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di Diego Carrara

Ma è proprio vero che nel nostro Paese non si può fare sviluppo e far ripartire l’occupazione senza mettere mano allo statuto dei lavoratori e soprattutto all’articolo18?
Assistendo ad un dibattito, nell’ambito del festival di Internazionale, (cui doveva partecipare anche Maurizio Landini) abbiamo capito, o per essere più chiari, abbiamo avuto conferma che non è così, che si può fare politica industriale e relazioni sindacali in maniera positiva, senza mettere in discussione l’articolo 18 e i diritti acquisiti.
L’esatto contrario di quello che ha propugnato, da piazza Municipale a Ferrara, il presidente del Consiglio Matteo Renzi pochi giorni fa, contro l’attuale Statuto dei lavoratori.
Al dibattito organizzato da Cgil, Fiom e Chimici Cgil ha partecipato, oltre a vari esponenti sindacali anche Patrizio Bianchi, assessore regionale a Scuola e Università e noto economista industriale.
Quello che è uscito, tra l’altro, da questo confronto è che già oggi in Emilia Romagna e anche a Ferrara, terra di multinazionali oltre che di Pmi, si firmano contratti di lavoro (con la Fiom e non solo) e accordi con la Regione che innovano l’organizzazione produttiva per aumentare la produttività e soprattutto il valore aggiunto delle produzioni, senza toccare l’articolo 18.
L’economista ferrarese ha ricordato che quello che chiedono le multinazionali, ma anche le imprese locali più dinamiche, per continuare a produrre in Emilia Romagna, è più ricerca più formazione e maggiore integrazione tra il percorso scolastico e lavoro, nonché una rete efficiente di subfornitori.
Quindi più investimenti pubblici sul fronte della ricerca e dell’Università, per rimanere sulla difficile frontiera dell’innovazione, per presidiare ed alimentare quelle produzioni ad alto valore aggiunto, necessarie per rimanere competitivi sui mercati internazionali. Nell’ultimo accordo fatto nella nostra Regione, infatti, quello della Ducati (gruppo Volkswagen), si integrano maggiormente scuole professionali e lavoro, ed inoltre, l’orario di lavoro si riduce a 30 ore settimanali senza sacrificare l’occupazione.
Del resto appena due anni fa l’economista Marianna Mazzucato, sempre al festival internazionale aveva presentato un lavoro che oggi è stato pubblicato con il titolo di: “Lo Stato Innovatore” dove dimostra che i prodotti commerciali come Iphone sono frutto di progetti finanziati con miliardi di dollari dallo stato federale Statunitense.
Essa stessa ricorda come “Obama ha permesso a Marchionne di acquistare Crysler con soldi americani, ma l’ha obbligato a investire nei motori ibridi. Renzi si è limitato a guardare Fiat spostare la sede fiscale allo scopo di pagare meno tasse”. E quando è stato ricordato, alla stessa Mazzucato che Renzi ha inserito nella sua biblioteca personale anche il libro in questione, ha risposto in questo modo: “Non è servito. E’ sconsolante che discuta di articolo 18 e di riforma del mercato del lavoro come se fossero una priorità… E non basta la promessa di qualche sgravio fiscale o di sfoltire la burocrazia: servono gli investimenti, che in Italia sono ai minimi storici. Come si fa in questo contesto a parlare di Statuto dei lavoratori?”
Già, come si fa? Eppure basterebbe guardarsi intorno e magari utilizzare quelle esperienze industriali sviluppatesi nelle nostre regioni di punta come l’Emilia Romagna, invece di cercare la luna nel pozzo. Ma siamo proprio sicuri che il premier voglia far ripartire il Paese attraverso la politica industriale e non invece utilizzando lo scalpo del sindacato da esibire ai mercati, convinto che solo in questo modo si possano far ripartire gli investimenti?
Se così fosse venga pure in Emilia Romagna, ma non a pontificare genericamente sul lavoro, come ha fatto spesso, fino ad ora, ma per apprendere quelle esperienze che possono far crescere davvero l’Italia senza riportare indietro l’orologio della storia economica e sindacale del nostro Paese.

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Redazione di Periscopio



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