Il caldo opprimente di questa settimana è stato preceduto da giorni di pioggia e di vento che ci hanno regalato un fine maggio di cieli olandesi. Olanda, Paese piatto, steso come una tavola dove nessun rilievo oppone resistenza al vento e dove hai sempre la sensazione di stare in corrente tra due finestre aperte. I cieli olandesi cambiano continuamente, il vento gioca e sposta masse di nuvole di ogni colore e forma, quando si ferma diventano un gregge di pecore sparse su un prato azzurro, e allora sai che nel giro di un’ora, pioverà. Pioggia, nuvole, vento, movimento continuo di luce e acqua creano un paesaggio lindo, dove i colori brillano splendenti come in questa domenica pomeriggio in mezzo ad una campagna ferrarese che sembra uscita da una tela di Van Gogh. Amato Vincent, condannato ad avere un cervello abitato dal vento, dove i pensieri e le idee corrono irrefrenabili come la locomotiva di un treno a vapore. Non si può fermare questo mostro metallico che pulsa nella testa, solo una pallottola ci può riuscire, ma prima, prima dello sparo, è solo arte.
Un’arte potente e lucida di un uomo che in pochissimi anni ha prodotto opere straordinarie, un patrimonio dell’immaginario collettivo e come tali, molto interessanti dal punto di vista turistico. In Provenza, tra Arles e d Aix-en-Provence, nei paesi dove Van-Gogh visse gli ultimi anni della sua vita tormentata, ci sono diversi itinerari che propongono al turista di seguire i passi del pittore suggerendo proprio le viste precise dei quadri con cartelli, che riproducono le opere e che sono posizionate nel luogo dove sono state dipinte. Come se fosse possibile entrare nel quadro e vedere i luoghi con gli occhi dell’artista, un po’ come succede nell’episodio “Corvi” nel film di Akira Kurosawa: “Sogni” del 1990, in cui il regista giapponese ci mostra aspetti della cultura giapponese e i suoi cambiamenti attraverso immagini oniriche.
Perché dunque un episodio su Van Gogh? A parte l’intenzione di rendere un omaggio a questo artista, sicuramente Van Gogh, tra i tanti suoi contemporanei affascinati dal Giappone, è stato quello che ha saputo veramente fondere Oriente e Occidente in uno stile unico e personale, e Kurosawa con sensibilità e chiarezza ce lo mostra attraverso il sogno di un giovane pittore, che incantato davanti alle opere esposte in un museo, si trova all’improvviso nelle campagna della Provenza. Qui incontra le lavandaie, al lavoro sotto il ponte di Langlois, che gli indicano dove potrà trovare il pittore. Il ragazzo cammina finché non raggiunge l’artista in un campo. Il dialogo fra i due è velocissimo, poche battute che dicono tutto. Van Gogh sta dipingendo quello che vede, con ansia, velocemente, perché deve seguire il sole, la luce indispensabile al suo lavoro, ma l’opera d’arte non è nella tela, è lì davanti ai loro occhi. Poi l’artista abbandona il giovane pittore perché deve seguire il sole, non può fermarsi a fare conversazione, e il giovane lo segue camminando, perdendosi in un paesaggio che ormai è quello inconfondibile delle tele dipinte. Uno sparo alza i corvi in volo su un campo grano, come nel celebre dipinto, e riporta il giovane alla realtà nella galleria del museo. Questo è il sogno che il turista rincorre seguendo i cartelli degli itinerari proposti, ma può bastare? Se bastasse questo l’arte sarebbe ben poca cosa, ma per fortuna l’arte è quella straordinaria invenzione che ci fa vedere il mondo, e così, davanti a una campagna anonima, in un fresco pomeriggio di maggio, provo gratitudine infinita per un uomo che mi ha regalato la possibilità di vedere il blu del grano mentre matura e le onde nelle chiome verde cupo degli olmi che ballano, davanti a un cielo azzurro olandese, in mezzo a campi padani infiniti, dove la profondità dell’orizzonte è una prospettiva “giapponese” senza protagonisti, dove l’occhio si allarga nelle sue linee orizzontali e vedo la sua bellezza, senza cartelli, senza frecce segnaletiche, semplicemente apro gli occhi e posso vedere.
Giovanna Mattioli
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
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