non mi ci soffermo più di tanto. Se si eliminasse la speculazione o se semplicemente la si controllasse tramite operazioni di banche centrali che acquistino nella maniera descritta sopra e se a corredo i parlamenti nazionali o addirittura a livello di parlamento europeo (ops: il parlamento europeo non può fare leggi!!!) facessero delle leggi contro la speculazione sugli stati mettendo l’interesse nazionale e dei cittadini davanti agli interessi della finanza. In questo caso: lo spread sarebbe un problema?

Lo spread è un problema e lo sarà fino a quando si vorrà che lo sia così come la speculazione. Semplice. Ora si capisce perché mi piace pensare, e dire, che basta un NO, non per rimanere fermi ma per pretendere un serio cambiamento.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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