Che cosa APPrenderanno?
Serata estiva in pizzeria: dieci adolescenti, dopo aver consumato voracemente la propria pizza, prendono in mano il proprio smartphone e pensano a giocare, a chattare, a leggere, a guardare un video, a conoscere una nuova app. Il loro tavolo è insolitamente silenzioso.
Poco distante, una famiglia con figlio piccolo sta cenando: o meglio, i due adulti mangiano conversando fra loro mentre il piccolo, in seggiolone, sta guardando un video su un tablet.
In un altro gruppetto, due coppie parlano mentre i loro due figli, in età da scuola elementare, giocano con il cellulare fra loro in un video game condiviso; le uniche parole che pronunciano sono imprecazioni provocate da una situazione di gioco che evidentemente non va come loro desiderano.
Le immagini di quel gruppo, di quella famiglia e di quei due bambini mi fanno riflettere… non solo su di loro, ma su di noi.
So di essere ormai vecchio ma mi chiedo: come si apprende a socializzare se non stando insieme?
Come si impara ad occuparsi e a preoccuparsi degli altri se non sentendo i loro problemi e condividendo i propri?
Come si educa a parlare e a pensare, se non ascoltando e ragionando insieme?
Come si distingue il mondo reale da quello virtuale, se non partecipando attivamente alla vita di comunità, dando voce alle proprie emozioni e ai propri sentimenti?
Forse penso in modo vecchio, ma ho paura che questi bambini e questi ragazzi, cresciuti e protetti da APP sicuramente utili, rimangano giovani fiori APPassiti ed APPrensivi, APParentemente APPagati, con riflessi APPannati, APPetiti insoddisfatti, APPesi a fragilità insospettabili, che APPrendono in maniera APPartata ad APParecchiare la propria vita in maniera APPiattitita.
Nel mio piccolo, da maestro elementare, non cerco APProvazione o APPlausi, ma provo ad APPlicarmi, affinché si possano APPoggiare o APPigliare a qualcosa di più APPagante ed APPassionante, perché, come diceva Nelson Mandela, “Non c’è passione nel vivere in piccolo, nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere”.
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Mauro Presini
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Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.
Francesco Monini
direttore responsabile
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Terribile davvero. Un silent Book bellissimo di cui abbiamo parlato affronta questa terribile realtà, che riguarda tutti.
https://www.periscopionline.it/altroquando-mondo-virtuale-contro-mondo-reale-273748.html
Consiglio la lettura del libro “L’età tradita” dove Matteo Lancini, che cura i ragazzi e le ragazze che subiscono le conseguenze di queste situazioni, inizia a evidenziare la responsabilità degli adulti e della società tutta. In particolare, questa è una mia osservazione, vi emerge anche che la delega alle sole donne della cura dei figli e delle figlie, contribuisca alla spersonalizzazione delle relazioni familiari ed educative. Lancini capovolge il punto di vista sul tema, lo tratta in modo scientifico e non moralistico, conclude che occorre urgentemente occuparsi degli adulti. So che sta lavorando su questo, penso che sarebbe utile che tutti e tutte noi preoccupate ci attivassimo per capire da che parte iniziare, senza giudizio, a comprendere le difficoltà di genitori, anch’essi vittime secondo me, e per costruire un altro mondo. Per me questo occorre fare altrettanto urgentemente che in altri ambiti, dove si stanno notando i guasti nell’ambiente culturale e naturale, causati dalle preferenze, forse discutibili, nello stile di vita delle persone, alimentate ad arte dalla politica. Occorre secondo me il gesto politico più audace: il dialogo, che solo può partire dall’ascolto. E l’ascolto richiede che ci si liberi di tutta la nostra supponenza di essere nel giusto.