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La notizia del ritorno dell’esercito a pattugliare le vie di Ferrara è di per sé inquietante: dà l’idea di una città ingovernabile e violenta. Non siamo a Beirut, né nella Belfast degli anni ottanta. E tutto questo quando, secondo i dati della questura, i reati sono in calo [1].

Ma ciò che colpisce ancora di più è la scelta editoriale del Resto del Carlino: abbinare l’articolo che annuncia la notizia [2] ad una foto di un soldato armato dietro una panchina su cui sono seduti tre ragazzi di colore. Ciò che questa immagine comunica con molto forza è che tutti i giovani neri sono potenziali criminali, da tenere sotto sorveglianza.

La stampa locale ferrarese ha un pessimo record per quanto riguarda la demonizzazione dei cittadini di origine straniera, soprattutto nei periodi pre- elettorali.

Nei tre mesi precedenti le elezioni amministrative del maggio 2019, secondo lo studio “Sono solo parole” condotto da Cittadini del Mondo-Occhioaimedia di Ferrara insieme all’associazione nazionale dei giornalisti “Carta di Roma”, più del 72% degli articoli sull’immigrazione e sulle minoranze etniche pubblicati nei tre principali quotidiani ferraresi riguardavano la criminalità.

Questa pratica mediatica discutibile non si limita alla stampa locale.

La mancanza di un dibattito razionale e informato sulla questione sicurezza nel discorso politico-mediatico nazionale e ferrarese, in particolare, è palese. Forse è giunto il momento di avviarlo, evitando allarmismi e strumentalizzazioni a fini elettorali.

La notizia dell’arrivo dell’esercito significa il fallimento, almeno parziale, delle misure adottate dall’attuale Amministrazione, dalla rimozione delle panchine dai parchi alla recinzione dei giardini pubblici, dall’armamento della polizia municipale all’introduzione delle unità cinofile. Queste misure devono essere valutate una per una sia in termini di efficacia che di costi.

I problemi legati alla sicurezza di un moderno complesso urbano multiculturale non possono essere risolti con soluzioni semplicistiche e populiste: dobbiamo essere pronti ad imparare dalle esperienze di altre città simili.

Un’altra problematica che emerge dall‘immagine razzista scelta dal Resto del Carlino riguarda la profilazione razziale, cioè la pratica da parte delle forze dell’ordine di procedere a operazioni di “stop and search” (fermo, controllo documenti e perquisizione) sulla base di pregiudizi fondati sul colore della pelle.
A Ferrara, secondo le testimonianze raccolte dal “progetto Yaya” e riportate dall’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) al Comitato Europeo per l’Eliminazione delle Discriminazioni Razziali [3], questa pratica è molto diffusa, generando tutta una serie di problemi: non solo disagio a livello sociale, insicurezza e conseguenze a livello psicologico ma anche una generale sfiducia nelle forze dell’ordine della città.

I problemi causati dall’uso eccessivo di questi controlli non sono limitati al solo contesto multietnico. I giovani in generale e le persone economicamente svantaggiate hanno una probabilità maggiore di essere fermati e di essere insoddisfatti del trattamento riservato dalla polizia durante il fermo.
Se il contatto con gli agenti è percepito come ingiusto, questo, secondo molti studi [4], può influire in senso negativo sul  rapporto con le forze dell’ordine e con le istituzioni in generale e, di conseguenza, mettere in discussione il rispetto della legge e aumentare il rischio di considerare la violenza come un’opzione per raggiungere determinati obiettivi.

La sicurezza non è un gioco elettorale. 
Per il bene delle nostre generazioni future, dobbiamo cominciare a parlarne seriamente.

Robert Elliot, di Occhioaimedia-Cittadini del Mondo

Note:

[1] https://questure.poliziadistato.it/it/Ferrara/articolo/135462e90c4dc78f8221194384

[2] https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/strade-sicure-esercito-gad-173c3d2d)

[3] https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2023/07/Submission-CERD-2023_ASGI.pdf

[4], “Knife Crime Evidence Briefing” pubblicato dal College of Policing (Istituto di Polizia) https://assets.college.police.uk/s3fs-public/2022-03/Knife_Crime_Evidence_Briefing.pdf).

 

 

 

 

 

 

 

 

In copertina; l’esercito presidia le vie di Ferrara. Si tratta di un taglio dell’immagine che accompagna l’articolo apparso sul Resto del Carlino – edizione di Ferrara. Abbiamo scelto di non riportare l’immagine integrale per non ripetere l’offesa nei confronti delle persone di colore.

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Robert Elliot

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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