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Un piccolo episodio, una scivolata di stile, un semplice tentativo di saggiare il terreno? Il fatto in realtà, e comunque vada a finire, è invece gravissimo. Quando i libri vengono posti sotto il controllo della politica, di un partito (di qualsiasi partito), siamo già a un passo dalla censura. Con buona pace della democrazia e della libertà di espressione.
Nel recente passato, in altre città, la Lega di governo ha già battuto questa strada. A Foligno nel 2018 sono stati perseguiti i volumi per bambini della biblioteca considerati “gender” e quindi allontanata la bibliotecaria disubbidiente ai nuovi ordini. E’ stata una pagina nera che non vorremmo si ripetesse a Ferrara. Se i libri non fossero più liberi, se le nostre letture fossero influenzate da un qualche potere politico, anche tutti noi saremmo più poveri e meno liberi.
(Effe Emme)
POSSIAMO PENSARE?
Visto che:
a) certi consiglieri leghisti di Ferrara vorrebbero “valutare” se i libri di alcune biblioteche cittadine per bambini “sono adeguati ai nostri cittadini, alle aspettative dei nostri elettori”;
b) certi consiglieri leghisti di Ferrara intendevano chiedere al Direttore dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Ferrara di “voler fornire l’elenco dei testi in uso nelle scuole dell’Infanzia, nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie cittadine, comprendendo titolo e casa editrice
c) certi consiglieri leghisti di Ferrara sono interessati a “conoscere metodi, qualità e tipologia dell’educazione fornita in particolare alle giovani generazioni”;
Considerato che:
a) i libri delle biblioteche pubbliche non dovrebbero essere adeguati alle aspettative degli elettori altrimenti sarebbero biblioteche private (in tutti i sensi);
b) il Collegio di tutti i docenti di ogni Istituto delibera la scelta dei libri di testo da adottare in base alle richieste dei singoli insegnanti approvate dai consigli di classe e di interclasse con la partecipazione dei genitori;
c) gli elenchi dei libri adottati sono pubblici poiché pubblicati sui siti dei singoli Istituti a fine maggio;
d) l’interesse a “conoscere metodi, qualità e tipologia dell’educazione fornita in particolare alle giovani generazioni” è cosa interessante di per sé sulla quale sarebbe opportuno confrontarsi pubblicamente ma quando l’interesse è legato a richieste simili appare come una volontà anticostituzionale di controllo…
Viene da chiedersi quale sarebbe stata la prossima iniziativa di questi consiglieri leghisti di Ferrara.
Possiamo forse pensare che questo interesse sia finalizzato a “valutazioni” che corrispondono ad una censura?
Possiamo forse pensare che siano impensieriti dal fatto che i libri adottati possano contenere informazioni storiche a loro non gradite?
Possiamo forse pensare che siano preoccupati dai libri presenti nelle biblioteche scolastiche?
Possiamo forse pensare che temano i libri scelti da chi sperimenta l’uso di fonti alternative ai libri di testo?
Possiamo forse pensare che siano terrorizzati dai libri in generale?
Possiamo forse pensare che questi consiglieri della Lega, oltre a proporsi per inchiodare dei crocifissi ai muri delle aule, vogliano “inchiodare” qualche insegnante a loro poco gradito?
Possiamo forse pensare che le stiano provando tutte per isolare (e magari allontanare) qualche docente non allineato?
Possiamo forse pensare che abbiano poca fiducia nella scuola, nei suoi dirigenti, nei suoi insegnanti e nei genitori?
Possiamo forse pensare?
Possiamo pensare?

P.S. Vedi anche articolo di Estense.com Libri e censura. La Lega stava per chiedere l’elenco dei libri scolastici

 

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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