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“La poesia intrattiene una relazione sconosciuta con la verità.”
(Werner Lambersy)

 

CONTAMINAZIONE

Tutto sembra diverso
mentre tutti sembriamo uguali
cani selvaggi speculano
sputando bava di odio e miseria
finti intellettuali sentenziano
sulla loro inetta ignoranza
la libertà coperta da teli bianchi
è sospesa sino a nuovo ordine
delatori e sciacalli
inondano le anime ferite

Sarà peggio il contagio del virus
o il contagio delle miserie dei vigliacchi?

 

POESIA SENZA FINE

Fu una mattina presto,
era d’estate con l’aria che profumava di evasione
non so perché, ma lei bussò alle porte del cuore,
d’improvviso una vampata di fuoco
mi avvolse sino a coprirmi

Fu di mattina presto,
l’alba colorava le mie stanze di tenui tinte,
gli odori dell’estate correvano incontro ai domani,
la luce, forte, illuminava nuovi orizzonti
facendomi sentire di nuovo a casa

Fu la mattina a farmi sentire il suo aroma,
confuso tra il caffè e la città che si muoveva,
lei, delicatamente, entrò dentro di me
facendo sentire il calore del suo abbraccio

Le sue spire mi avvolsero con passione,
le sue parole conquistarono il cuore
e riscaldarono i miei giorni
facendomi viaggiare in mondi nuovi e fantasiosi

Da quell’alba lontana, da quella estate
i miei giorni vivono tra le sue braccia
e lascio che siano le parole a conquistare l’anima

Benvenuta poesia, benvenuta dentro di me
non abbandonarmi mai
continua ad accompagnare i miei colori
e guidami,  giorno dopo giorno,
verso un futuro eterno

 

C’È UN POSTO

C’è  un posto in fondo alla valle
in cui ci si ritrova dopo essere caduti,
c’è  un posto, dopo l’arcobaleno
dove raccogliere le macerie,
C’è un posto, su in alto, tra le nuvole
dove ritrovarsi quando ci si è  persi,
C’è un posto, sull’altra riva del fiume
per camminare contro la corrente,
C’è un posto, nei vicoli oscuri
in cui si può  cadere senza curiosi,
C’è un posto, alla fine del mondo
dove cielo e mare si confondono
quasi a confondere le certezze della miseria umana,
C’è un posto, tra le pieghe delle emozioni
dove cercare la nostra serenità,
C’è un posto, dentro la mia anima
dove mi ritrovo scacciando i fantasmi

 

Stefano Peverin (1956). Ha sempre avuto grande passione per la lettura e per la musica, al punto che, nel lontano 1976, assieme ad un gruppo di amici, ha fondato la prima radio (allora si  chiamavano libere) di Ferrara: FERRARA CONTRORADIO, con l’intento di fare controinformazione. Ha ricoperto il ruolo di funzionario in un sindacato di imprenditori e da tempo è un lavoratore autonomo. Ha pubblicato poesie in alcune riviste locali e nazionali.

La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. 
Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]
 
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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