“Il ricordo è il tessuto dell’identità.”
(Nelson Mandela)
Il volo dei ricordi
Ora vieni a trovarmi nelle sacche
dell’ultimo respiro ricoperto
dal sospiro già detto sulle giacche
degli avvicendamenti, nel coperto
lusinghiero dei pensieri remoti,
negli argini che opprimono stazioni,
carrozze che non tornano. Se immoti
resistono pensieri di stagioni,
che ancora si contorcono nei nomi
sbiaditi in questo sole dell’inverno,
sollèvati per aria quando domi
i ricordi nel fiore dell’Inferno
per poi sostituirli coi pronomi
e la quiete del volto tuo materno.
Paralisi
Dove mi porta l’abito intrizzito
approda questa terra scabra e strozza
l’andirivieni inalberato e pesto,
gendarme di scriteri ed annessioni.
Ti chiedo d’abitarmi molto più
di quanto mai sia stato inabitato
e rimuovere cauto il passo falso.
L’abitudine accoglie l’indulgenza
per la crudele reverenza d’oggi
ormai decidua in quanto sa decidere
al posto mio che non credo e non oso.
In questo male
Aiuterebbe il non pensare a dire
quanto male sa fare questa storia:
manipolare la quiete, ambire
a rimanenze fatte di pretese
perché al contrario non avrebbe prezzo
trovarsi disarmati dalla morte
così da definirsi nel corredo
della terra, un sobillo e dopo niente.
Punto di non ritorno
Verrò alle tue macerie, ai calcinacci
franti ed ammansiti dalla tregua,
verrò quando farà silenzio il cielo
e l’aridezza terrea non sarà
che ingombro dell’inferno nel richiamo
di cos’eri e sarai: sangue secco,
lingua increspata, luna di pallore
per chi vedrà e vorrà di nuovo l’uomo.
Uno steccato
Ho timore del gelo alla rottura
prossima della carne, ne ho timore
perché a parole non ci serve più
un luogo di parvenze e resistenze
e cosa opporre dunque se incompresi
perdutamente ci vediamo integri
a detta nostra sempre più sinceri
come fossimo dita svincolate
dalle carezze delle nostre mani?
Uno steccato segna l’obbedienza,
ci siamo impelagati in uno sguardo
il tempo di capire che l’assenza
non ci ha mai abbandonato.
Federico Preziosi (1984) vive in Ungheria e insegna lingua e cultura italiana a Budapest. È fondatore del gruppo di poesia su Facebook “Poienauti”, moderatore di “Poeti Italiani del ‘900 e contemporanei” e portavoce della comunità poetica Versipelle. Scrive di poesia per exlibris20 e Readaction Magazine, e si occupa della divulgazione di opere poetiche nella trasmissione web “La parola da casa” con Giuseppe Cerbino, e “Poesie di guerra e di pace”. Autore di Variazione Madre, edito da Controluna – Lepisma floema, i suoi versi sono stati pubblicati su antologie, riviste online e quotidiani locali e nazionali. Di prossima pubblicazione: Messa a dimora.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui] 
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Benini & Guerrini

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 300.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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