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Il diritto di uccidere gli innocenti come formula matematica

Il diritto di uccidere gli innocenti come formula matematica

“La reazione israeliana è andata oltre il principio di proporzionalità”.

Queste le parole pronunciate dalla Presidente del Consiglio di fronte alla platea del Meeting di CL, a Rimini.

E così abbiamo scoperto l’esistenza di un “principio di proporzionalità”. In cosa dovrebbe consistere questo principio? E’ un concetto che può avere un senso, ed è anche in qualche misura codificato, quando ci sono due eserciti che si fronteggiano e che dovrebbero rispettare una sorta di “etica della guerra”, che prima di tutto dovrebbe prevedere la salvaguardia della popolazione civile. Ma quella che Israele sta facendo a Gaza non è un’azione di guerra; è una brutale vendetta, lo sterminio indiscriminato di persone innocenti. Uccidere anziani, donne e bambini va bene; è solo un problema di numeri.
Dobbiamo supporre che per Giorgia Meloni esista un diritto alla vendetta, che può essere considerata accettabile a patto di rispettare un criterio proporzionale. Una sorta di formula matematica della rappresaglia. E quale dovrebbe essere la proporzione giusta per quantificare un numero di uccisioni tale da rientrare nel “principio di proporzionalità”? Un Palestinese per ogni Israeliano ucciso? Oppure 2? O 5? O magari 10?

Immaginiamo – per assurdo – che Netanyahu, all’indomani degli attentati del 7 ottobre 2023, avesse annunciato, a titolo di rappresaglia per la morte di circa 1.200 persone, l’intenzione di uccidere 12.000 Palestinesi. In questo modo avrebbe rispettato il principio di proporzionalità? E cosa avrebbero fatto i governi europei? Avrebbero apprezzato la moderazione israeliana? Consideriamo che nella realtà le vittime della reazione israeliana sono almeno 5 volte tanto, ed è sicuramente una stima approssimata per difetto. Quindi questa sarebbe stata considerata una reazione legittima?

Non a caso nell’esempio ho scelto il rapporto di 1 a 10. Perché è lo stesso rapporto della rappresaglia nazista alle Fosse Ardeatine: 33 morti tedeschi, 335 morti italiani (nel dubbio ne uccisero qualcuno in più). Da sempre l’episodio simbolo del conflitto in Italia, il crimine di guerra preso ad esempio della crudeltà umana, ricordato ogni anno dal Capo dello Stato, che paradossalmente le parole di Giorgia Meloni potrebbero sdoganare: vendicarsi è giusto, tutto sta a decidere quale sia la proporzione corretta.

Deve esserci una differenza tra uno Stato di Diritto e un’organizzazione terroristica. Lo Stato non deve mai rinunciare ai suoi principi, ai suoi valori, perché se lo fa cessa di essere ciò che è, e diventa a sua volta terrorista. “Ma di fronte al terrorismo bisogna reagire con le stesse armi”. In realtà è proprio nei momenti di crisi che si misura la solidità dei principi che stanno alla base di una comunità. E’ troppo facile atteggiarsi a “civiltà superiore” quando tutto va bene.

In più, la storia ci ha insegnato che combattere il terrorismo con le armi non è solo inutile: è controproducente. E questo per un motivo pratico: l’enorme disparità tra gli obiettivi. Lo scopo del terrorismo è il terrore, far vivere la popolazione nella paura. E per farlo è sufficiente un attentato ogni tanto, quanto basta per tenere viva la preoccupazione. Finché mostra di continuare ad esistere, per quanto decimata, un’organizzazione terroristica esce vincente da un’ipotetica “guerra al terrore”.

Invece uno stato che volesse combattere il terrorismo con le armi avrebbe una sola possibilità di vittoria: eliminare fino all’ultimo potenziale attentatore. Se ne sopravvive anche uno solo, e riesce a dare segni della sua presenza, quello stato ha perso. E i bombardamenti, che sicuramente causano anche la morte di qualche assassino fra i tanti innocenti, alimentano il terrorismo: chi ha visto distrutto la sua casa, sterminato la sua famiglia, azzerato qualsiasi aspettativa di vita, crescerà nell’odio e nel desiderio di vendetta.  Detto così sembra un discorso velleitario, eppure il nostro Paese è la prova che una nazione può sconfiggere il terrorismo senza snaturarsi: è quanto seppe fare l’Italia con le Brigate Rosse.

Il prossimo 18 settembre ricorre l’anniversario dell’eccidio di Sabra e Shatila avvenuto nel 1982 (leggi qui) in cui migliaia di Palestinesi inermi furono trucidati con il benestare dell’esercito israeliano: questo tanto per ricordare che il conflitto in essere in quella martoriata terra non è partito il 7 ottobre 2023. Se volessimo seguire il ragionamento della Meloni, che ritengo inaccettabile, potremmo paradossalmente arrivare a sostenere che gli attentati di Hamas seguissero il “principio di proporzionalità”.

La questione palestinese è controversa, e alimenta sicuramente opinioni contrastanti. Ma su un fatto ci sono pochi dubbi: le parole della Meloni sono tra le più orribili mai pronunciate da un Presidente del Consiglio nel dopoguerra. Ed evidenziano una visione del mondo e del diritto internazionale che fa paura.

 

Cover photo: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sabra_Shatila_memory.jpg

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Luca Copersini

Bancario da oltre 30 anni, ha cominciato subito ad interessarsi di sindacato. Il motivo? Tante cose nel mondo del lavoro non gli piacevano, e voleva provare a cambiarle. Il tempo è passato e le cose che non gli piacciono sono aumentate, ma la voglia di combatterle è rimasta invariata. Il suo modello di riferimento? Wile E. Coyote

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