Mentre Expo 2015, con il suo tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, si avvicina veloce e si parla sempre di più di cibo e di alimentazione, il Barilla center for food and nutrition presenta i paradossi del cibo e come contrastarli, con la campagna di sensibilizzazione social “Yes share eat!” [vedi], lanciata in occasione della Giornata della Terra. Questi paradossi sono tre, contenuti nel Protocollo di Milano [leggi], firmato il 3 aprile 2015, un accordo internazionale volto ad affrontare il problema della sostenibilità del sistema alimentare e a risolvere questi paradossi entro il 2020. Vediamo quali sono.
Primo paradosso, spreco di alimenti: 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile sono sprecate ogni anno (un terzo della produzione globale di alimenti e quattro volte la quantità necessaria a nutrire gli 805 milioni di persone denutrite nel mondo).
Secondo paradosso, agricoltura sostenibile: nonostante l’enorme diffusione della fame e della malnutrizione, una grande percentuale dei raccolti è utilizzata per la produzione di mangimi e di biocarburanti. Secondo le previsioni, la domanda globale di biocarburanti arriverà a 172 miliardi di litri nel 2020 rispetto agli 81 miliardi di litri del 2008, il che corrisponde ad altri 40 milioni di ettari di terreni convertiti a coltivazioni per biocarburanti. Un terzo della produzione agricola globale è impiegato per nutrire il bestiame. Sui circa 7 miliardi di abitanti della terra, 1 miliardo non ha accesso all’acqua potabile (il che provoca la morte di 4.000 bambini ogni giorno). In contrasto, per produrre un chilogrammo di carne di manzo servono 15.000 litri d’acqua.
Terzo paradosso, coesistenza fra fame e obesità: per ogni persona affetta da denutrizione, ve ne sono due obese o sovrappeso (sovranutrizione): 805 milioni di persone nel mondo sono affette da denutrizione, mentre oltre 2,1 miliardi sono obese o sovrappeso. A fronte di 36 milioni di persone che muoiono ogni anno per denutrizione e carestia, 3,4 milioni muoiono a causa del sovrappeso o dell’obesità. La radice di questo problema risiede nello squilibrio globale della ricchezza e delle risorse.
Carlo Petrini, il presidente di Slow Food, usa il termine “schizofrenia” per descrivere la società contemporanea, che si muove non tanto contro-natura, ma anti-natura. E questi paradossi ne sono la prova. Come contrastarli, allora? Non sprecando, producendo di più con meno, scegliendo cibo che ne contenga e rispetti i suoi stessi valori, adottando un’alimentazione semplice, sana e variegata, facendo movimento, preferendo una filiera virtuosa (magari pure a chilometro zero), condividendo le proprie esperienze e, soprattutto, agendo nel quotidiano. Ci vuole educazione, anche per questo. Non è poi tanto difficile… vale la pena provare. Perché la libertà passa anche attraverso il cibo.
Per approfondire, “Togheter in Expo 2015” in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, “Abbondanza e privazione: il paradosso del contemporaneo” [vedi].
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it