Siamo dei fantasmi
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Siamo dei fantasmi
Siamo dei fantasmi, non ci volete vedere. Siamo dei non morti che camminano nel fango, l’acqua in alcune tende ci arriva fino a sopra le caviglie. I miei fratellini piangono, i morti giacciono sotto a montagne di cemento e ferro. Ora che sta arrivando l’inverno, la polvere e il caldo soffocante hanno lasciato spazio al freddo, al gelo e all’acqua. Cosa è peggio? Decidete voi.
Ma non preoccupatevi, non è un genocidio, non siamo ancora tutti morti, non ci sono camini o forni, ci sono solo le bombe e le macerie, la fame e la sete, siamo dei non vivi. Voi la chiamate tregua, ma la voglia di morire dei bambini per voi è normale?
Fra poco per voi sarà Natale, festeggerete un Palestinese nato al freddo e al gelo in una mangiatoia, beato lui, noi non abbiamo nemmeno quella. Per il mondo non siamo nessuno, non siamo un popolo, non abbiamo diritti, non abbiamo una terra, né uno stato, né una città, forse nemmeno rappresentanti.
L’ONU oltre un anno fa ha detto che Gaza era un posto invivibile, non adatto alla vita umana, pensate voi come è ora. Gli aiuti sono fermi ai valichi, quegli stessi valichi che voi ritenevate agibili da mesi, ma che non lo sono da mai.
Parlate di democrazia, parlate di umanità, parlate di diritti alla difesa e alla vita: venite a trascorrere il Natale quaggiù da noi, guardatevi intorno e continuate a difendere l’indifendibile, continuate a piangere lacrime finte, continuate ad armare i nostri aguzzini. Sono vostri fratelli? Sono occidentali a presidio del medio oriente? E noi chi siamo? Vite indegne di essere vissute, colpevoli del crimine di essere vivi. Ma non preoccupatevi, quaggiù da noi non nasce più nessuno, muoiono e basta. Ma no, tranquilli, non è un genocidio, è una estinzione graduale, un po’ le bombe, un po’ la fame, un po’ le malattie, ma non preoccupatevi noi la storia non la dimentichiamo. E voi siete sicuri di conoscere la storia anche fuori dai confini del vostro mondo? Aggressori, aggrediti, occupanti, diritto alla difesa e alla vita, siete sicuri di sapere incasellare queste parole nel muro giusto?
Vostri artisti dicevano di non volere essere delle altre pietre nel muro. Noi non abbiamo più muri, solo pietre.
Quante domande vorrei farvi, quante immagini vorrei vedeste, ma è meglio di no, restate al caldo, sotto le vostre coperte a quadri, votate i vostri gentili rappresentanti, che fingono di parlare per voi, continuate a credere che il vostro mondo è il migliore che esiste, che la vostra superiorità vi è data dal cielo.
Noi intanto continuiamo a non vivere, i più fortunati. Gli altri a poco a poco diventano fango, in modo che nemmeno da lontano voi possiate vedere del fumo. Così non vi viene in mente quello che è già accaduto, a casa vostra, il secolo scorso.
E di tutto ciò che è accaduto noi non abbiamo colpa, ma nonostante questo ne paghiamo le eterne conseguenze.
Ora vi saluto, vado a vedere se nella mia tenda c’è ancora qualcuno che respira.
Cover photo wikimedia commons
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