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di Linda Ceola

biennale

Quattro grandi tele nere sospese, abitate da figure umane evanescenti, occupano la sala all’ingresso di Palazzo Turchi di Bagno. Un girotondo di composizioni grafiche circonda l’eterea installazione avviando un dialogo tra figurativo e astratto. La pittura di Luca Serio e le forme di Gianfranco Mazza si confronteranno presso la sede del Sistema Museale di Ateneo di Ferrara fino al 5 febbraio. Sono i vincitori della “Biennale Don Franco Patruno” che sceglie di premiare a pari merito i due artisti, provenienti dall’ambito accademico bolognese. “E’ molto importante per l’ateneo di Ferrara, che per vocazione si occupa di ricerca, ospitare due giovani artisti e gli esiti delle loro indagini” ha sottolineato Ursula Thun Hohenstein, presidente dello SMA (Sistema Museale di Ateneo) venerdì pomeriggio inaugurando l’esposizione che è l’ultima tappa per i vincitori della prima edizione 2015 del premio dedicato all’uomo di cultura e di fede ferrarese.

Don Franco Patruno
Don Franco Patruno

Questa Biennale, bandita in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Cento, è infatti un omaggio alla celebre figura poliedrica di Franco Patruno, indimenticato sacerdote, insegnante, artista e critico d’arte, scomparso nel 2007; protagonista per oltre vent’anni della vita artistica e culturale della città, nonché direttore di Casa Cini.
“Questa casa, Giorgio Cini, dedicata alla cultura e alla gioventù ferrarese è vivente e operante testimonianza di paterno e filiale amore”: recita così l’epigrafe collocata in cima allo scalone d’onore di Casa Cini, gestita da Don Franco Patruno dal 1984 al 2005. Tutto ebbe inizio dal progetto del conte Vittorio Cini: nel 1950 decise di dare vita ad un vivace centro culturale, teso alla formazione educativa e morale dei giovani, che prese il nome di suo figlio, Giorgio, vittima di un incidente aereo.
Grazie alla sua formazione eclettica, Don Patruno rese perfettamente merito all’idea originaria suggellata nell’epigrafe e Casa Cini diventò un magnifico centro culturale polivalente, che vide l’alternarsi della presenza di alcune delle intelligenze più vivaci della città.
Gli strascichi di questa robusta energia continuano a illuminare Ferrara grazie all’omonima Biennale d’Arte, che quest’anno cade nel decimo anniversario della morte di Don Franco Patruno e che si rivolge, come poche in Italia, ai soli giovani under 30 come Luca Serio e Gianfranco Mazza.

Opera di Luca Serio
Opera di Gianfranco Mazza

Luca Serio focalizza fin da subito i propri lavori sulla figura umana. Presenta per l’occasione quattro leggerissime tele nere che si librano nello spazio, solo una trova corrispondenza dalla parte opposta della sala: l’unica tela che vede un uomo e una donna timidamente insieme. La loro unione porterà all’immagine antistante, raffigurante una scena di impalpabile maternità, che attraverso il colore dirompe. Le altre pitture sospese vedono due figure di genere opposto, velatamente scultoree, che immerse nella loro solitudine non trovano corrispondenza alcuna. A completare il lavoro di Luca Serio vi sono una serie di carte materiche nelle quali la figura umana viene sensualmente violata, indagata, saccheggiata.
Gianfranco Mazza, invece, fortemente affascinato dal minimalismo americano degli anni Sessanta del Novecento, utilizza il legno per dare vita a moduli geometrici isolati che, collocati sulle pareti di Palazzo Turchi di Bagno, sembrano note su un pentagramma. Le forme elementari di Mazza simulano dei solidi che – dimessi – si proiettano nello spazio. A dare vita a queste sagome non è solo il gioco ottico dato dal taglio delle tavole, bensì anche il materiale di composizione dell’artista: il legno ricco di ‘vitalità’.

“Sono due artisti diversi, emblematici di due modi di intendere la pittura opposti”, ha affermato venerdì Massimo Marchetti, curatore nonché giudice dei lavori presentati alla Biennale. “Da un lato abbiamo una situazione quasi edenica, in cui l’unione di un Adamo e una Eva porta a una calda maternità”, continua il critico d’arte, “dall’altro abbiamo le fantasie geometriche di Gianfranco Mazza che irrompono nella sala”.
Il premio, attribuito ex-aequo, ai due giovani bolognesi dimostra dunque la volontà di approfondire la complementarietà di figurazione e astrazione, valorizzandole equamente.
Non resta che far visita all’esposizione presso Palazzo Turchi di Bagno per poter giudicare con i propri occhi il lavoro di questi piccoli grandi artisti.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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