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Nessuno ascolta

Quante orecchie deve avere un uomo
prima che ascolti la gente piangere?
ci suggerisce tristezza,
apatia,
egoismo.
Come chi abbandona un figlio.
Vicino o lontano,
il pianto non è stato ascoltato.
È come la guerra:
un capo dittatore,
il pianto delle vittime.
È come chi subisce un torto
senza ricevere alcuna assistenza.
Tu urli, piangi, sempre di più,
sempre più forte.
Per amore, o per reclamare la tua libertà.
Ma nessuno ti sente, nessuno ti ascolta.

(di Marianna Volta 3G)

 

Poesia 

La risposta se ne va nel vento
tanto leggera quanto importante
come la vita di molti,
spezzata, dal brusco fare della guerra
e del suo bellico commento
La risposta se ne va nel vento
come la pesante palla che dall’empireo vien flottante richiamata dagli stolti,
presto colpirà i soldati e i cadaveri a terra trasformando la Roccia in un piccolo frammento
Pace non trovo e non ho da far guerra,
tra sospiri, urla e pianti
a chi ha perso le speranze,
porgo calma, amore e conforto con questi miei canti

(Elena Badiale 3^G)

 

per quanto tempo

per quanto tempo si dovrà fare finta che sia tutto ok
prima di accettare la verità?

per quanto tempo si dovrà mostrare la parte migliore di noi
prima di essere accettati per ciò che si è?

quante guerre ci dovranno essere
prima che il mondo sia in pace?

La risposta amico mio vola via nel vento, la risposta, vola via nel vento

per quanto tempo dovrà esistere la discriminazione
prima di capire che siamo tutti uguali?

per quanto tempo dovremmo sentirci dire che non siamo abbastanza
prima di sentirci meglio?

per quanto tempo dovremo fare finta di non sentire nulla
prima di cadere a terra?

La risposta amico mio vola via nel vento, la risposta, vola via nel vento

(Francesco Mancini 3G)

 

Quante volte 1

Quante strade deve percorrere un uomo
prima di esser chiamato uomo?
Quante lacrime dal suo maturo viso sgorgheranno prima di poter essere felice?
Quante volte verrà giudicato lo stesso,
per una sconfitta fra mille vittorie?
Quante volte cancellerà se stesso
per reinventarsi in nuove storie?
E una donna?
Quante volte piangerà ma
mostrerà un sorriso?
Quante volte coprirà con il trucco
le belle smagliature del suo viso?
Quante volte verrà soggiogata
da un bell’uomo con la doppia faccia girata?
In questo mondo non importa chi sia,
donna o uomo, non basta più una poesia
Lacrime verran versate
Non badando a gesti ma a parole
Con questi canti spero di far ragionare molte persone
per ricordare che l’uomo non può rifare se stesso senza soffrire
perché lui è sia il marmo che lo scultore

(di Maikol Musacchi 3^G)

 

Quante volte 2

Quante volte devo cadere
prima di trovare la felicità?
Quanti errori commetterà un uomo
Prima di cambiare?
Quante sofferenze deve affrontare un ragazzo
Prima di diventare uomo?
La risposta, amico mio, se ne va nel vento
Quanto tempo manca
Prima della fine di ognuno di noi?
Quanto tempo ci vorrà
Prima che un uomo diventi veramente maturo?
Quanto ci vuole
Prima che un uomo capisca i suoi errori?

(di Andrea Stabellini 3^G)

 

Quanti errori?

Quante disavventure deve subire un ragazzo
Per essere chiamato uomo?
Quanti tramonti vedrà un albero
Prima di morire?
Quanti errori farà un malfattore
Prima di capire?
La risposta, caro amico, sfugge col vento
La risposta, sfugge col vento
Quanti incidenti causerà la nebbia
Prima di sparire?
Quanti incendi appiccheranno i piromani
Prima di cambiare?
Quante persone moriranno
Prima che l’uomo capisca?
La risposta, caro amico, sfugge col vento
La risposta, sfugge col vento.

(di Enrico Da Col 3^G)

 

Resistere a stento

Quante armi bisogna distruggere
per poter lasciare ogni famiglia professare la propria religione?
Quanta rabbia può accumulare un uomo prima di comprendere
i danni che può provocare?
Quanta sofferenza dovranno ancora subire i piccoli paesi prima di riposare?
Quanto dovrà sacrificare un padre prima di vedere i propri figli felici?
La risposta se ne va nel vento
Quanto un ragazzo deve vedere prima di pensare di aver visto tutto?
Quanto cibo dobbiamo ancora sprecare
prima di renderci conto che qualcuno ucciderebbe per averlo?
La risposta se ne va nel vento.
Quanto dovremmo ancora vedere prima di considerare
questo periodo finito?
La risposta se ne va nel vento.

(di Manuel Turco 3G)

 

Sacrificio

Per quanti anni alcuni possono vivere prima che sia concesso loro di essere liberi?
Per quanti anni si può vivere
Prima che sia concesso di essere liberi?
molte persone non hanno la libertà
Non sempre qualcuno ha la possibilità
Per sopravvivere
Sono costretti a fare cose che non piacciono
Questo loro “sacrificio”
Magari
In futuro sarà ripagato.

(di Erika Manzoli 3^G)

 

Scelte

La libertà dell’essere umano
vincolata, ostacolata
da scelte
difficili, tristi
Ma scelte
anche belle
scelte migliori
Ma nonostante, per alcuni
La Morte
sarà libertà…

(di Mia Esposito Marraffa  3^G)

 

Uccello migratore

dopo quanti anni un uomo
imparerà
ad accettare i problemi degli altri?
dopo quanto tempo un uomo
imparerà
a gestire le proprie paure?
dopo quanto tempo potrà un uomo
aver la consapevolezza
di essere egoista?
la risposta amico mio se ne va nel vento
la risposta se ne va nel vento.

per quanto tempo la timidezza dell’uomo
potrà diventare una visione?
dopo quanto tempo un uomo
potrà trovare la forza di avere coraggio?
quanti posti vedrà un uccello migratore nel corso della sua vita?
la risposta amico mio se ne va nel vento
la risposta se ne va nel vento.

(di Federico Barillari 3^G)

 

Un lungo cammino chiamato vita

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto
prima che riesca a vedere il cielo?

Per quanto tempo un uomo si imbatte nei propri limiti
per raggiungere i propri obbiettivi?
Quante volte si cade?
Quante volte si pensa di non farcela?
E ci si rialza.

Quanta forza ci vuole per credere in se?
Tanta…
Ognuno di noi ne ha.
Bisogna riuscire a tirarla fuori,
nonostante le proprie insicurezze,
le proprie paure.
Bisogna crederci
Sempre.

Per quanto tempo un uomo si imbatte nei propri limiti?
Per un lungo cammino
Chiamato VITA…

(di Giulia Marisaldi 3G)

 

Una persona

Può una persona
Spegnere un altro simile
Come una lampadina
In una giornata d’estate?

Può una persona impedirti
Di sognare
E non farti vedere
L’orizzonte del mare?

Non fatevi calpestare
Come le foglie d’autunno

Può una persona
Esser schiava del suo corpo
Come un personaggio
Di un videogioco?

Può un uomo
Accecato dal suo odio
Rendere deserto
Dove prima c’era civiltà?

Non fatevi calpestare
Come le foglie d’autunno.

(di Nunziata Federica 3^G)

 

Vedere il cielo

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto per vedere il cielo
Così infinitamente grande ma così vuoto
Talmente vasto che sembra infinito
Come un foglio di carta si riempie di disegni che sembrano veri
Come una persona cambia umore da un momento all’altro
Di notte esprime il meglio di sé
Mostrando a tutto il mondo le sue stelle
Sembra che scappino all’impazzata
Di tanto in tanto l’uomo osserva il cielo,
Ci parla come se venisse ascoltato
A volte sembra anche che venga davvero ascoltato

(di Christian Tamascelli 3^G*

 

Per alcuni giorni, pubblicheremo le poesie lette a Ferrara l’8 ottobre scorso al Reading di poesia nell’ambito della Seconda Edizione di Ultimo Rosso.
I ragazzi e le ragazze della 3 G dell’Istituto Tecnico Luigi Einaudi – indirizzo Grafica e Comunicazione hanno lavorato in classe ispirandosi al testo “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan, coordinati dalla professoressa di Lettere Cecilia Bolzani (anche lei componente del Collettivo P0etico Ultimo Rosso).na poesia a tutti.

In copertina: Le ragazze e i ragazzi della Einaudi al Reading di piazza Municipale (foto Valerio Pazzi)

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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