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Da MOSCA – Oggi, alle ore 17 italiane, si aprono le Paralimpiadi di Sochi 2014, undicesima edizione.
Il clima è teso per la situazione ucraina, molti paesi hanno annunciato il boicottaggio della manifestazione, per lo meno dal punto di vista diplomatico. Clima torrido, rovente, direi.
Ha iniziato il primo ministro britannico David Cameron, con un messaggio sul suo account twitter, seguito dagli Stati Uniti e dalla Norvegia. Se queste posizioni non dovrebbe influire sulla presenza degli atleti, l’Ucraina ha, invece, minacciato di non far partecipare la sua delegazione se la situazione non mutasse. Un fatto che nella storia delle Paralimpiadi sarebbe quasi unico, se si considera che, nel 1980, quando vi fu il grande boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca, le Paralimpiadi si tennero, comunque, ad Arnhem, in Olanda. L’unico precedente importante sarebbe, quindi, quello del 1984, quando l’Unione Sovietica e alcuni dei Paesi della sua sfera d’influenza non parteciparono alle Paralimpiadi organizzate da Gran Bretagna e Stati Uniti.
A Sochi sono, comunque, in programma, dal 7 al 16 Marzo, cinque sport, che assegneranno 72 titoli: 32 nello sci alpino (che include lo snowboard), 20 nello sci di fondo, 18 nel biathlon ed uno a testa per wheelchair curling ed hockey. I Paesi partecipanti saranno quarantacinque, con l’esordio di Brasile, Turchia e Uzbekistan. Rispetto a Vancouver 2010, però, mancherà completamente il continente africano, allora rappresentato dal Sudafrica.
A sfidarsi saranno 750 atleti provenienti da quarantacinque nazioni. La delegazione più numerosa è quella statunitense (80 atleti), seguita da quella russa (68), canadese (49) e italiana (34). Tutte le gare si svolgeranno fra lo stadio Fišt, che ospiterà la cerimonia d’apertura e di chiusura, la Šajba Arena per gli incontri di hockey e il Ledjanoj Kub per quelli di curling. Nella stazione sciistica di Krasnaja Poljana, invece, nel complesso Laura si svolgeranno le gare di fondo e biathlon, il complesso sciistico Roza Khutor ospiterà quelle di sci alpino e snowboard.
Il termine “paralimpico” è composto dal prefisso “para”, che in greco significa “parallelo” e “olimpico”, quindi Olimpiadi parallele (la prima edizione fu fatta in Svezia nel 1976) e il motto di questa Sochi 2014, testimoniato dalle sue mascotte, è “Caldo. Freddo. Vostro”.
“Le Paralimpiadi possono abbattere le barriere e gli stereotipi come nessun altro evento e credo che questi giochi saranno rivoluzionari per la Russia”, commenta sir Philip Craven, per cinque volte campione paralimpico di basket in carrozzina e attuale presidente del comitato paralimpico internazionale, che guida da tredici anni. “Nel 1980, ricorda Craven, i Giochi paralimpici non si svolsero a Mosca, sede scelta per i giochi olimpici, perché il governo di allora affermò che non esistevano persone con menomazioni sul suo territorio: per questa ragione l’essere qui a Sochi, 34 anni dopo, per i primi Giochi paralimpici ospitati dalla Russia è un enorme risultato e prova che le cose per le persone con disabilità stanno cambiando”.
Di fronte alle tensioni internazionali, si cercherà, allora, di dare respiro ad atleti che riescono, con duri e intensi allenamenti, con impegno, determinazione e divertimento, a vincere la dura battaglia della disabilità e a portare avanti un’attività agonistica, pur nella difficoltà.
Dimenticandoci allora di tutto il resto per qualche giorno.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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