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Netanyahu: “Muoia Khamenei”… con tutti i filistei

Netanyahu: “Muoia Khamenei”… con tutti i filistei

La frase è famosa: “muoia Sansone con tutti i filistei”; la ricordate?
La frase è così nota tanto da diventare, nel tempo, un modo di dire della lingua italiana per identificare chi è disposto a tutto, anche a danneggiare Sansone stesso, pur di eliminare i suoi nemici.

La frase è di origine biblica; è infatti presente nel Libro dei Giudici, al capitolo 16.

Gli Israeliti erano in balìa dei Filistei da più di 40 anni. Durante questo periodo a Zorea viveva Manoach, della tribù di Dan, assieme a sua moglie, che non aveva avuto figli. Il messaggero del Signore apparve alla donna per annunciarle la nascita di un figlio. L’angelo le impose di astenersi da cibi impuri e bevande inebrianti e di non tagliare i capelli del bambino perché era un nazireo, un consacrato a Dio fin dal concepimento, e avrebbe liberato Israele dai Filistei.

Secondo la tradizione biblica, Dio aveva donato a Sansone (in ebraico “piccolo sole”…come quello prodotto da una bomba atomica) una forza incredibile.
Quella forza era legata alla capigliatura di Sansone  e infatti il “piccolo sole” era stato cresciuto con il divieto assoluto da parte dei suoi genitori di tagliarsi i capelli. Grazie a Sansone, gli Ebrei poterono vivere tranquilli per molti anni.

Un giorno però i Filistei escogitarono un piano. Inviarono a Sansone una donna molto bella, di nome Dalila, e lui se ne innamorò. Dalila si lasciò corrompere dai Filistei affinché scoprisse il segreto della forza di Sansone. Scoperto il segreto, la donna tagliò i capelli all’eroe mentre dormiva, che perse così tutta la sua forza. I Filistei riuscirono allora a catturarlo, lo accecarono e lo imprigionarono.

Col passare del tempo, i capelli crebbero, ma Sansone non poteva fare nulla poiché era cieco.

Un giorno Sansone fu accompagnato dentro il tempio per essere, come al solito, schernito dai Filistei e chiese al fanciullo che lo guidava per mano di poter un attimo riposare appoggiandosi alle colonne del tempio. Allora Sansone invocò il Signore per vendicarsi dei suoi occhi e al grido di «Muoia Sansone con tutti i Filistei!» fece crollare la casa.

La frase pronunciata da Benjamin Netanyahu in questi giorni contro Alì Khamenei suonerebbe quindi come una (involontaria, si spera) parodia di quella più famosa. Comunque, come accade in certi casi, tale frase rischia di trasformare la tragedia in farsa.

A quel “Muoia Khamenei!” del primo ministro israeliano, basterebbe aggiungere “…con tutti i filistei!” per conferire alla frase l’amaro sapore di una piatto antico a base di dio, Israele,  nemici , bombe atomiche, inganni, tradimenti e, senza dubbio, dosi massicce di cinismo, realismo politico e… masochismo.

Et voilà la distruzione è servita.
La vendetta è servita.
La vittoria è servita.
Il potere è servito.
La coscienza e il MioDio sono serviti.

Tutti termini, questi, che hanno reso, rendono e renderanno sempre impossibile la pace.

Per FARE LA pace, che è la vera rivoluzione, occorre una conversione totale. Una vera e propria Apocalisse.

Come diceva David Maria Turoldo non c’è nulla che ci divida quanto la pace tant’è vero che – lo abbiamo visto recentemente – tu fai la tua manifestazione per la pace e io faccio la mia.

Tutto sembra congiurare contro la pace e dunque come renderla possibile?

Il filosofo Emanuele Severino diceva che tutto il mondo è da sempre posto nella violenza ma lui poneva una netta distinzione tra una violenza vincente e una perdente; una violenza quest’ultima perdente in attesa di diventare vincente, poiché nessuno accetta una condizione permanente di sconfitto.

Cosicché non ci sarebbe mai un tempo di pace, ma solo tempi di vittorie e tempi di sconfitte. Pertanto il mondo in effetti non celebra mai la pace ma celebra vittorie che vengono equivocamente definite “pace”: come disse Qualcuno, la pace non è un dono di questo mondo.

A questo si aggiunga l’intreccio dei poteri con cui bisogna fare i conti, poteri assoluti che si sostengono l’un l’altro e che sono come i fili dell’alta tensione: chi li tocca muore.

Inutile ricordare il primato del potere economico-politico, di quello scientifico-tecnocratico e di quello che stiamo vedendo in azione giorno e notte in questi mesi: quello militare, a proposito del quale c’è però una grossa novità.

Gli eserciti non possono più vincere alcuna guerra, ma possono solo distruggere.

Questo significa che non potranno più esistere vittoriosi e sconfitti ma esisterà una sola cosa:  la distruzione.

E così ritorniamo a quel grido inesorabile di Sansone e di Nethanyau, ritorniamo cioè alla “ragione”  e alla “forza”  seducente di quel grido : che muoia Sansone con tutti i Filistei!

Un grido che ha attraversato e continua ad attraversare la storia e che forse dovrebbe portarci ad intendere la seguente cosa: la pace è sempre stata solo questo, un’Apocalisse.

Di sicuro oggi , guardandoci in giro, la Pace se non è (ancora) una vera e propria Apocalisse, continua ad essere, più umanamente, un’utopia o ancora meno di questa: solo un semplice miracolo, che non può appartenere a questo mondo, ma che a volte accade.

Cover: immagine tratta da https://pixabay.com/it/images/search/free%20image/

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Giuseppe Ferrara

Giuseppe Ferrara – Nato a Napoli. Cresciuto a Potenza fino alla maturità Classica presso il Liceo-Ginnasio Q.O. Flacco. Laureato in Fisica all’Università di Salerno. Dal 1990 vive e lavora a Ferrara, dove collabora a CDS Cultura . Autore di cinque raccolte poetiche; è presente in diverse antologie. In rete è possibile trovare e leggere alcune sue poesie e commenti su altri poeti e autori. Tiene un blog “Il Post delle fragole”: https://thestrawberrypost.blogspot.com/

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)