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“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi?
No, era stata la poesia.”
(Sylvia Plath)

Guardate bene…
Guardate bene…
Scorgete qualcosa
oltre l’orizzonte?
La linea curva sembra sprofondare aldilà del sogno.
C’è fuoco che dissacra la foglia
oltre il declivio della collina,
vedete?
Vedete Il fumo, che acre si espande
e si fonde in nuvole senza pioggia?
Eccoli poi
quei rossi e quei grigi
che in una mescolanza dubbia
mettono in scena artefatti tramonti.
Ma l’eco di boati, oggi, squarcia confini e distrae gli sguardi…
Sapremo mai dove porterà il sentiero che conduce al valico?

 

Donami il tuo sogno
Donami il tuo sogno
e non ti pentirai di averlo fatto.
Lo nutrirò con il mio latte, come fosse un neonato
per renderlo più  forte agli attacchi del male
e lo porterò in spalle quando la strada si farà  impervia e in salita.
Donami il tuo sogno
e lo proteggerò dal gelo e dal vento
come faccio con la peonia
in inverno,
e al primo sole di marzo lo poterò
delicatamente e con sapienza, per rafforzarne le radici.
Non ti preoccupare, amore mio,
il tuo sogno potrà volare
te lo riconsegnerò
quando avrà ali forti e piume folte
affinché, falco della regina,
possa migrare verso terre calde e accoglienti e nidificare
prima che l’autunno ne annichilisca lo slancio.

 

Fine autunno
Prima che tu vada,
voglio riempire le mie tasche dei colori caldi
che si affacciano sui fossi
e tra i sassi.
L’inverno si e già impossessato della notte
ma il giorno no,
il giorno trattiene negli intrecci delle siepi
i rossi e i gialli dell’ultimo sole.

 

Le case che mi hanno abitato…
Le case che mi hanno abitato hanno le ali e mi seguono immobili.
Le case non smettono di vivere
quando mobili, quadri e cani seguono inermi, viandanti passeggeri.
Le case trattengono  i cuori e  restano là, immutabili eppure  mutate
Fondamenta scavate nei sogni,
mura ricoperte da strati multicolore
trasudano lacrime
Risuonano inascoltate voci spezzate,
che impregnano l’aria e incidono silenzi.
Al mio passare ti rivedo sul balcone spoglio,  innaffiare fiori centenari
e  rivedo la tua ombra scivolare via
dietro una tendina,  come te  trasparente .
Le case che mi hanno abitato hanno le ali e mi seguono immobili.

 

Diella Monti
(Cesena, 1952) Penultima di dieci figli, ha vissuto in una famiglia numerosa, dove le difficoltà economiche all’ordine del giorno, non hanno inficiato però  la sua voglia di studiare e la passione  per la letteratura e la poesia, che ha seguito e coltivato aldilà  degli studi tecnici seguiti esclusivamente per esigenze lavorative. Una vita che ha ruotato sempre intorno alla poesia, dialettale o in lingua, in versi liberi o in metrica. Coordina il gruppo  Va in scena la poesia. Ha pubblicato una raccolta Il canto della Bambina, Book Sprint edizioni, 2014.

Dal 6 al 18 luglio  Parole a capo, la rubrica di poesia di Ferraraitalia, esce ogni mattina durante tutta la settimana.
Per leggere tutte le puntate e tutti i poeti di ‘Parole a capo’ clicca [Qui]
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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