Ci sono bambini che sono attori nati, con le loro faccette simpatiche e i gridolini che fanno intenerire. Recitare con loro deve essere un’avventura incredibile e unica, oltre che esilarante. Molta abilità, comprensione, pazienza ed empatia sono sicuramente gli ingredienti necessari per un film delicato e simpatico come Bla bla baby, di Fausto Brizzi, prodotto da Luca Barbareschi e dal suo Èliseo entertainment. A sorpresa, il soggetto è di Francesca Neri e Claudio Amendola.
Stroncato dalla critica, troppo infantile per gli adulti e troppo adulto per i bambini, situazione inverosimile/improbabile e mancanza di originalità (filo conduttore che ricorda Senti chi parla o Quello che le donne vogliono), a noi è piaciuto sia per il simpatico e carismatico Alessandro Preziosi, nel ruolo di Luca Ferrari, che, soprattutto, per il bambino Martino (interpretato da Leonardo e Pietro Veronese, con la voce di Edoardo Vivio). Il solo esilarante e tenero paffutello Martino vale la visione.
Luca, ex surfista-dongiovanni quarantenne trova lavoro, grazie all’aiuto dell’ex compagno di banco delle medie Ivano (Massimo De Lorenzo) come maestro d’asilo nido aziendale, presso l’avveniristica Green Light che si occupa di energie rinnovabili e sostenibilità ambientale ed è guidata da un amministratore delegato “illuminato” (Mattia De Bortoli interpretato dal bravo Cristiano Caccamo). Sotto l’occhio vigile di Celeste (Maria di Biase) e di Doriana, capo duro ma dal cuore tenero (Chiara Noschese), in quell’asilo ci sono i figli dei dipendenti, fra essi Martino, accompagnato dall’affascinante mamma in carriera Silvia (Matilde Gioli) che, in azienda, lavora come interprete. Sono pargoletti davvero carini e simpatici e qualcuno li capisce per davvero.
Mangiare un omogenizzato avariato alla platessa conferisce, infatti, a Luca il superpotere di capire il significato dei versi dei bimbi, che alle sue orecchie parlano come libri stampati. Ne approfitterà per sedurre una mamma e sventare una truffa milionaria, con mirabolanti imprese, degne di agenti segreti, che vanno aldilà dell’età anagrafica. Con tanto di Edoardo Bennato nel finale e la sua ogni favola è un gioco.
Leggero e divertente, per un pomeriggio spensierato.
Bla bla baby, di Fausto Brizzi, con Alessandro Preziosi, Matilde Gioli, Massimo De Lorenzo, Maria Di Biase, Chiara Noschese, Nicolas Vaporidis, Italia, 2022, 94 minuti.
Simonetta Sandri
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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