La morte dell’umanità
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La morte del Che
1967, Quebrada del Yuro
«La raffica di mitra gli spezza le gambe.
Continua a combattere seduto, finché gli fanno saltare il fucile dalle mani.
I soldati si contendono a spintoni l’orologio, la borraccia, la cintura, la pipa.
Diversi ufficiali lo interrogano uno dopo l’altro.
Il Che tace e perde sangue.
Il contrammiraglio Ugarteche, audace lupo di terra, capo di Stato Maggiore della Marina di un paese senza mare, lo insulta e lo minaccia. Il Che gli sputa in faccia.
Da La Paz, arriva l’ordine di far fuori il prigioniero. Una raffica lo crivella. Il Che muore così, colpito a tradimento, poco prima di compiere quarant’anni, esattamente nella stessa età in cui morirono, anch’essi colpiti a tradimento, Zapata e Sandino.
Nel villaggio di Higueras, il generale Barrientos mostra il suo trofeo ai giornalisti. Il Che giace sulle pietre di un lavatoio.
Dopo le pallottole lo crivellano i flash.
La sua ultima faccia ha gli occhi accusatori e un sorriso malinconico.»
Eduardo Galeano, Memoria del Fuoco,
Romanzo in 3 volumi, prima edizione, Spagna, 1982-1986.
In Italia, Le origini (primo volume), Rizzoli, 2008
La morte dell’umanità
2025, Palestina
Se si potessero dedicare tre minuti di immagine fissa sul primo piano del viso ogni palestinese, civile o combattente, vigliaccamente ucciso-uccisa a tradimento dal 7 ottobre 2023 ad oggi, il film durerebbe centottantamila minuti.
In copertina: foto tratta dal film “La hora de los hornos” di Fernando “Pino” Solanas e Octavio Getino. Il primo piano del viso di Che Guevara, morto, sovrasta lo spettatore, immobile, per tre minuti. La cinepresa non si muove. L’immagine è eterna.
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Un sigaro avvolto da una foglia cubana,
il nero della notte nella selva,
i versi di Pablo ripetuti in silenzio,
le zanzare, l’asma e gli sgherri della dittatura
ti braccano.
I compagni dormono, i sogni si intrecciano,
uno sbruffo di fumo disegna nell’aria umida
un caimano, una stella rossa brilla come brace,
il mondo non sa ancora chi sei,
ma tu sai che mondo vorresti.
La boscaglia grida la propria vita,
tra le foglie immobili dei tropici,
una goccia, brilla ai bordi dei tuoi occhi neri,
forse il sudore, forse no,
il sogno ti avvolge, come da sempre, le membra
Grazie Franco e grazie Galeano. Non so quante ore mancano alla morte dell’umanitá, ma la malattia è grave, l’infezione avanza. E mancano gli antibiotici.