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Riccardo Milani torna a occuparsi di sociale con la consueta ironia, in “Grazie ragazzi”, con un convincente Antonio Albanese e un sorprendente gruppo di attori

Il teatro in carcere, la voglia di riscatto, l’attesa. Studenti-allievi molto singolari.

Una storia ispirata a fatti accaduti, quella dello svedese Jan Jönson che, nel 1985, aveva tenuto lezioni di teatro nel carcere di massima sicurezza di Kumla e si era impegnato a far recitare a cinque detenuti Aspettando Godot di Samuel Beckett, torna oggi nel film Grazie ragazzi di Riccardo Milani.

Si tratta anche di un remake del francese Un triomphe, del 2020, diretto da Emmanuel Courcol, che aveva scoperto la storia di Jönson dal documentario del 2005 Les Prisonniers de Beckett, mostratogli dal suo produttore Marc Bordure.

Nel film di Milani, Antonio Cerami (Antonio Albanese) è un attore di teatro che da anni non calca il palcoscenico, vive da solo in un appartamento a Ciampino dove sente il passaggio di ogni aereo e doppia film porno per sbarcare il lunario. Un disoccupato un po’ disadattato (non osa confessare alla figlia lontana che lavoro fa) ma sempre curioso.

Il suo amico di vecchia data Michele (Fabrizio Bentivoglio), che ha un lavoro stabile presso un piccolo teatro romano, gli trova un incarico insolito ma sfidante: sei giorni di lezioni di recitazione presso un carcere di Velletri allo scopo di far mettere in scena ai detenuti una serie di favole. È un progetto finanziato dal Ministero cui la direttrice del carcere, Laura (Sonia Bergamasco), ha acconsentito senza troppo entusiasmo, ma ad entusiasmarsi sarà Antonio, che deciderà di mettere in scena presso il teatro di Michele un progetto più grande: “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, perché i detenuti “sanno cosa vuol dire aspettare: non fanno altro”.

Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, foto Claudio Iannone
Fabrizio Bentivoglio, foto Claudio Iannone

Così Mignolo (Giorgio Montanini) dalla moglie focosa, Aziz (Giacomo Ferrara) nato a Tripoli e arrivato in Italia su un gommone, Damiano il balbuziente (Andrea Lattanzi), Diego il boss (Vinicio Marchioni) e Radu (Bogdan Iordachioiu) l’addetto alle pulizie rumeno lavoreranno per interpretare un testo complesso e impegnativo, con risultati da scoprire. In un tour teatrale che porterà i ‘magnifici cinque’ fino all’elegante e scintillante ‘tempio’, il Teatro Argentina di Roma.

Un film pieno di umanità, oltre che di ironia, di bellezza che tocca anche chi non la frequenta o non vi è abituato, di simpatia e, soprattutto, di tanto bel teatro che, in carcere (ma non solo), può fare miracoli. In un laboratorio vitale che è un turbinio di emozioni.

Le musiche di Andrea Guerra (e la canzone di Vasco “I soliti”) accompagnano una pellicola che ha il dono di raccontare gente semplice, spesso non per scelta, con disarmante e magnifica semplicità. Perché tutti possono avere un talento nascosto.

Grazie ragazzi, di Riccardo Milani, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi, Bogdan Iordachioiu, Italia, 2023, 117 minuti

Foto in evidenza Claudio Iannone

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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