PAROLE A CAPO
Andreina Moretti: “La mia terra” e altre poesie
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Rubrica a cura di Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini
“La poesia è qualcosa, o qualcuno, che dentro di noi vuole disperatamente essere”
(Marina Cvetaeva)
LA MIA TERRA
La dolce voce di mia madre,
il caffè che borbotta sulla fiamma,
la tenda leggiadra volteggia come una ballerina
sospinta da un brezza salmastra e conosciuta,
i profumi rapiti ai gerani sui balconi assolati,
odore di rose, di baci rubati, di resina e mare,
di conchiglie naufragate e reti addormentate.
Il campanile scava dentro il cielo
tingendo di azzurro le ore,
la salubre pineta abbraccia d’ombra i sogni di un bambino,
le fontane abbandonate agli angoli delle vie
gocciolano memoria.
La sabbia incandescente e bianca
corre a smarrirsi nel mare e nel suo orizzonte,
una radio, una canzone, evocano ricordi
come briciole di pane scrollate dall’alto.
L’odore dei viali fiancheggiati dalle siepi
mi conducono a casa,
la mia terra è una bruna donna,
una dura zolla dissodata,
è il tramonto sulle barche,
un odore di festa e tradizioni,
un mare di storia e civiltà,
la mia terra è la culla del cuore e dell’amore.
L’ONDA E IL SUO RICORDO
Mentre il mare consuma
l’eterno all’orizzonte,
le stelle e le conchiglie
raccolgono silenzi
di pietre e desideri.
L’onda e il suo ricordo
cullati nelle reti
colme di canti di sirena
di voci di madri
e odori di lontani mari.
Gli scogli dimenticati e sconosciuti,
vestono cappotti di alghe
e granchi morti,
abbracciano l’immenso circostante
raccontano di perle e di maree.
Sul manto dell’acqua più celeste,
le anime affamate dei gabbiani
vagano con piume più leggere,
in cerca di pesci sconosciuti,
nel sale che avvampa le ferite.
L’onda torna al suo ricordo
per morire nuovamente
e risorgere d’incanto,
intona una melodia assai remota
che solo gli angeli hanno già ascoltato.
SONO UN ALBERO
Io sono un albero
con il corpo abbottonato alla corteccia,
rifugio degli spettri nella notte,
impigliato al vento il suo mantello
ridesta ogni bimbo dal suo sonno.
Sono un albero e una sposa,
di fiori e di profumi un anello,
in pegno la promessa del suo frutto.
Sono un albero che annusa la natura circostante,
respira l’universo della gente,
cercando il destino e il suo disegno.
Sono un albero che cerca nel passato la sua storia,
affonda le radici assai bramose
nel sangue e nella terra dei ricordi.
Sono un albero e sono un guerriero
che lotta contro il tempo e le stagioni,
illusa protendo all’ infinito e all’ eterno.
Le braccia al cielo in preghiera
e Dio si inginocchia e spera,
rapito dal battito di un cuore.
Sono un albero solcato dalle rughe,
dalle pene e dagli errori,
è scritto che i germogli dell’amore
l’anima del poeta desteranno.
Andreina Moretti
(Roseto degli Abruzzi, 1959). Da bambina sognava di divenire una scienziata, ma la famiglia non ha avuto la possibilità di farle continuare gli studi, così la sua vera scuola è stata la vita, e la scrittura è diventata il suo magico mondo in cui rifugiarsi. Tra le pubblicazioni segnaliamo: Nel cielo di Erode (poesie, 2015); La fontana del Santo (2016), in cui narra la storia di Roseto degli Abruzzi; Il cuore in tasca e i ricordi in valigia (romanzo, 2017); Il sonno dei pesci (poesie, 2019). Ha partecipato a numerosissimi premi letterari tra cui segnaliamo: Prima classificata al concorso “Per te donna”; Medaglia ad honorem al concorso “Giovanni Paolo II”; Prima classificata al concorso “Troskijcafè”; finalista al concorso “Alda Merini”; Prima classificata al concorso “Peppino Impastato”. Regista ed autrice di opere teatrali.
Benini & Guerrini
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
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