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Nella carrellata di domande e risposte che si sono succedute questa mattina durante l’incontro “E’ l’economia, bellezza!”, condotto molto abilmente da Anna Maria Giordano di Radio3Mondo, nel cortile del Castello, emergono forti le posizioni degli ospiti rispetto alla crisi economico finanziaria, e che verranno approfondite dagli stessi negli incontri del pomeriggio, indicati di seguito:

economia-bellezza
L’incontro di Radio3Mondo

Gerard Baker, direttore di The Wall Street Journal
“C’è una grandissima frustrazione negli Usa nei confronti dell’Europa che si è dimostrata molto timida e debole nell’affrontare i problemi strutturali, finora sono state introdotte solo soluzioni tappabuco: welfare troppo costoso, sistema burocratico pesante che soffoca il settore privato, ecc. Si guardino i Paesi emergenti, stanno facendo grandi cose. L’Europa non farà nessun passo avanti finché non affronterà i problemi economici a livello strutturale.

Nicolas Barré, direttore di Les Echos
“Anche per la Francia è arrivato il momento di intervenire sul disavanzo, anche a livello di Comunità europea. A proposito di riforme, tutti i Paesi europei sanno esattamente come dovrebbero muoversi, manca la volontà politica.”

Gerard Baker e Nicolas Barré saranno ospiti all’incontro di oggi “Titoli tossici. La stampa economica al tempo della crisi”, 16.30 Cinema Apollo

Alin Fares, Finance Watch
“Quello che stiamo cercando di fare con Finance watch è raccontare alle persone comuni come funziona il distorto sistema finanziario di oggi, in modo che anch’esse possano intervenire nel dibattito economico e finanziario, che si affronti una profonda riforma strutturale, con l’obiettivo principale che la finanza ritorni al servizio della società civile. ”

Aline Fares sarà ospite all’incontro di oggi “La lobby più potente del mondo. Idee per la società civile contro la finanza casinò”14,00 Cinema Apollo

Edwin Catmull, fondatore e presidente della Pixar Animation Studios
“La crisi va affrontata con la creatività. Otto anni fa la Disney ha acquistato la Pixar perché quest’ultima stava andando malissimo. Il vero problema era il senso di sfiducia e di fallimento, così abbiamo dovuto insegnare agli amministratori a cambiare mentalità. Grazie a questo tipo di lavoro, dopo quattro anni sono usciti di nuovo grandissimi successi come Rapunzel, Ralph spaccatutto e Frozen. La creatività non si riferisce solo al mondo dell’arte, della scrittura e della musica, va oltre: spesso i leader sono inibiti rispetto al cambiamento perché vogliono tenere tutto sotto controllo, mentre per far andare bene le cose occorre identificare gli ostacoli, superare le inibizioni e risolvere i problemi. Alimentare la fiducia è fondamentale contro i meccanismi distorti della competitività e del mercato.”

Edwin Catmull sarà ospite all’incontro di oggi “Creatività s.p.a. Fare, rischiare e fallire: i segreti del successo”, 19.00 Teatro Comunale

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Sara Cambioli

È tecnico d’editoria. Laureata in Storia contemporanea all’Università di Bologna, dal 2002 al 2010 ha lavorato presso i Servizi educativi del Comune di Ferrara come documentalista e supporto editoriale, ha ideato e implementato siti di varia natura, redige manuali tecnici.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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