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La fioritura spettacolare delle Azalee nel giardino della mia amica MariaSilvia merita una serie di considerazioni su questa pianta. Innanzitutto cosa sono le azalee? Il genere Azalea fu battezzato ufficialmente da Linneo nel 1753, separandolo dal genere Rododendro. I due generi furono poi di nuovo mescolati creando non poche difficoltà e molta confusione nel campo orticolo. La differenza fondamentale fra i due generi, con alcune eccezioni, consiste nel fatto che le Azalee perdono le foglie durante l’inverno, i Rododendri invece, sono sempreverdi. Un’altra differenza riguarda il numero degli stami (gli organi maschili del fiore): 5 per le Azalee, 10 per i Rododendri. Le varietà coltivate nei giardini sono spesso ibridi moderni, creati da piante che originariamente vivevano spontaneamente in Cina e Giappone, nei casi peggiori, cioè nei bancali dei grandi magazzini o delle fiere, si trovano delle varietà selezionate per fare occhio (grandi fiori doppi) e durare poco. Anche in Italia abbiamo dei Rododendri selvatici, chi va a passeggio sulle Alpi avrà sicuramente ammirato e amato i fiori del Rhododendron ferrugineum e del R. hirsutum. Il fatto che crescano spontanei solo ad una certa altezza, dovrebbe far riflettere i giardinieri di pianura, ma la cosa che dovrebbe accendere dei lampadari interi è la famiglia a cui appartengono queste piante: la famiglia delle Ericaceae. Cosa significa? L’erica è la pianta che contraddistingue i terreni acidi e torbosi, quindi, tutte quelle che accennano alle eriche hanno la stessa necessità. Di conseguenza, i giardinieri che volessero coltivarle in piena terra, devono avere a disposizione un terreno naturalmente acido. Con il terreno adatto e un clima temperato, le azalee e rododendri sono piante da effetti speciali. L’abbondanza della fioritura e l’intensità dei colori è qualcosa di veramente spettacolare. In Italia le più belle collezioni e gli esemplari più antichi, si trovano nei giardini del Lago di Como e del Lago Maggiore. Nel mese di maggio le macchie fiorite si possono ammirare da una sponda all’altra del lago, le coste sembrano un’immensa opera astratta lineare, quindi si può solo immaginare la sensazione di averle a pochi metri: è come stare dentro a un gigantesco secchio di colore puro.
A questo punto la domanda legittima è: come fa MariaSilvia ad avere delle azalee così belle da anni, anche se abita in una pianura assolata dal terreno calcareo? Non sono piante difficili, ma come le definisce Ippolito Pizzetti (“Enciclopedia dei Fiori e del Giardino” Garzanti, pag. 709): “ I Rododendri non sono piante del pressappoco: o prosperano magnificamente, là dove le regole vengono rispettate, o non vivono affatto.” Le regole sono sempre le stesse: terreno, ambiente, umidità. Il terreno deve essere privo di calcare, quindi bisogna coltivarle in vaso, meglio, in vasi isolati dalla terra come quelli appoggiati su una pavimentazione. In vaso è possibile mantenere un livello di acidità accettabile, rinvasando ogni anno con terricci preparati per piante acidofile e conservandolo con prodotti che si possono diluire nell’acqua. Anche l’acqua delle innaffiature non dovrebbe contenere calcare, quindi, acqua piovana o acqua lasciata riposare. Il terreno deve essere aiutato periodicamente con sostanza organica, in mancanza di letame o stallatico, si può usare il fogliame sano decomposto. Non amano avere le radici a mollo, sono piante che crescono in pendenza dove l’acqua scorre, quindi assicurare ai vasi un buon drenaggio, ma nello stesso tempo mantenerle in un ambiente umido, e l’umidità atmosferica in pianura non manca. L’esposizione ideale è quella a mezza ombra, quindi sole al mattino e ombra da mezzogiorno in poi. Una buona potatura dopo la fioritura le mantiene ad una dimensione proporzionata con la quantità di terra del contenitore.
I Rododendri delle Alpi sono legati ad una leggenda che racconta di una mamma-Regina che per aiutare il figlio a coronare un sogno d’amore, camminò fino a farsi sanguinare i piedi e da questo gesto nacquero questi fiori così splendidi. Non so se questa leggenda abbia determinato l’usanza commerciale di regalare azalee per la Festa della Mamma, a me piace l’idea che questi fiori crescano così bene nel giardino di una vera Mamma.

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Giovanna Mattioli

È un architetto ferrarese che ama i giardini in tutte le loro forme e materiali: li progetta, li racconta, li insegna, e soprattutto, ne coltiva uno da vent’anni. Coltiva anche altre passioni: la sua famiglia, la cucina, i gatti, l’origami e tutto quello che si può fare con la carta. Da un anno condivide, con Chiara Sgarbi e Roberto Manuzzi, l’avventurosa fondazione dell’associazione culturale “Rose Sélavy”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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