Giorno: 8 Marzo 2021

Trasporto pubblico: “Anche i conducenti di bus e taxi vanno protetti con il vaccino”.

 

Cna Fita scrive all’Ausl di Ferrara e chiede che anche gli operatori del trasporto siano inseriti tra le categorie a rischio – Facciamo il punto sulle difficoltà di un settore che ha visto il proprio fatturato ridursi del 70&%.

Anche il personale delle aziende di trasporto persone deve essere vaccinato al più presto. Autisti di bus e pullman, tassisti, conducenti di aziende NCC, accompagnatori, svolgono un servizio essenziale a continuo contatto con i numerosi utenti del trasporto pubblico locale e del trasporto scolastico ed è quindi necessario proteggerli dal rischio di contagio.

E’ questa la richiesta che Cna Fita – l’associazione delle aziende di trasporto aderenti a Cna – ha inviato oggi alla Direttrice generale dell’ASL di Ferrara Monica Calamai, al Direttore sanitario Emanuele Ciotti e al Sindaco Alan Fabbri.

“E’ una richiesta che viene dagli imprenditori del settore e dai loro collaboratori e dipendenti – spiega il responsabile di Cna Fita Ferrara Lorenzo Folli, che ha firmato la lettera – Il trasporto pubblico è un servizio essenziale che obbliga gli operatori a venire a contatto con decine di persone ogni giorno: per questo è necessario metterli in sicurezza al più presto”.

Il settore del trasporto persone, aggiunge Folli, è uno dei più colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia: “le aziende private del trasporto persone hanno subito un calo di fatturato, nei mesi del lockdown, pari al 70%. Il motivo è presto detto: traggono gran parte del proprio reddito d’impresa dal turismo, che da mesi è fermo, e nemmeno la breve riapertura estiva è bastata alla ripresa del settore”.

Scaturiscono da qui una serie di richieste che il settore ha avanzato a livello regionale e nazionale, confidando nelle misure economiche che il governo metterà in campo con l’atteso “Decreto sostegno”.

“Il settore – spiega Folli – ha bisogno di ristori a fondo perduto calcolati sull’intero periodo dell’emergenza Covid e commisurati agli effettivi cali di fatturato subiti. Inoltre, bisogna mettere a punto una serie di agevolazioni che tengano conto della forte riduzione di attività subita durante l’emergenza: premi assicurativi, bolli, tariffe sui rifiuti vanno ricalcolate in base ai pochi chilometri percorsi dall’inizio del 2020. E non bisogna dimenticare gli investimenti che il settore ha dovuto sostenere per dotarsi di dispositivi di protezione anti Covid, nel rispetto dei protocolli di sicurezza”.

A livello regionale serve maggiore integrazione tra pubblico e privato: “l’emergenza Covid – spiega Folli – con la necessità di ridurre la percentuale di posti occupati, ha accresciuto la richiesta di mezzi  per il trasporto pubblico locale. Sarebbe quindi importante rispondere alla maggiore richiesta con un maggiore coinvolgimento delle imprese private nel trasporto pubblico locale, nella sostituzione di linee ferroviarie e nel trasporto scolastico. I contratti di trasporto scolastico vanno  inoltre prorogati e vanno previsti equi rimborsi erogati direttamente alle imprese e non tramite le amministrazioni comunali”.

 

Emilia Romagna: pagamento del bollo auto rinviato.

 

Finanze. La Regione rinvia al 31 luglio 2021 il pagamento del bollo auto in scadenza dal 1 aprile al 31 maggio. L’assessore Calvano: “Sospendiamo la tassa perché siamo consapevoli delle difficoltà che i cittadini stanno vivendo a causa della pandemia”

In Emilia-Romagna ci sarà tempo per pagare fino al 2 agosto 2021, sia per i proprietari di automobili che di autocarri

Bologna – In Emilia-Romagna, il pagamento del bollo auto in scadenza dal 1 aprile al 31 maggio 2021 è sospeso fino al 31 luglio 2021. La Giunta regionale guidata dal presidente Bonaccini ha approvato la delibera che sospende il pagamento della tassa automobilistica, sia per i proprietari di automobili che di autocarri.

Come accaduto lo scorso marzo e lo scorso dicembre, dunque, e visto il perdurare di questa fase emergenziale, la Regione ha scelto di prorogare la scadenza del pagamento del bollo auto, senza aggravio di costi per ritardato pagamento.

“Abbiamo deciso di adottare nuovamente questo provvedimento consapevoli delle difficoltà che tutti i nostri cittadini stanno vivendo a causa della pandemia- spiega l’assessore regionale al Bilancio, Paolo Calvano-. E come già in precedenza, abbiamo scelto di procrastinare una tassa di competenza regionale”.

Il provvedimento
La delibera approvata sospende sino alla data del 31 luglio il termine di pagamento delle tasse automobilistiche in scadenza dal 1° aprile al 31 maggio 2021, con termine ultimo di pagamento rispettivamente alla data del 31 maggio 2021 e 30 giugno 2021.

I pagamenti dovuti nel periodo di sospensione sono effettuati senza l’applicazione di sanzioni e interessi se corrisposti entro il 2 agosto 2021, primo giorno lavorativo dopo il 31 luglio. In caso di mancato pagamento entro il 2 agosto, le sanzioni verranno però conteggiate dalla scadenza ordinaria.

La sospensione del termine di pagamento non impedisce il versamento volontario. /BM

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia Romagna: 8 marzo 2021

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: 2.987 nuovi positivi, di cui 1.408 asintomatici. 838 i guariti. Vaccinazioni: oltre 487mila dosi somministrate.

Poco meno di 17.500 i tamponi effettuati. Il 94% dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media nei nuovi positivi è 41 anni. 50 i decessi.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 282.616 casi di positività, 2.987 in più rispetto a ieri, su un totale di 17.492 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri, il 17%, non è assolutamente indicativa dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati, che la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei giorni festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti principalmente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, in maggioranza già immunizzati, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, e le persone dagli 85 anni in su; proseguono le prenotazioni per quelle dagli 80 agli 84 anni, iniziate il 1^ marzo. Poi il personale scolastico e universitario e le forze dell’ordine.

Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate.

Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 487.051 dosi; sul totale, 155.615 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 1.408 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 631 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 956 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 41 anni.

Sui 1.408 asintomatici, 709 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 129 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 24 con gli screening sierologici, 8 tramite i test pre-ricovero. Per 538casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 844 nuovi casi, seguita da Modena (530). Poi Rimini(380) e Reggio Emilia (312), quindi Cesena (182), Ferrara (177), Forlì (138), Ravenna (130), Parma (129) e Imola(126). Infine, la provincia di Piacenza (39).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 12.471 tamponi molecolari, per un totale di 3.550.630. A questi si aggiungono anche 8 test sierologici e 5.021 tamponi rapidi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 838 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 214.771.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 57.018 (+2.099 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 53.772 (+1.948), il 94,3% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 50 nuovi decessi: 1 a Parma (una donna di 85 anni); 5 in provincia di Reggio Emilia (due donne, di 90 e 91 anni, e 3 uomini rispettivamente di 82, 83 e 90 anni); 6 nel modenese (5 donne – di 50, 73, 2 di 87, 91 anni – e un uomo, di 76 anni); 24 in provincia di Bologna (16 donne – una di 47, 2 di 74, 2 di 78, 2 di 80, una di 81, 2 di 85, una di 87, 2 di 90, una di 93, una di 94 e una di 95 anni; 8 uomini, rispettivamente di 56, 71, 75, 77, 81, 83, 91, 89 anni); 6 in quella di Ferrara (4 donne – di 78, 88, 91, 97 anni – e 2 uomini, entrambi di 84 anni); 5 nel ravennate (2 donne, di 91 e 92 anni, e 3 uomini, rispettivamente di 65, 66 e 81 anni); 3 in provincia di Forlì-Cesena(tutti uomini, di 63, 78 e 83 anni). Nessun decesso nelle province di Piacenza e Rimini.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 10.827.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 286 (+3 rispetto a ieri), 2.960 quelli negli altri reparti Covid (+148).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 10 a Piacenza (invariato rispetto a ieri), 14 a Parma (invariato), 26 a Reggio Emilia (invariato), 54 a Modena (invariato), 84 a Bologna (invariato), 24 a Imola (+1), 28 a Ferrara (+1), 12 a Ravenna (+1), 5 a Forlì (invariato rispetto a ieri), 6 a Cesena (-1) e 23 a Rimini (+1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 20.469 a Piacenza (+39 rispetto a ieri, di cui 26 sintomatici), 19.183 a Parma(+129, di cui 75 sintomatici), 35.442 a Reggio Emilia (+312, di cui 137 sintomatici), 49.302 a Modena (+530, di cui 347 sintomatici), 59.236 a Bologna (+844, di cui 424 sintomatici), 10.120 casi a Imola (+126, di cui 60 sintomatici), 16.317 a Ferrara (+177, di cui 45 sintomatici), 21.519 a Ravenna (+130, di cui 71 sintomatici), 10.799 a Forlì (+138, di cui 100 sintomatici), 13.463 a Cesena (+182, di cui 114 sintomatici) e 26.766 a Rimini (+380, di cui 180 sintomatici).

8 marzo: perché detesto lo sbandierar di mimose

 

Detesto la Festa della Donna e non perché le donne non meritino una festa; detesto tutto lo sbandierare di mimose la cui unica attrattiva è quel meraviglioso giallo splendente e un po’ di profumo effimero; detesto gli auguri accompagnati da un grande sorriso sotto le mascherine, segni inseparabili del nostro tempo, e quel guizzo di protagonismo orgoglioso che le donne riservano alla data dell’8 marzo, camminando fiere per strada, almeno per un giorno.
Mi accorgo che, più che detestare, provo la tristezza destinata alla vista di creature fatte uscire dai recinti, esibite e coperte di complimenti e lusinghe per poi rientrare in cattività.
Le donne meritano ben più di questa ricorrenza che dura il tempo di 24 h e poi sfuma nel nulla, in attesa dell’annata successiva.
Penso a quelle costrette a rinunciare ai loro sogni annientandosi in vite che non  appartengono loro, a quelle abbandonate a crescere da sole i figli, alle donne picchiate, derise, tormentate, uccise a ogni latitudine geografica, a quelle relegate al ruolo e funzione di ‘serva’, a quelle a cui è negato il lavoro perché donne e quelle che di notte non dormono col pensiero di come far campare la famiglia. Penso a tutte coloro che in un modo o nell’altro hanno dato un pesante contributo all’immagine di genere ancora molto lontana da equità, giustizia, merito e riconoscimento.
Altro che festa! Non è sufficiente festeggiare, anche se il significato dell’8 marzo attinge a una storia passata da non dimenticare: quel 1911 a New York nella fabbrica Triangle perirono in un incendio 146 persone fra cui 123 donne di origine italiana ed ebraica, e quell’8 marzo 1917 a San Pietroburgo, quando le donne manifestarono per invocare la fine della guerra in una Russia ridotta alla fame.
La storia non va dimenticata e la storia delle donne men che meno, accompagnata com’è da un lunghissimo iter lastricato di sofferenze e grandi vuoti sociali. Quella che è stata proclamata dall’ONU “Giornata internazionale della donna” è svilita nel tempo, spesso ridotta – in epoca pre Covid – a occasione, neanche tanto rara, di ritrovi  festaioli con sbaraccate ridanciane davanti a spogliarellisti, leonesse per un giorno davanti all’immagine del maschio ridicolizzato.
Forse questo periodo di costrizione ha aiutato anche a ridimensionare questa storpiatura, riconducendo la ricorrenza alla sana riflessione e a un necessario bilancio che ci riguarda da vicino.
Continuiamo pure a sbandierare le nostre mimose, come vessilli rivoluzionari, come è stato in molte altre rivoluzioni colorate – la rivoluzione dei garofani in Portogallo, quella dei gelsomini nella Tunisia della Primavera araba, quella delle rose in Georgia, quella dei tulipani in Kirghizistan… – e non dimentichiamoci dei restanti 364 giorni dell’anno. Perché, oltre a festeggiare, dobbiamo difenderci, affermarci, sostenerci, esercitare tutto il nostro coraggio, la nostra voglia di essere donne consapevoli del proprio valore sempre, e non solo a ritagli.

In copertina : New York,  l’incendio nella fabbrica di camicie Triangle in cui il 25 marzo 1911 perirono 146 persone (123 donne)

Coronavirus: piano vaccini, Nursing Up.

 

Coronavirus, Nursing Up, Piano Vaccini: il Sindacato Nazionale Infermieri invia proposta piano operativo al Commissario all’Emergenza, il Generale Figliuolo. De Palma: «Coinvolgere subito gli infermieri dipendenti, possiamo immunizzare gli italiani in un periodo dai 2 agli 8 mesi»

ROMA 8 MAR 2021 – «Occorre una svolta, decisiva e immediata, nel piano vaccini. Per questa ragione informiamo gli organi di stampa che, a seguito dei contatti intercorsi con l’entourage del Generale Figliuolo, nuovo Commissario Straordinario all’Emergenza Sanitaria, abbiamo inviato nelle ultime ore una nostra proposta che prevede il coinvolgimento concreto degli infermieri dipendenti . Parliamo di quelli che non sono già impegnati nel lavoro straordinario per le ASL . DOVREBBERO ESSERE  Oltre 100mila e aspettano da tempo solo di essere “chiamati alle armi”».

Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, ci illustra piano per una vaccinazione di massa, estremamente “maneggevole”,  che nel periodo tra 2 e 8 mesi, dipenderà dalle scelte della struttura commissariale e dalle risorse economiche a disposizione,  dovrebbe permettere di immunizzare tutti gli italiani. 

I vertici del sindacato, da sempre vicini non solo alla causa degli infermieri ma anche e soprattutto a quella dei malati e dei pazienti, hanno pensato di interpellare direttamente il Generale Figliuolo con la speranza che finalmente, dopo “gli orrori” del piano Arcuri, si possa mettere in atto una sinergia concreta tra le parti in causa, ovvero struttura commissariale, Governo, Regioni e quei sindacati  che conoscono fin troppo bene le potenzialità professionali degli infermieri, la categoria in assoluto più esposta al rischio dal primo giorno di questa pandemia, quella che più di altre è stata capace di reggere il peso dell’emergenza, ma anche quella che possiede le qualità e gli strumenti per consentire all’Italia di uscire fuori dall’incubo entro l’anno in corso.

Ecco i punti nodali della proposta. 

– Lavoro di squadra tra infermieri dipendenti, centri unici prenotazione regionali, strutture ASL che già operano nel contesto vaccinale e Protezione Civile. Obiettivo: immunizzazione di massa a partire da aprile 2021.

– Possibilità di vaccinare gli italiani  anche “porta a porta”, attività che potrebbe essere agevolata dal sostegno delle forze armate o la protezione civile secondo le indicazioni  meglio dettagliate nel piano.    

– PREVISTE 86 milioni di somministrazioni circa (prima e seconda dose). Questo numero, che può aumentare in base al bisogno, tiene conto dei numeri necessari per raggiungere 115 milioni di somministrazioni di vaccino  al netto delle somministrazioni già effettuate e di quelle che continueranno ad effettuare le strutture delle asl già operative sul territorio.

CHI METTERA’ IN ATTO GLI OBIETTIVI: Ci sono oltre 256 mila infermieri dipendenti del SSN. Di questi ultimi, sempre  indicativamente e di media, oltre 100 mila non svolgono prestazioni extra ordinarie, questo significa che tali professionisti possono mettersi a disposizione “dopo il loro orario di servizio”, per garantire la presenza nei centri vaccinali o per recarsi a domicilio (nel caso del sotto progetto ipotizzato).

Sono loro il perno della missione, e sono pronti a raccogliere le redini operative del piano vaccini, coadiuvando i volontari della protezione civile e i medici di base (questi ultimi riescono a garantire solo 5 milioni di somministrazioni, secondo le previsioni del recente accordo Governo-Regioni). Tra gli infermieri pubblici dipendenti circa 30000 operano già sul territorio e lo conoscono bene.  

COME RAGGIUNGERE L’IMMUNITA’ DI MASSA IN BREVE TEMPO: Nursing Up propone, declinandone le specifiche tipologie realizzabili, la creazione di specifici centri vaccinali smart, oltre alle attività RESAE direttamente al domicilio del cittadino. Vengono pertanto dettagliati gli obiettivi raggiungibili: un numero complessivo di somministrazioni  pari a 86.400.000, che possono essere incrementate considerevolmente o diminuite ( il progetto è elastico), in base ai numeri prodotti dalle asl, dai medici di famiglia e specializzandi, e dagli altri soggetti che operano per le asl.

Il progetto potrebbe realizzarsi in tempi inferiori rispetto a quelli previsti ed a costi che potrebbero scendere anche sotto il 40 % delle cifre  sopra ipotizzate .

Infatti l’obiettivo numerico di somministrazioni attese, potrebbe essere ridotto a circa 35.000.000 di somministrazioni , in luogo delle 86.400.000 ipotizzate (con conseguente riduzione dei costi).

Infatti, nel caso di riduzione dell’obiettivo numerico delle somministrazioni, all’obiettivo del numero delle inoculazioni prefissato dovrà  essere portato in detrazione il numero coincidente con la  massa di vaccinazioni che il sistema riesce già ad effettuare attraverso i centri vaccinali delle ASL (quelli operativi alla data di attivazione di questo programma), nonché i numeri di vaccinazioni attese, che discenderanno dalle attività di somministrazione erogate dalla protezione civile e dal sistema di volontariato (almeno 20 milioni). Inoltre , il numero di somministrazioni attese dovrà essere ulteriormente ridotto tenendo conto di  quelle che saranno in grado di effettuare le 7336 unità di personale (2514 infermieri, 4678 medici e 144 assistenti sanitari), ingaggiate tramite il bando Arcuri, che secondo lo stesso Commissario, con nota ascritta sul DL Sostegni, dovrebbero essere pari a circa 60 milioni di vaccinazioni. 

FONDI: in piccola parte ci sono già ! Abbiamo quelli delle prestazioni aggiuntive, ovvero 50 euro lordi l’ora, li prevede il comma 464 della finanziaria 2021. Fin ora non sono stati utilizzati, e sono pari a 100 milioni per il 2021 e 100 se necessario per il 2022. Gli infermieri vanno pagati con questi fondi, i professionisti vanno retribuiti adeguatamente, e non accettiamo in alcun modo “vie traverse” e pericolosi contentini. 


Il costo complessivo di tutta l’operazione, se si opta per il numero massimo di vaccinazioni previste, assicurerebbe anche prestazioni a domicilio per persone anziane e/o che non possono muoversi da casa, è di poco più di 700 milioni di euro, che potrebbe  scendere fino a poco più di 400 milioni  di euro se il resto delle strutture che si occupano della macchina vaccinale mantengono le loro promesse. Nulla se si pensa a quello che c’è in ballo e agli enormi benefici che i cittadini italiani ne trarrebbero.

 

Studenti delle superiori alle prese con i veri dati del CERN in Emilia Romagna.

 

Sono circa 200 le studentesse e gli studenti delle scuole superiori emiliane che dall’11 marzo, a cominciare da Ferrara e Parma, potranno fare esperienza diretta di come funzionano le ricerche del CERN. Le Università di Bologna, Ferrara e Parma collaborano anche quest’anno all’organizzazione delle Masterclass internazionali di fisica delle particelle, coordinate in Italia dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

Grazie a questo progetto, le ragazze e i ragazzi saranno accompagnati da ricercatori e ricercatrici in un viaggio alla scoperta delle proprietà delle particelle ed esploreranno direttamente i segreti dell’acceleratore LHC (Large Hadron Collider) del CERN, analizzando i veri dati degli esperimenti.

Si parte l’11 marzo con gli incontri di Parma e Ferrara in cui si svolgeranno lezioni teoriche e seminari introduttivi, mentre il 16 marzo si terrà la prima Masterclass vera e propria organizzata dall’Università di Ferrara, a cui seguiranno il 17 marzo le Masterclass di Bologna e di Parma. A Bologna si continua anche il 18e il 19 marzo.

Le giornate prevedono attività divise tra seminari sugli argomenti fondamentali della fisica delle particelle ed esercitazioni al computer su uno degli esperimenti dell’acceleratore LHC di Ginevra, il tunnel di 27 km, a 100 metri sotto terra, dove le particelle si scontrano quasi alla velocità della luce. Studentesse e studenti potranno analizzare i veri dati di LHC provenienti dagli esperimenti ATLAS, ALICE e LHCb, per scoprire il mondo delle particelle e di tutte le loro caratteristiche.

Alla fine di ogni giornata, proprio come in una vera collaborazione di ricerca internazionale, ci sarà un collegamento in videoconferenza con il CERN e i giovani partecipanti alle Masterclass di tutto il mondo, per discutere insieme i risultati emersi dalle esercitazioni.

Quest’anno è la prima volta che partecipa anche l’Università di Parma e lo fa nell’ambito del progetto europeoITN EuroPLEx. Il 17 marzo si collegheranno con altre sedi all’interno di questa rete, Madrid, Edinburgo e Regensburg.

L’iniziativa, giunta alla 17° edizione, fa parte delle Masterclass internazionali organizzate da IPPOG (International Particle Physics Outreach Group) e, in Italia, dall’INFN. Le Masterclass si svolgono contemporaneamente in 60 diversi paesi, coinvolgono oltre 200 tra i più prestigiosi enti di ricerca e università del mondo e più di 13.000 studenti delle scuole secondarie di II grado. Con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare quest’anno oltre alle Università di Bologna, Ferrara e Parma partecipano Bari, Cagliari, Cosenza, Firenze, Genova, Lecce, Milano Statale, Milano Bicocca, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Pisa, Salerno, Sapienza Università di Roma, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Torino, Trento, Trieste e Udine, e i Laboratori Nazionali di Frascati.


Contatti locali:

FERRARA (11 marzo – introduzione teorica – e 16 marzo LHCb):Polo Scientifico Tecnologico, Edificio F (Aula INFO1), Via Saragat 1, dott. Wander Baldini (baldini@fe.infn.it) tel. 340-2500369, 0532 974307. L’evento si svolgerà in modalità online.

 BOLOGNA (17 marzo ALICE, 18 marzo LHCb, 19 marzo ATLAS W): Dipartimento di Fisica e Astronomia (aula 4) – Università di Bologna, viale Berti Pichat 6/2, Bologna.. Barbara Poli (barbara.poli@bo.infn.it ) tel. 3339886964 e Stefano Marcellini (marcellini@bo.infn.it) tel. 3473061363. Attività online.

Pagina web: https://www.bo.infn.it/MasterClass/

PARMA (11 – introduzione teorica – e 17 marzo ATLAS W): Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Informatiche. Prof Francesco Di Renzo (francesco.direnzo@unipr.it), tel 349 6729751, Dr Petros Dimopoulos (petros.dimopoulos@unipr.it), tel 346 3846066, Prof Massimo Pietroni (massimo.pietroni@unipr.it), tel 339 8205742 . Attività in modalità online.

Informazioni sulle Masterclass:

Per informazioni sulle Masterclass nazionali:

Ufficio Comunicazione INFN – Cecilia Collà Ruvolo, 346 3338917, cecilia.collaruvolo@lnf.infn.it

 

 

“Donne in Campo”, l’associazione di Cia.

 

Donne in Campo chiede più fondi per l’imprenditoria femminile nei Psr.

L’associazione che unisce le imprenditrici agricole ferraresi chiede di assegnare fondi mirati allo sviluppo delle aziende agricole condotte da donne.

FERRARA, 8 marzo 2021 – Non fiori, ma fondi specifici per incentivare l’imprenditoria femminile della nostra Regione nei Psr (Piani di Sviluppo Rurale). Questa la richiesta delle imprenditrici agricole di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara che hanno aderito all’iniziativa di Donne in campo regionale in occasione della Giornata Internazionale della Donna. La proposta è contenuta in un documento, che verrà inviato alla Regione proprio in questi giorni, con contiene una serie di osservazioni e proposte sulla destinazione dei fondi della Pac nel 2021-22, il periodo transitorio prima dell’approvazione della nuova politica agricola europea.

“In occasione della Giornata Internazionale della Donna – spiega Luana Tampieri, presidentessa regionale di Donne in Campo – abbiamo pensato di mettere nero su bianco la proposta di destinare uno specifico plafond di fondi del Psr all’imprenditoria femminile, anche in forma di abbattimento di tassi bancari come è già avvenuto con la misura “Donne in Campo” nella Legge di Bilancio che, non a caso, porta la firma della nostra associazione. I Psr sono uno dei pilastri della Politica Agricola Comune perché sono quelli che maggiormente intercettano i bisogni di sviluppo e sostegno dei diversi territori. Ritengo quindi essenziale – continua la Tampieri – che nell’assegnazione dei fondi alle diverse misure venga data priorità a donne e giovani, che sono i pilastri della nostra economia agricola. Voglio ricordare, infatti, che le imprenditrici agricole in Italia sono oltre 200 mila, circa il 28% del totale e una quota consistente di queste imprese è guidata da giovani donne under 35, con punte particolarmente elevate in alcuni settori come l’ortofrutta, dove l’occupazione femminile sfiora addirittura il 70%. Ma non sono solo i numeri a parlare: le imprenditrici agricole hanno un livello di istruzione medio-alto, investono in agricoltura di precisione, multifunzionale e hanno una grande attenzione alle pratiche sostenibili. Tutte parole che in Europa hanno un peso fortissimo perché saranno determinanti per l’assegnazione degli aiuti nella nuova Pac, e indicano la forte vocazione innovativa dell’agricoltura femminile”.

“Peraltro – conclude la presidentessa di Donne in Campo regionale – le imprenditrici agricole avranno sicuramente bisogno di una spinta in più quest’anno, perché l’emergenza sanitaria ha colpito in maniera durissima l’occupazione femminile e ha riportato il ruolo della donna in famiglia indietro di molti anni. Non è un mistero che le donne siano state penalizzate durante il lockdown e siano rimaste a casa per gestire la famiglia e i figli in un momento così difficile. Un contesto che le ha portate, purtroppo, a perdere o a rinunciare al lavoro, ma anche ad accantonare progetti di crescita e sviluppo nelle proprie aziende. I fondi a loro dedicati nel Psr dovranno servire a recuperare questo tempo sospeso”, fatto di sacrifici per il bene comune, e a ripartire con lo slancio innovativo e la forza che da sempre le contraddistingue”.

 

Supportare la salute fisica e mentale delle persone con disabilità al tempo del Covid.

 

EPPUR… CI  SI MUOVE.

Il progetto di GST ANFFAS ai tempi del Covid, per supportare la salute fisica e mentale delle persone con disabilità intellettiva e motoria.

Ferrara, 8 marzo 2021

La protratta chiusura delle palestre e delle piscine ha impedito per lungo tempo la pratica delle attività sportive anche e soprattutto alle persone con disabilità intellettiva e motoria. Per la salute fisica e mentale di queste particolari persone muoversi e incontrarsi è vitale.

Per rispondere a questo fondamentale bisogno, l’Associazione GST ANFFAS Ferrara con il supporto di Marco Chiarabelli, educatore motorio volontario della medesima, ha promosso la “Passeggiata della salute”: un progetto che ha permesso a tanti soci di tornare a fare attività sportiva e socializzare all’aria aperta, ovviamente con tutte le precauzioni dovute alla situazione contingente.

L’Associazione Sportivo Dilettantistica Gruppo Sportivo Terapeutico, con sede a Ferrara  in Via della Canapa, fa parte della famiglia ANFFAS che opera sul territorio dal 1971.
ANFFAS promuove in generale l’inclusione delle persone con disabilità intellettiva e supporta le loro famiglie. GST ANFFAS si dedica in particolare a difendere i diritti delle persone con disabilità sul piano della pratica sportiva, così che anche queste persone possano godere di tutti i benefici che il fare sport porta con sé: dalla salute alla socializzazione fino allo sviluppo di potenzialità e attitudini altrimenti trascurate.

Il progetto sta avendo un forte riscontro, tanto che gli appuntamenti, inizialmente solo uno alla settimana, sono diventati tre. I soci che ne beneficiano sono attualmente 19, tutte persone che proprio per le loro disabilità, in questo momento non avrebbero alcuna possibilità di praticare un po’ di sano movimento.

L’attività che ha la durata di 1 ora, si svolge il martedì al mattino, il lunedì e il giovedì nel pomeriggio; è costituita da camminate ed esercizi a corpo libero e viene praticata lungo le Mura degli Angeli e presso il Parco Urbano.

La partecipazione per i soci è completamente gratuita grazie al lavoro dei volontari dell’Associazione e del Servizio Civile.

Chi fosse interessato e desiderasse avere informazioni precise, può contattare direttamente l’Associazione inviando una email a info@gstanffas.net o chiamando la segreteria il mercoledì e il venerdì dalle 9 alle 15 al numero: 0532 681629.

 

 

L’8 marzo è anche la giornata delle nostre infermiere.

 

Sanita’ Nursing Up De Palma: «8 marzo è anche la giornata delle nostre infermiere: professioniste, madri e mogli, sostegno per i pazienti e perno delle famiglie»

Il Presidente del Sindacato Infermieri Italiani: «Le più esposte al rischio, stanno pagando più di tutti in termini di contagi e di vite umane durante questa pandemia»

ROMA 8 mar 2021 – «La giornata dell’8 marzo non deve offrirci una banale occasione di celebrazione “una tantum”, che sminuirebbe il valore della figura della donna, a cui ognuno di noi deve riconoscere, e non certo solo oggi, un contributo fondamentale e indispensabile nella società moderna, più che mai in un delicato frangente come quello della pandemia.

Ad un anno esatto dall’inizio dell’emergenza, lo confermano i dati del dossier Inail, emerge in modo chiaro, nel nostro settore, quello della sanità, che sono state e continuano a essere le infermiere italiane la categoria di professioniste che stanno pagando maggiormente “sulla propria pelle” l’impatto quotidiano con il virus.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, ci invita a riflettere su quanto sta accadendo.

«Le nostre infermiere, ogni giorno “in trincea” come soldatesse senza paura, rappresentano infatti l’81% dei casi di contagio tra gli operatori sanitari. Ma tutto questo non può e non deve sorprenderci, visto che su 445.550 infermieri iscritti all’ordine (dati Fnopi 2020), ben 341.494 sono donne. Le nostre professioniste della sanità però stanno anche pagando lo scotto della battaglia contro il covid in termini di vite umane: visto che, per quanto riguarda i decessi, la categoria più colpita è sempre quella dei tecnici della salute, con un caso ogni quattro denunce: e la stragrande maggioranza di quel 70% di decessi riguarda le nostre infermiere.

E se quindi, più che mai, appare chiaro che la figura della donna riveste un ruolo chiave nella realtà infermieristica nazionale, è lecito chiedersi in cosa il nostro sistema sanitario sia palesemente deficitario oggi, in termini di valorizzazione contrattuale e ovviamente anche in termini di organizzazione e sicurezza quotidiana per le nostre infermiere esposte costantemente al rischio contagio.

Solo analizzando a fondo le innumerevoli manchevolezze di un “impianto” che fa acqua da tutte le parti e che di certo non ha saputo offrire alle donne della sanità gli strumenti adeguati per affrontare l’immensa sfida a cui sono state chiamate un anno fa, arriveremo a comprendere quali strategie occorre adottare per proteggere le nostre infermiere, per sostenerle, per fare in modo che siano sempre di più il perno della nostra sanità, perché in grado di offrire al paziente, oltre che esperienza, immense qualità umane, oltre che professionali.

E se da un lato il Governo ha il dovere, con gli strumenti giusti, di colmare il gap lavorativo che ancora le donne vivono rispetto agli uomini nella società moderna, va ricordato che le nostre infermiere, impegnate in questa battaglia in prima linea per salvare vite umane, sono anche madri e mogli. E in questa pandemia, da qualche parte, c’è un uomo che perso una compagna di vita e c’è chi ha perso una mamma per sempre. A loro va il mio pensiero oggi, alle infermiere che non ci sono più, ma anche a quelle che ancora combattono e che si fanno carico ogni giorno dell’impegno quotidiano di una famiglia e non solo dei nostri malati».

 

ONORIAMO L’8 MARZO:
Quest’anno, mettiamo via le mimose!

 

Il tema della gender equality è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dalle Nazioni Unite, ma inutile dire che siamo ancora ben lontani dal conseguirlo.
Secondo le Nazioni Unite le donne stanno soffrendo di più per l’impatto economico del virus.[1]. Prima di tutto perché meno donne lavorano. Il 94%degli uomini tra i 25 e i 54 anni ha un’occupazione contro il 63% delle donne nella stessa fascia di età. Le donne che lavorano hanno uno stipendio minore. Gli ultimi dati Eurostat sulla disparità salariale in Europa, registrano una differenza media del 15%.

Secondo il rapporto Eures nei primi 10 mesi del 2020 in Italia sono stati registrati 91 femminicidi di cui 18 avvenuti all’interno del nucleo familiare. Il 2020 è stato l’anno in cui l’incidenza della componente femminile nel totale degli omicidi è stata del 40,6%, cioè la più alta di sempre.  Ben 15mila sono le chiamate di aiuto delle donne al nr 1522 tra marzo e giugno 2020, un numero doppio rispetto a quello dell’anno precedente. Ogni anno i fondi vengono stanziati e i nomi delle donne uccise dal partner aumenta. 28 milioni è la cifra stanziata per i centri antiviolenza e le case rifugio. Vedremo quanti ne arriveranno a destinazione.

Durante il lockdown il peso maggiore è stato sostenuto dalle donne. La chiusura delle scuole e dei centri diurni per le persone non autosufficienti aumenta la mole di lavoro domestico e di cura. Il lavoro da una manodopera retribuita – asili scuole, babysitter – si trasferisce ad una che non lo è. Le donne che lavorano spendono in media più di 4 ore al giorno per i lavori domestici e di cura non retribuiti, contro solo meno di 2 ore al giorno degli uomini occupati.

I dati dell’Ispettorato del lavoro confermano la situazione pesante per le donne: nel 2019 sono aumentate le dimissioni delle lavoratrici che avevano avuto da poco dei bambini. Di contro, solo un terzo (rispetto alle donne) dei neo papà hanno lasciato il lavoro per seguire i figli. La pandemia ha pesato sull’occupazione. Del resto nel 2020 per le famiglie mancano all’appello 29 miliardi di reddito e 108 miliardi di consumi. Nel solo dicembre scorso su 101 mila posti perduti, ben 99mila erano donne.

Il settore dei servizi alle famiglie, dove le donne sono l’86,8% del totale, conta 65mila occupate in meno e 15mila uomini in più.

Inutile dire che la chiusura delle scuole ha penalizzato le madri e i bambini specialmente nelle famiglie meno abbienti, in cui la didattica a distanza è più problematica sia per le minori attrezzature informatiche sia per il minore livello di competenze scolastiche.
Già prima della pandemia, nella fascia tra i 25 e i 49 anni, il tasso di occupazione delle donne senza figli era del 71,9%. Con un figlio in età scolare scendeva al 53,4%. Il titolo di studio incide sulla partecipazione e la qualità del lavoro, quindi il fatto che le laureate in Italia siano il 22,4%, contro il 35,5% della media europea, pesa negativamente sulla posizione lavorativa.[2]
La chiusura
delle scuole e dei centri diurni per le persone non autosufficienti accresce la mole di lavoro domestico e di cura per le donne. Le donne infatti, spendono in media 4,1 ore al giorno per i lavori domestici e di cura familiare, contro solo 1,7 al giorno degli uomini. Si è creato per le donne un carico di lavoro, mentale, psicologico, emotivo molto pesante.

Secondo una ricerca recente condotta dalla Bocconi, il 66% delle donne (rispetto al 40% degli uomini) dichiara di avere svolto in questi mesi più lavoro domestico rispetto al periodo precedente alla pandemia. Lo stesso vale per i figli: più del 60% delle donne intervistate ha dichiarato di avere speso più tempo nella cura dei figli, contro il 50% dei maschi.

Prima di tutto perché meno donne lavorano. Il 94%degli uomini tra i 25 e i 54 anni ha un’occupazione contro il 63% delle donne nella stessa fascia di età.

Le donne, quando lavorano, hanno uno stipendio minore. Gli ultimi dati Eurostat sulla disparità salariale in Europa, registrano una differenza media del 15%.
Durante il lockdown il peso maggiore è stato sostenuto dalle donne. La chiusura delle scuole e dei centri diurni per le persone non autosufficienti aumenta la mole di lavoro domestico e di cura. Il lavoro da una manodopera retribuita – asili scuole, babysitter – si trasferisce ad una che non lo è. Le donne che lavorano spendono infatti in media 4,1 ore al giorno per i lavori domestici e di cura non retribuiti, contro solo 1,7 ore al giorno degli uomini occupati.

Secondo una ricerca recente condotta dalla Bocconiil 66% delle donne (rispetto al 40% degli uomini) dichiara di avere svolto in questi mesi più lavoro domestico rispetto al periodo precedente alla pandemia. Lo stesso vale per i figli: più del 60% delle donne intervistate ha dichiarato di avere speso più tempo nella cura dei figli, contro il 50% dei maschi.-
Nel Piano nazionale di ripresa dell’ItaliaNext Generation – sono previste risorse ingenti per la parità di genere (4,2 mld); sarà importante che gli obiettivi legati all’occupazione femminile vengano realizzati nei tempi previsti, utilizzando tutte le risorse a disposizione.

In ogni situazione le donne affrontano in un modo importante le difficoltà della vita: hanno maturato una vera e propria cultura della cura, hanno sviluppato la capacità di andare avanti comunque, ma non senza costi. In generale, afferma la direttrice del Centro di Medicina di Genere dell’Istituto superiore di sanità, “le donne sono più attente, sono loro che ad esempio in famiglia portano il marito e i figli all’attenzione del medico, seguono le vaccinazioni, si occupano in generale della salute”.

Verifichiamo una differenza di genere forte nei comportamenti e nelle attitudini nell’affrontare la pandemia che è stata confermata anche da studi analoghi condotti in Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti e che probabilmente è destinata a rimanere anche nei prossimi mesi”.

Non c’è molto da festeggiare nella prossima ricorrenza dell’8 marzo, ma invece molto da fare in ogni ambito: dall’istruzione, al lavoro, ai servizi, non da ultimo alla costruzione di immagini sociali meno stereotipate.
Quindi, almeno questo anno, mettiamo da parte le mimose: ognuno in rapporto ai propri ruoli, è chiamato ad avviare azioni concrete.

[1] F. De Bortoli, “Futuro grigio senza la forza delle donne”, Corriere della Sera, 8/21/21
[2] , Nazioni Unite, The Impact of COVID-19 on Women [Vedi qui]

Per leggere tutti gli articoli della rubrica Elogio del presente di Maura Franchi clicca [Qui]

Alla fine di tutto

 

Prima che si distrugga lentamente la tua voglia, sbrigati e fai altro
fai tutto quello che possa sembrarti niente di fronte a quella sola voglia,
prima che vi succeda fate altro, un qualcosa che non c’entri affatto
con tutta quella roba innata e maledetta che chiamate ancora voglia,
allontanatevi drasticamente da tutto quello che credete debba far parte
di quel mondo vicino o affine, perché non c’è un mondo abbastanza giusto,
un mondo abbastanza corretto per esprimere la voglia, e tutto quello che pensi
non ne faccia parte può invece farla crescere, la tua strana, estrema voglia
che sia di cantare, dipingere, recitare, scrivere, ammazzare o procreare
la tua unica voglia, prima che svanisca nel nulla o che si perda proprio
quando non volete per nessun motivo perderla, cercate di diluirla per bene
in mezzo a quelle cianfrusaglie varie che non c’entrano niente con un microfono,
una galleria zeppa di gente mal vestita, una tuta fucsia elasticizzata, un palco
con davanti un pubblico che fa finta di essere vivo o una recensione uscita
male sul giornale di cultura locale, salvala la tua voglia, da tutto quel mondo
che pretende di essere quello esatto, non imbavagliarla, lasciala venire su
così dal nulla, da una giornata passata a fare cassa in un piccolo supermercato
dimenticato da dio, fatela riempire di ore passate a sistemare cibo scaduto
su scaffali impolverati, non curatela per giorni, che non è mica una pianticella
del vostro orto, quella roba lì che chiamate voglia è tutto diverso da quello
che vi spacciano come fiori al posto della cruda realtà, che non c’è proprio modo
per coltivarla, nessun modo per farla crescere o attecchire meglio se non ce l’hai,
se non c’è in questo momento, è così che va e se c’è, sarà sempre l’unica per te
quando lo vorrà, e le volte che si farà viva all’improvviso, saranno le migliori,
ricordati di pregare per quelle volte e anche per tutte quelle in cui sarà al posto di
ore interminate in mezzo al traffico per arrivare a lavoro, poltrone sdrucite
al cinema per vedere un film remake degli anni ’90, giornate spezzate
a recuperare soldi non goduti all’inps, cazzate dette tra colleghi di lavoro
pronti a scappare alla fine del turno, orgasmi inaspettati tra le lenzuola e risate
del vostro compagno, zuppe di ramen mangiate al ristorante fusion per sentirsi
in Giappone e strani sogni mai avverati, che voi lo sapete benissimo che alla fine
saranno le migliori e anche le più vere, quindi davvero evitate di fare tutto quello
che credete possa far parte di quella strana, dolce, maledetta voglia che vorreste
non vi abbandonasse più, perché dovrai farne a meno, quando lei non vorrà
essere scoperta, quando vorrà nascondersi dietro una pagina di un manga
letto nelle ore di buco o persa tra i panni sporchi durante le ore in una lavanderia
a gettoni o nei sorrisi regalati a primavera in un parco assolato, quella voglia prima
che si autodistrugga per sempre, fate conto di viverla senza vergogna, né ansia,
perciò allontanatevi da tutto quel mondo che credete possa essere come un profilo
facebook di quelli inventati, l’identità di quella voglia non la perderai mai, neppure
se ti deciderai alla fine, inesorabilmente, di non averne davvero mai più voglia.

Se ti potessi dire (Vasco Rossi, 2019)

La Basilica di San Francesco
un gioiello a Ferrara

 

Mentre camminavo per andare a lezione, sono passata innumerevoli volte davanti alla Basilica di San Francesco, all’angolo tra via Terranuova e via Savonarola a Ferrara. Inizialmente era un gran cantiere: si poteva accedere solamente a circa un quarto della chiesa, tutto il resto necessitava di restauro a causa del sisma del 2012. Un giorno, nel 2019, vi rientrai e mi accorsi che finalmente si poteva camminare per tutta la lunghezza dell’edificio. Scoprii così quella che, secondo il mio gusto personale, è la più bella chiesa che abbia visitato nella città.
La modesta costruzione originaria venne eretta dai Francescani attorno al 1220, mentre il Santo fondatore era ancora in vita. Molto di ciò che possiamo ammirare oggi è frutto dell’idea dell’architetto Biagio Rossetti, che nel 1494 venne incaricato dal Duca Ercole I di erigere l’attuale edificio. La facciata perlopiù in mattoni è in armonia con il resto della città.
Vicina a diverse sedi universitarie, si trova proprio a fianco dell’Oratorio dell’Immacolata Concezione, un tempo sede della scuola per giuristi dello Studio Ferrarese che vantava tra i suoi iscritti anche Niccolò Copernico, dove anche l’Ariosto frequentò i corsi di legge. Lì infatti spese cinque sofferti anni, poiché era stato obbligato verso l’indirizzo giuridico dal volere paterno. Solo alla fine di questo periodo gli fu concesso di dedicarsi alle sue amate lettere. Così raccontò la vicenda all’amico Pietro Bembo:

“Mio padre mi cacciò con spiedi e lancie,
non che con sproni, a volger testi e chiose,
e me occupò cinque anni in quelle ciancie.

Ma poi che vide poco fruttuose
L’opere, e il tempo in van gittarsi, dopo
Molto contrasto in libertà mi pose.”
(Satira VI, 156-161)

Nuove misure…

di Riccardo Francaviglia

I protagonisti delle vignette sono sgargianti individui che non sembrano appartenere al nostro mondo, forse vivono in un mondo variopinto o più probabilmente i loro colori accesi spiccano in un mondo all-white; un avatar del nostro contesto quotidiano, dove ciascuno di loro assomiglia a tutti e non assomiglia a nessuno. In fondo diverte l’idea di identificarsi con sagome fluo col naso a pera, ma voglio credere che anche questo può contribuire a guardarsi “da fuori” per sorridere e riflettere su ciò che siamo e ciò che stiamo diventando.

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