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Appello del gruppo di cittadini che assiste chi a Ferrara un tetto non ce l’ha.  Il loro nome è “Un tetto di cuori” : ancora una volta il volontariato supplisce alla carenza del servizio pubblico. 

“Un tetto di cuori”. Questo è il nome scelto da un gruppo di persone che non volevano restare indifferenti al disagio ed alla sofferenza di quegli esseri umani che anche a Ferrara, come purtroppo in quasi tutte le altre città, compaiono come per incanto all’imbrunire raggomitolati sui loro miseri giacigli fatti di cartone in diversi punti del centro.

E sono solo una minima parte, quella più visibile, dei tanti esseri umani che passeranno la notte all’addiaccio in edifici fatiscenti della periferia. Il volontariato come ormai consuetudine, non solo supporta ma spesso si sostituisce alle Istituzioni pubbliche in quello che sarebbe un loro preciso compito ma che la carenza di finanziamenti e qualche volta di volontà, rende da tempo quasi impossibile sostenere.

Ed ecco quindi che da settimane ormai, con l’arrivo del freddo, donne e uomini mossi dallo stesso spirito di solidarietà, si danno appuntamento nei diversi punti del centro città nei quali ormai sanno di trovare persone alla disperata ricerca di calore, soprattutto umano verrebbe da dire.
Non solo bevande calde, panini e dolci, coperte, maglioni e guanti quindi ma soprattutto chiacchiere, sorrisi ed abbracci è ciò che viene offerto a queste persone che più che senza tetto sono senza affetto.

Non manca tuttavia l’attenzione alla pulizia dei ripari di fortuna ricavati sotto i portici, ed ecco quindi che vengono distribuiti scope, stracci e sacchi per i rifiuti, per lasciare pulito ed evitare così che i residenti od i negozianti non si limitino ad essere purtroppo indifferenti ma diventino addirittura insofferenti richiedendo l’intervento delle Forze di Polizia, costringendo questi esseri umani alla disperata ricerca di rifugi che diano loro la possibilità di sopportare le temperature gelide e di sopravvivere almeno a quella notte, e per le altre si vedrà.

E nell’attesa che finalmente le Istituzioni si decidano ad assolvere il loro dovere sociale che non è quello di emarginarli scacciandoli ma di accoglierli sostenendoli, “Un tetto di cuori” cerca di affiancarli con quel rispetto e quella cura la cui mancanza è quasi sempre all’origine del loro disagio.

E da qui infine il duplice appello lanciato dal gruppo “Un tetto di cuori”;
– alle Istituzioni pubbliche ad assumersi finalmente  la loro precisa responsabilità
con interventi più empatici che burocratici;
– ed ai ferraresi tutti ad essere almeno più tolleranti e magari solidali con questi loro “fratelli”, contattando la redazione redazione di Periscopio (redazione@periscopionline.it)  per fornire la propria disponibilità al gruppo “Un tetto di cuori” con l’intento di allargare e rafforzare questo “tetto” anche con i loro “cuori”.

 

Un tetto di cuori

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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