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Devo liberarmi del tempo e vivere il presente giacché non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante.
(Alda Merini)

Il tempo vola, io no.
Ho appeso al rampicante
che anela alla persiana
l’ anello di lattina che allegrava
un dito di bambina,
richiamo per le gazze
là sul pino nano,
una per la tristezza,
l’ altra per la gioia
di sillabe chioccolanti
che mettano le ali
al mio presente inerte
che non sa passare.

*
Non mi sottrarre
alla mia compagnia.
Mi è costata tempeste.
Riempimi come fa il mare
quando tra scogli emersi
si accoccola nelle pozze
e si acquieta,
placato inanella cristalli di sale.
Indosserò i tuoi gioielli
nel silenzio che mi contiene.
*
Dacci oggi i nostri fiori quotidiani
e il mare e le tempeste
il cielo i lupi e le foreste,
le pergole di rose in fiamme
e le cantine
 quando il sole è insolente,
il fuoco-conforto
se il gelo stringe,
gli abbracci nei giorni
in cui l’anima si perde
e hai perso anche le mappe
per ritrovarla da sola,
dacci bicchieri e posate
che fanno casa,
la ragnatela che rinasce,
le fusa dei gatti
e gli occhi autunnali dei cani,
geosmina e maestrale
e panni caldi
quando è ancora notte,
e le bugie che salvano,
l’ intuizione, l’ emozione
di accorgerci di vivere,
le risorse di un nome sbagliato,
dacci
libertà, paura, utopia,
botteghe d’arte e maestri e teatri,
Gavroche, Huck Finn, Vincenzo Gemito,
spartiti in cui il tempo si ferma.
Conservaci, se puoi,
le cose che oggi
non amiamo abbastanza.
*
Dal fondo degli occhi cespugliosi
il vecchio osserva
il tempo, gli alberi, la piazza.
Puntella in silenzio
la sua quota di universo.
Finché rimarrà lì
non svanirà.
Ma il sindaco
 ha rimosso la panchina:
clochards e africani
insidiano il decoro.
Ha rimosso anche il vecchio
e il mite puntello del suo sguardo.
Non passo più di lì.
Ho paura
che anche la piazza sia svanita.
*
Quando mi parli
fai veliero la mente,
la carichi di spugne
ad assorbire ricordi
che nulla sfugga
e tutto si conservi
per berti dopo,
quando non ci sei
e Bacco mi presta
redini colorate a guidare
la sua coppia di linci.
E mentre racconti
e aspetti che rida,
di pane speziato
mi inondi la stanza,
sterline d’oro nascondi
che possa
trovare più tardi,
a ogni morso
masticando lontananze.
Maria Teresa Coppola, salentina di nascita, pisana di adozione, si laurea in giurisprudenza a Pisa dove vive tuttora. La poesia le è familiare sin da piccola. A casa del poeta Girolamo Comi frequenta letterati quali Alfonso Gatto, Diego Valeri, Oreste Macrì. Seguono in Toscana anni di affettuosa contiguità con il poeta e critico d’arte Raffaele Carrieri. Varie sue liriche sono presenti in più antologie e nel collettaneo “Argeste 2023″ di Aletti editore. Con la silloge “Sottovoce” ha vinto il premio speciale della giuria del Premio Casentino 2023. Ha pubblicato la nuova silloge “C’è di più” ed. Aletti nel settembre 2023. Ha ricevuto il premio della giuria del Premio Internazionale di arte letteraria “Il canto di Dafne” il 25 novembre ’23 e  il terzo premio alla sesta edizione del Concorso Nazionale di Poesia dell’ Accademia Casentinese il 17 dicembre u.s.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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