Pubblicato il 22 Luglio 2021

Parole a capo
Alberto Bertoni: “Abbey Road” e altre poesie

The Beatles, Abbey Road( Foto Flickr.com - licenza creative commons)

Parole a capo
Alberto Bertoni: “Abbey Road” e altre poesie

Pubblicato il 22 Luglio 2021

Tempo di lettura: 3 minuti

“Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.” (Alda Merini)

La memoria

Dev’essermi anche lei scivolata via
dispersa in qualche fosso
oppure fuggitiva nella scia
dell’ultima luce mattutina
che corteggia circuisce le piante
neanche loro tutte sane, tuttavia
lungo il viale di acacie
e tigli a settembre mezzo secchi
in libera fuga fino al cuore
più arido e più scuro della terra
dove precipita la pioggia
e dove tu t’immergi nella grotta
della tua coscienza
fra vecchiaia e giovinezza

Poi la chiamano Alzheimer, questa cosa
questa lingua totalmente straniera
senza più stare insieme senza
più ridere scherzare
aspettare con calma
la salvezza che cade
nella tana

Inverno e quaderno

Mi abituo a stare al freddo
e a scaldarmi scrivendo
frasi e parole senza senso
mezze firme, arzigogoli
o gomitoli d’inchiostro

Come un cappotto alla fine dell’inverno
chiudo il silenzio in un quaderno
e lo butto dopo poco nel disgelo
profilo che disegno col gessetto
rasente il muro nero
fra spirito e bisogno
giudizio e terremoto

Alla fine sulla pagina mi muovo,
scivolo cauto, riprovo
fino a quando non so
più cosa farmene di un sogno

Piazza d’Armi

Tutto, qua, è lontano e misurabile,
familiare e indifferente, meraviglioso
e triste. Cammino sulla curva
dell’antica pista di trotto
oggi parco sparuto
e parcheggio sotterraneo

Al posto della sabbia il terreno è composto
di un asfalto leggero con dentro
sfumature di nero
dove lo zoccolo appoggia sbilenco

C’è qualcosa da aggiustare nel mio passo
ma anche in questa nebbia
che invece di salire
scende col peso di un antico temporale

Modena mi piace
nel cielo di cemento e nel cotto
dei muri che sopravvivono
per le strade un po’ storte del centro
dove asfissiato avvolge il nostro tempo
un seno di pietra
mentre dal portico contemplo
quel vetro che nasconde un segreto
e l’orologio dipinto sul timpano
dell’antico Foro
segna per sempre mezzogiorno

Abbey Road

Se è questo il mio giorno fatale
o un giorno abbastanza importante
da ricordarne alba e colore
tutt’attorno delle piante
secco nelle arie
prima quasi assenti
e poi pungenti
che dobbiamo alzarci i baveri
ricoprire d’unguenti

Se è questo il giorno più importante
per occhi, nasi e sentimenti
è meglio che sia un giorno
di circostanze povere
fra salici sbilenchi
una palude di pozzanghere
questo muretto circondato di sterpaglie
e l’asfalto tutto crepe
dove riconciliarci con la sete
dei fratelli persi chissà dove

A santificare
un giorno uguale
in pegno posso offrire
le mie scarpe ormai cinquantenarie
le stesse di George Harrison
sulla copertina di Abbey Road

Ottobre del ’69
e me quattordicenne senza cielo
di reticoli di tane prigioniero
un autunno di topi nel pensiero

(Le poesie di Alberto Bertoni, qui pubblicate su autorizzazione dell’autore, fanno parte del volume “L’isola dei topi”, Einaudi, 2021)

Alberto Bertoni (Modena, 1955). Insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni saggistiche: La poesia contemporanea (il Mulino 2012), Poesia italiana dal Novecento a oggi (Marietti 2019), Una questione finale. Poesia e pensiero da Auschwitz (Book Editore 2020). Come poeta in proprio ha pubblicato diverse raccolte confluite poi nel volume Poesie 1980-2014 (Aragno 2018).

La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. 
Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

Cover: The Beatles, Abbey Road (Foto Flickr.com – licenza creative commons)

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Benini & Guerrini

Periscopio

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica dell’oggetto giornale [1], un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare il basso e l’altocontaminare di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono” dentro e fuori di noi”, denunciare il vecchio che resiste e raccontare i germogli di nuovo,  prendere parte per l’eguaglianza e contro la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo..

Con il quotidiano di ieri, così si dice, ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Tutto Periscopio è free, ogni nostro contenuto può essere scaricato liberamente. E non troverete, come è uso in quasi tutti i quotidiani,  solo le prime tre righe dell’articolo in chiaro e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica, ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni” . Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e ci piacerebbe cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori) a tutti quelli che coltivano la curiosità, e non ai circoli degli specialisti, agli addetti ai lavori, agli intellettuali del vuoto e della chiacchera.

Periscopio è di proprietà di una S.r.l. con un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratico del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome ferraraitalia [2], Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Conta oggi 300.000 lettori in ogni parte d’Italia e vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma anche e soprattutto da chi lo legge e lo condivide con altri che ancora non lo conoscono. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Francesco Monini

[1] La storia del giornale è piuttosto lunga. Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo: Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Da allora ha cambiato molte facce, ha aggiunto pagine, foto, colori, infine è asceso al cielo del web. In quasi 363 anni di storia non sono mancate novità ed esperimenti, ma senza esagerare, perché “un quotidiano si occupa di notizie, non può confondersi con la letteratura”.

[2] Non ci dimentichiamo di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno il giornale si confeziona. Così Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 


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