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‘Musicanti! Le bande marciano in Archivio’. Ed è quello che hanno fatto veramente i musicisti della Banda di Cona, salendo gli scaloni di palazzo Paradiso per andare a suonare nella sala dove si trova la tomba di Ludovico Ariosto in Biblioteca Ariostea a Ferrara in occasione dell’evento organizzato alla biblioteca stessa per celebrare l’acquisizione da parte dell’Archivio Storico Comunale di un consistente nucleo di spartiti e documenti musicali storici. L’Associazione MusiJam (emanazione della disciolta Banda cittadina Francesco Musi) e la Filarmonica Giuseppe Verdi di Cona hanno infatti trasferito all’Archivio comunale la parte più antica dei rispettivi archivi musicali. Circa 40 metri lineari di antichi faldoni sono così approdati nell’Archivio in via Giuoco del pallone 8 a Ferrara, per costituirvi uno speciale Fondo dedicato alla Musica di Ferrara tra Otto e Novecento.

Banda Giuseppe Verdi in Ariostea (foto Valerio Pazzi)
Tutte le età all’opera (foto Valerio Pazzi)
Esecuzione per “Musicanti!” (foto Valerio Pazzi)
Presentazione (foto Valerio Pazzi)

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I faldoni contengono gli spartiti musicali scritti per i complessi bandistici cittadini che, nell’arco di due secoli, hanno divulgato in città il grande repertorio artistico italiano ed europeo. Gli autori, infatti, presenti in archivio, sono quelli dei grandi operisti italiani (Verdi, Rossini, Bellini, Donizetti, Puccini, Mascagni), di musicisti francesi (Bizet, Gounod, Massenet) e austro-tedeschi (Mozart, Beethoven, Strauss, Meyerbeer, Wagner), proposti nelle trascrizioni dei direttori che, di tempo in tempo, guidarono le Bande cittadine:

Banda Giuseppe Verdi in Biblioteca Ariostea – Ferrara novembre 2017 – foto Valerio Pazzi

Benone, Finotti, Giori, Mariani, Vaccari, ma anche Pellegrino Neri e di Francesco Musi. La documentazione è alla base di un progetto di conservazione e di valorizzazione delle fonti musicali antiche di Ferrara che trova dunque nell’Archivio storico comunale un importante punto di riferimento dedicato alla Musica dell’Otto-Novecento.

‘Trombe, Tromboni e Grancassa – Le bande musicali, civili e militari, nella documentazione dell’Archivio storico comunale di Ferrara’ è la mostra sul tema, visitabile in Archivio storico comunale, via Giuoco del Pallone 8, Ferrara, tel. 0532 418243. Aperta gratuitamente fino a venerdì 1 dicembre 2017, orari 9-14 e giovedì anche 15-18

Musica in Biblioteca Ariostea (foto Valerio Pazzi)
La Giuseppe Verdi in Ariostea (foto Valerio Pazzi)
La Banda, 25 novembre 2017 (foto Valerio Pazzi)
Evento per le bande (foto Valerio Pazzi)

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Per saperne di più sul Fondo musicale dell’Archivio storico comunale di Ferrara vedi articolo su CronacaComune del 3 novembre 2017 www.cronacacomune.it/notizie

Il reportage fotografico è di Valerio Pazzi.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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