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4 Gennaio 2021

Lettera aperta a Matteo Renzi

Tempo di lettura: 2 minuti


Torino, 3 gennaio 2021

Egregio on. Sen. Renzi,
Le scrivo questo appello come cittadina italiana che crede nella democrazia, nelle istituzioni e nell’Italia.

Ho creduto anche in Lei ed ho votato a sostegno del referendum che lo ha portato alle dimissioni, cosa che ha messo la democrazia italiana in serio pericolo, vista la qualità della destra italiana in questo momento, che purtroppo ottiene anche il consenso della maggior parte dell’informazione del nostro paese.

Il Suo compito istituzionale da persona eletta non è quello di dimostrare di avere ragione, ma è quello, credo, di portare i cittadini, che anche Lei governa attraverso due ministeri, in una condizione di vita sociale, economica e lavorativa migliore di quella che ha trovato quando ha ricevuto il suo mandato.

Capisco molto bene, da quanto i telegiornali trasmettono, che il suo sforzo di indicare al Presidente del Consiglio e alla componente dei M5S che per portare l’Italia fuori dallo sfacelo economico aggravato dalla pandemia, ci vuole un progetto di trasformazione profonda e di grande visione: sia per non sprecare i finanziamenti europei, che per iniziare a costruire veramente una società in grado di affrontare le sfide prossime venture, come il cambiamento climatico ci ricorda quotidianamente.
Sfide che richiedono un cambiamento culturale a partire dalla classe dirigente: politici, industriali, imprenditori e intellettuali, che devono finalmente assumersi la responsabilità che il loro ruolo gli impone. Cioè garantire per prima la democrazia, quindi coinvolgere le istituzioni e i cittadini a partecipare a questo progetto di ricostruzione di una rinnovata società. In secondo luogo valorizzare e sviluppare le risorse imprenditive, produttive e culturali presenti nel nostro Paese, investendo risorse per la creazione di infrastrutture adeguate alla modernizzazione eliminando i vincoli burocratici che riducono la società in categorie clientelari.

Cose che questo Presidente del Consiglio non sta facendo, o per lo meno non sta coinvolgendo le istituzioni nel rispetto della democrazia.
Però non credo che far cadere questo governo, soprattutto in questo momento, sia il modo per rispettare il mandato ricevuto come senatore, né una difesa della democrazia, né tantomeno la difesa degli interessi dei cittadini italiani a tutti i livelli: culturali economici e sociali.

Credo che sia suo dovere istituzionale e di mandato di non far rischiare un disastro per la società italiana e forse anche europea, soltanto per una questione di principio e spero non di orgoglio personale o qualche altro motivo a me ignoto, che non le permette di valutare la situazione in cui Lei personalmente si trova e la situazione di fragilità sociale culturale ed economica in cui si trova l’Italia.
Ho fiducia nella Sua intelligenza e nella Sua sensibilità politica che saprà trovare il modo di non far cadere questo governo, difendendo comunque, anche se in maniera minore e poco appariscente, i suoi progetti. In questo modo sarà il tempo che le darà ragione e soprattutto troverà negli italiani il giusto riconoscimento al Suo vero compito istituzionale, cioè quello di proteggere la loro dignità e la democrazia .

Professoressa Grazia Baroni Architetto

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Grazia Baroni

Grazia Baroni, è nata a Torino nel 1951. Dopo il diploma di liceo artistico e l’abilitazione all’insegnamento si è laureata in architettura e ha insegnato disegno e storia dell’arte nella scuola superiore durante la sua trentennale carriera. Ha partecipato alla fondazione della cooperativa Centro Ricerche di Sviluppo del Territorio (CRST) e collaborato ad alcuni lavori del Centro Lavoro Integrato sul Territorio (CELIT). E’ socia e collaboratrice del Centro Culturale e Associazione Familiare Nova Cana. Dal 2016, anno della sua fondazione, fa parte del gruppo Molecole, un momento di ricerca e di lavoro sul bene, per creare e conoscere, scoprendo e dialogando con altre molecole positive e provare a porsi come elementi catalizzatori del cambiamento. Fra i temi affrontati dal gruppo c’è lo studio e dibattito sulla Burocrazia, studio e invio di un questionario allargato sulla felicità, sul suo significato e visione, lavori progettuali sulla felicità, in corso.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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