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Parole e figure – ‘Mi piace’ di Eva Montanari, l’assemblage

Da poco in libreria, l’albo illustrato “Mi piace” di Eva Montanari, pubblicato con Kite edizioni, conduce il lettore in un mondo curioso e colorato. Con un occhio al riuso.

La coloratissima e divertente storia segue le giornate di Sandy, una giovane gazza che inizialmente sembra apprezzare tutto ciò che le viene offerto, ma presto si annoia facilmente. Le piace, si annoia, si annoia e poi, di nuovo, le piace: un intervallo continuo di esitazioni e indecisioni.

La svolta avviene quando Sandy scopre che altri uccellini hanno trasformato gli oggetti da lei scartati in vere e proprie opere artistiche. Che meraviglia!

Inizialmente un po’ gelosa, Sandy decide di riappropriarsi di quegli oggetti, ma si annoia nuovamente. Questo la spinge ad esplorare la propria creatività, ispirandosi agli altri uccelli e dando vita a qualcosa di unico attraverso il riuso di oggetti comuni.

Il libro introduce ai giovani lettori il concetto di assemblage, una corrente artistica che utilizza materiali di recupero per creare nuove opere.

Le illustrazioni sono caratterizzate da colori tenui e contorni sfumati, conferendo movimento e vitalità ai personaggi e agli oggetti rappresentati.

Per scrivere questa storia l’artista si è ispirata agli uccelli giardinieri che vivono in Australia e Nuova Guinea. Sono i più grandi artisti del mondo dei volatili. La loro specialità consiste nel creare vere e propriegallerie d’arte” fatte di ramoscelli, in cui inseriscono le opere realizzate collezionando e assemblando quello che trovano in giro.

Gli uccellini di questa storia hanno nomi di grandi artisti che, come loro, hanno utilizzato la tecnica dell’assemblaggio, come l’uccellino Marcel (Duchamp), che selezionava oggetti quotidiani, poi li firmava e sceglieva un titolo spiritoso, trasformandoli in opere d’arte. Chiamava le sue operegià fatte e, a suo parere, una ruota di bicicletta, uno scolabottiglie e perfino un orinatoio potevano diventare opere d’arte per semplice decisione di un artista.

Oppure c’è l’uccellino Pablo (Picasso), il primo a inserire oggetti nelle sue opere: un pezzo di canapa in una natura morta, un cucchiaino in una scultura o unatesta di toro realizzata con sellino e manubrio di una bicicletta trovata in giro.

Ci sono anche l’uccellina Louise (Nevelson), che assemblava scarti all’interno di scatole, l’uccellino Joseph (Cornell), che collezionava stampe degli argomenti che lo interessavano di più: astronomia, ornitologia, letteratura, balletto, e piccoli oggetti bizzarri che riuniva in “scatole delle meraviglie o l’uccellino Joan (Mirò), che realizzava sculture-oggetto con materiali trovati ovunque.

Le gazze vengono definite “ladre” per la loro presunta predisposizione a impossessarsi di oggetti altrui per nasconderli nei loro nidi caldi, come racconta anche Gioachino Rossini nella sua opera La gazza ladra.

Così la gazza Sandy (Alexander Calder) protagonista si ispira al mondo del circo per ricrearne uno in miniatura, fatto di ritagli di gomma, turaccioli, avanzi di lana, stracci, bottoni, spago e fil di ferro.

E la storia continua. Sempre, con allegria e curiosità.

Il messaggio centrale dell’albo riguarda, quindi, la scoperta del proprio talento e la capacità di trasformare ciò che ci circonda in qualcosa di importante e significativo, sottolineando l’importanza della creatività e del riuso.

Consigliato per bambini dall’età di 3 anni, l’albo offre molti spunti di riflessione anche per gli adulti, affrontando temi come il consumismo e l’importanza di trovare stimoli creativi all’interno di stessi e nella relazione con gli altri.

Da leggere.

Eva Montanari, Mi piace, Kite Edizioni, Padova, 2025, 32 p.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’, Roma Film Corto Festival), è vicepresidente di Ferrara Film Commission e segue la comunicazione del Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’. Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Congo, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)