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LA COMETA – E’ caduto l’ultimo frammento di quella dolcissima poesia che mi raccontavano da bambino davanti alle casette di sughero, alle statuine (la fanciulla che portava i panni a lavare, il calzolaio, il maniscalco…) di un presepio che mia madre realizzava con un amore struggente, ricordo le montagne fatte con i cuscini ricoperti di carta mimetica, le stradine, il pozzo, un piccolo specchio a rappresentare il laghetto in riva al quale si contemplavano oche, galline e pecore, e, poi, la capanna, dove il Bambino, adagiato in mezzo alla paglia, apriva le sua braccine rosee ad accogliere i nuovi fedeli accorsi ad ammirare il grande miracolo di Dio, il cui Figlio ora avrebbe salvato il mondo crudele. Là, sulla capanna, mia madre metteva la stella cometa, richiamo solenne per i Magi. Io immaginavo che quella stella luccicante di strass fosse il vessillo profumato di Dio. Profumo di violetta e di rosa. Ora abbiamo appreso che l’ultima, straordinaria creazione umana , una navicella spaziale, si è dolcemente depositata su una cometa, rimandando a terra immagini e perfino odori. Si è così appreso che la cometa puzza di uovo marcio. Amen.
L’ AURORA – I russi hanno portato via dalla Nieva, da dove minacciava coi suoi cannoni il Palazzo d’Inverno, l’incrociatore Aurora, sulla tolda del quale, preso da una commozione che mi stringeva alla gola, scrissi una poesia (“Non naviga più l’Aurora….”) per glorificare le grandi speranze che la rivoluzione d’ottobre aveva regalato agli uomini. Hanno portato il battello che navigava sulle illusioni di milioni di oppressi in un bacino di carenaggio, dove verrà rimodernato. Speriamo che non cancellino definitivamente il sentore di giustizia che la piccola nave portava ancora con sé.
IL PATTO – E così Renzi e Berlusconi sono riusciti a firmare “Il Patto”, Manzoni direbbe “patto scellerato”, ma abbiamo dimenticato anche il povero Lisander e non abbiamo elementi per giudicare quello che i due hanno democraticamente deciso. Qualcuno afferma che il documento finale cominci così: “Lasciateci lavorare”. Quello che è certo è che stanno per arrivarci addosso altre tasse, la cosiddetta nuova patrimoniale mascherata. Non fatevi ingannare dai titoli “si cambia e si ammoderna il Catasto”. Nella realtà, il nuovo Catasto innalzerà il valore delle case, per cui sarà impossibile, con questa crisi, vendere e comprare, il mercato morirà: aumenteranno gli affitti e i senzatetto, chi ha una casa vecchia ma classificata di lusso dovrà accendere altri mutui per pagare le continue opere di ristrutturazione. Ma nessuno protesta, tutti zitti, il Parlamento è muto davanti allo scempio che si sta facendo del nostro povero paese in via di definitiva demolizione. Giove s’è arrabbiato, sta distruggendo tutto ciò che abbiamo imprudentemente costruito sotto le montagne, sulle rive dei fiumi e dei ruscelli, forse sulle bocche dei vulcani. Ma stiamo tranquilli: “Il Patto” ci salverà.

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Gian Pietro Testa


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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