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Dal 10° Report nazionale di Federconsumatori sui “Servizi e Tariffe Rifiuti” emerge come la Tari nel 2016 sia stabile, con però un aumento del 23% dal 2010.
Federconsumatori ci ricorda che “La spesa media annua della tassa dei rifiuti TARI 2016 della famiglia tipo composta di 3 persone in un appartamento di 100 mq per un campione di 109 Comuni capoluogo di provincia con una popolazione di circa 17.904.000 abitanti, è stata mediamente di 296 euro annui, stesso importo del 2015, a fronte di una deflazione su base annua dato ISTAT del -0,1 % a luglio 2016. Per una famiglia mononucleare con un appartamento di 60 mq la spesa media annua comprensiva delle riduzioni (laddove previste sempre per il 2016) si attesta in media a 129 euro. 
Se confrontiamo la spesa annua media nel periodo 2010-2016 riferite ad un campione di 105 città l’aumento è stato del 23% a fronte di una inflazione ISTAT nel medesimo periodo del 7,4%; se lo confrontiamo con il periodo 2013-2016 caratterizzato da una situazione di deflazione, l’aumento è stato  del 4,2% a fronte di una inflazione nel medesimo periodo del 0.2%. E’ evidente come nel primo caso l’aumento del tributo nel periodo 2010-2016 sia triplicato se invece lo guardiamo nel periodo 2013-2016 l’aumento è stato di 20 volte in più rispetto l’inflazione del periodo.”

“Volendo gettare uno sguardo sulla spesa media regionale nei comuni capoluogo di provincia abbiamo che a Bolzano e Trento la famiglia tipo paga mediamente 178,50 euro, seguono in ordine il Friuli con 227 euro, il Molise e Veneto con €228, Marche e Lombardia con 232 euro mentre quelle con la spesa media più elevata risultano essere la Campania con 427 euro, a seguire Sicilia €381, Puglia €343, Toscana €332, Lazio €331 a fronte di una media nazionale di 296 euro.”

Insomma dove i servizi vanno peggio si paga di più…

E’ sempre l’indagine della Federconsumatori a ricordarci che “la gestione dei rifiuti in Italia riguarda un settore la cui produzione annua è di 29,6 milioni di tonnellate di rifiuti, con un calo del -8,7% nel quadriennio 2010-2014. Si rilevano cali più significativi al Sud (-10,5 %) ed al Centro (-9,8%) a seguito della recessione e di una cultura e processi produttivi più attenti nel produrre e consumare meno rifiuti; si arriva così ad una produzione procapite media nazionale di 488 Kg per abitante (496kg al Nord, 547kg al Centro e 443kg al Sud ) a fronte di una media UE su 28 paesi di 481 kg/abitante.
Nel 2014-15 la percentuale di raccolta differenziata ha raggiunto il 45,2 % dato medio nazionale con il miglior risultato al Nord (56,7%) seguito dal centro (40,8%) e dal sud il (31,3 %). Durante il periodo 2010-2014 la percentuale di raccolta differenziata è aumentata mediamente del 28% con punte del 50% di incremento al Centro Italia.”

Un segnale importante ci viene dalla Regione Emilia Romagna che ci ricorda come la situazione di miglioramento continua a crescere. “Nel 2015 tocca quota 60,7%, facendo registrare, con 1.796.765 t (403 kg per abitante), un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Si conferma dunque il trend in continua crescita degli ultimi 15 anni, in cui la raccolta differenziata è più che raddoppiata, passando dal 25,3% del 2001 all’attuale 60,7%. Parma, Bologna e Modena le Province in cui si registrano gli incrementi più significativi. Contemporaneamente, cala quindi la produzione di rifiuti urbani indifferenziati. Nel 2015 la riduzione è stata del 5%, in linea con il costante decremento registrato a partire dal 2002: allora la produzione annua era di 1.901.063 t, nel 2015 è scesa a 1.165.311 t. I rifiuti conferiti in discarica scendono dall’11,1% del 2014 all’8,5% del 2015. Un dato che colloca l’Emilia-Romagna al di sotto della soglia prevista a livello comunitario per il 2030 (pari al 10%) nel nuovo pacchetto di misure sull’economia circolare. In leggero aumento (+1,1%) la produzione complessiva dei rifiuti urbani, pari a 2.962.076 t, che a livello pro capite passa da 657 a 665 kg per abitante. I dati sono stati elaborati dalla Regione e dall’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell´Emilia-Romagna (Arpae).”

Anche per questo la Regione ER ha dato il via all’utilizzo del fondo incentivante previsto dalla legge regionale sull’economia circolare e dal Piano dei rifiuti, a vantaggio dei Comuni più virtuosi. Cinque milioni e mezzo di sconti in bolletta per i cittadini e le imprese dei comuni dell’Emilia-Romagna che nel 2015 sono stati più virtuosi nella gestione dei rifiuti. Il fondo incentivante mette a disposizione, nel 2016, 11 milioni di euro, di cui 4 stanziati dalla Regione e la parte restante da Atersir, l’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per l’esercizio associato dei servizi idrici e dei rifiuti. 5,5 milioni sono destinati appunto ai Comuni che nel corso del 2015 hanno raggiunto le performance migliori; la parte restante sarà assegnata, entro marzo del prossimo anno, a tutti gli altri Comuni della regione per accrescere l’efficienza del servizio.
L’obiettivo che hanno raggiunto i 75 Comuni più virtuosi è quello di far scendere sotto il 70% della media regionale la produzione di rifiuti indifferenziati, calcolata per abitante equivalente. Il numero di abitanti equivalenti è definito sulla base della popolazione residente, ma anche di occupanti seconde case, turisti, studenti universitari e attività commerciali e produttive che conferiscono parte dei propri rifiuti al servizio pubblico di raccolta.  
I Comuni più virtuosi: al vertice della classifica, per quanto riguarda la riduzione dei rifiuti prodotti, si trova il comune di Medolla, nel modenese, che con 37 chilogrammi per abitante equivalente beneficerà per l’anno 2015 di oltre 121 mila euro. Nelle altre province, il primo a Parma è Mezzani (58 chilogrammi per abitante equivalente); a Bologna è Monte San Pietro(69); a Ferrara Voghiera (76); a Piacenza è Besenzone (85); a Reggio è Brescello (93), a Rimini Montescudo (102) e a Forlì-Cesena Bertinoro (104). 

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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